Antonio Montanari
BIBLIOTECA MALATESTIANA DI SAN FRANCESCO A RIMINI
Notizie e documenti, nuova edizione (2012)


Bessarione

3. Tra Bessarione e Sigismondo



Per G. Böhme, il testo di Bessarione («In calumniatorem Platonis libri quattuor», «Contro il calunniatore di Platone, red. 1456, I ed. lat. Roma 1469), «primo lavoro completo su Platone in Occidente», «cerca di mostrare [...] il significato propedeutico di Platone per il pensiero cristiano. Sono riconoscibili gli influssi neoplatonici del maestro di Bessarione, Pletone. Diversamente dal suoi maestro, però, Bessarione accentua l'aspetto cristiano del proprio neoplatonismo. Questo scritto rappresenta la prima fondazione dell'umanesimo platonico».
Nel primo libro è esposta la dottrina di Platone sulle discipline delle «enkyklios paideia». Nel secondo, la concezione platonica di Dio, del mondo e dell'anima. Nel terzo sono approfonditi i temi del secondo in riferimento ad Alberto Magno, Tommaso d'Aquino ed altri scolatici. Il quarto libro tratta della concezione platonica della vita. Il quinto infine è un trattato intitolato «De natura ed arte adversus eundem Trapezuntium».

Nel volume quinto di un testo intitolato «Dell'origine, progressi e stato attuale d'ogni Letteratura dell'abate Giovanni Andres», Parma, 1744, si legge a pag. 525: Petrarca, benché «non abbia fatta professione di filosofo», è stato «il primo a dare il moto per la buona cultura della filosofia», e per questo ha «più d'ogni altro giovato al suo ristoramento».
Si richiamano le «dispute sul merito della filosofia platonica e dell'aristotelica (p. 526): «Mentre regnava in tutte le scuole latine Aristotele [...] venuto in Italia al Concilio di Firenze Gemisto Pletone, uomi dottissimo, e zelante predicatore del merito di Platone, ispirò al gran protettore delle lettere Cosimo de' Medici, ed a' letterati della sua corte l'amore, e la venerazione per la dottrina dello stimato suo filosofo, e gettò i semi, che sì pronti e ricchi frutti produssero nell'accademia platonica, che sorse in quella città».
Pletone, ritornato in Grecia, scrive poi «un'opera su la differenza tra la filosofia platonica e l'aristotelica» che, invece di «ritrarre molti dall'aristotelica filosofia, e richiamarli alla platonica, inasprì gli animi di tutti, e perfino il suo discepolo e dichiarato platonico Bessarione scrisse un libro in difesa d'Aristotile contra alcune accuse fattegli da Pletone» (pp 526-527). [In nota si legge il titolo: «"Ad Scholarii pro Aristotele objectiones". V. Allat. "De tribus Georgiis" apdu Fabricium "Bibl. gr." tom. X». Si tratta di Leone Allacci, su cui cfr. qui sotto.]
Il «più accanito e furioso avversario» di Pletone è Giorgio di Trebisonda che attacca pure Platone «con intollerabile tracotanza», provocando la reazione del «rispettabilissimo Bessarione» contro «tant'insolenza». Bessarione, «con tutto il peso della sua erudizione e della sua gravissima autorità si scagliò contro Giorgio Trapezunzio» con una «dotta opera», in cui «non solo con molta erudizione e giudiziosa sobrietà espose la dottrina platonica, ed anche cercò di trovarla somigliante alla cristiana, ma prese altresì le difese della vita e de' costumi dell'oltraggiato Pletone». (pp. 527-528)

Questo episodio è da tenere a mente per considerare le polemiche relative al Tempio malatestiano di Rimini, su cui si vuol vedere la proiezione di un'ombra magico-massonica proprio grazie a Pletone ed alla sua salma fattavi trasportare da Sigismondo. Riporto al proposito da un mio lavoro, «Sigismondo filosofo», questo passo:
Per merito di Cleofe e di Pandolfo, «entra a far parte dell’entourage intellettuale pesarese e riminese» Ciriaco de Pizzecolli d’Ancona (1390-1455), «illustre cultore della scienza letteraria ed archeologica maturata direttamente in Grecia». Ciriaco ha frequentato i circoli umanistici di Firenze, ed è un «lettore di Dante» che per la sua ansia di sapere ama «presentarsi nei panni d’Ulisse». Visita Rimini nel 1441 su invito dello stesso Sigismondo. A cui nel 1449 porta da Mistrà notizie di Giorgio Gemisto Pletone che Ciriaco ha conosciuto nel 1436, ed è tornato a trovare tra 1447 e 1448. Pletone è un teologo di Costantinopoli. Giunge a Firenze per il Concilio nel 1439 con l’imperatore Giovanni Paleologo. La sua «concezione cristianeggiante del platonismo» sarebbe stata trasformata «con un cumulo di bugie e di contumelie» da Giorgio di Tresibonda nella leggenda di un riformatore religioso che annuncia la fine delle tre grandi religioni, ebraica, cristiana e maomettana. Certo è che Gemisto sognava uno Stato ideale come incarnazione della repubblica di Platone, vero idolo dei nostri umanisti. Sigismondo recupera a Mistrà le ossa di Pletone il 16 agosto 1464, a dodici anni dalla sua morte, per farle collocare nel terzo sarcofago esterno del Tempio.

Circa Leone Allacci, ricordiamo che a Rimini nella biblioteca Alessandro Gambalunga esiste un suo codice autografo che servì per l’editio princeps dell’opera (Roma 1659) sopra citata.
Allacci fu un grande intellettuale del XVII secolo. Greco nativo di Chio, Leone Allacci visse a Roma, dove morì nel 1669, la maggior parte della sua vita. Noto per essere stato il curatore di uno degli eventi politico-culturali più clamorosi della Guerra dei Trent’Anni, cioè il trasferimento alla Biblioteca Vaticana dei manoscritti della Biblioteca Palatina di Heidelberg donati da Massimiliano di Baviera a papa Gregorio XV (il bolognese Alessandro Ludovisi), Allacci è stato un infaticabile editore di testi di storia, di teologia, di liturgia, di architettura, di teatro. Diresse magnifiche biblioteche – quella del cardinale Francesco Barberini prima, la Vaticana poi – e fu in rapporto con alcuni fra i massimi intellettuali e politici del suo tempo, come il cardinal Mazzarino. Dotato di una cultura impressionante, è stato il più grande teologo greco del suo secolo al servizio del Papato.


Indice Biblioteca Malatestiana di Rimini.
Mappa Biblioteca Malatestiana di Rimini.

Antonio Montanari
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