TamTama, "il Ponte", Settembre 2010


Tama 1008, 26.09.2010
Se la notizia fa notizia

Siamo attratti dalle esaltazioni di tipo calcistico pure in politica. Non parlo di fanatismo. Ma ci andiamo vicini. E la figlia primogenita della politica oggi in Italia, è l'informazione televisiva. Per cui gli intrallazzi della madre coinvolgono gli eredi diretti: giornali, radio e tv.
Secondo le teorie, che malinconici signori lungo il corso dei secoli hanno formulato (per recare un servizio al vivere democratico), non dovrebbero esistere legami tra informazione e politica. L'informazione non dovrebbe mai essere figlia di nessuna buona donna. Ma una solitaria signora capace di controllare l'altrui operato per un fermo equilibrio tra i poteri.
Grazie anche alle ripetute amnesie di forze ora all'opposizione, non abbiamo in Italia nessuna differenza tra politica ed informazione. Molti dicono che dipenda dal fatto che il nostro capo di governo ha tra i gioielli di famiglia qualche rete televisiva ed un quotidiano. Il dato non è negabile. Ma ci sono altri due elementi. Il primo è la vocazione a correre sempre in soccorso del vincitore (Flaiano), applicando il motto glorioso per cui "Sia de Franza sia de Spagna, basta che se magna".
Il secondo è la concezione patriarcale del potere. La raffigurava Enzo Biagi nelle sue conseguenze: alla Rai ogni quattro giornalisti c'erano un democristiano, un socialista, un comunista, ed uno bravo. Modesta aggiunta. Spesso quel bravo equivocava considerandosi non un aggettivo (tipo: brav'uomo), ma un sostantivo: come il bravo di un qualsiasi moderno don Rodrigo.
L'estate 2010 va in archivio con la rivoluzione nuovamente tentata da Chicco Mentana: dare le notizie in un tg, non nasconderle sotto mentite spoglie o cancellarle, come succede altrove. A La7 egli ripete l'operazione fatta al Tg5. Quando metteva in apertura una vicenda di Mani pulite che invece il Tg1 ritardava di 18 minuti dall'inizio. Ma il parco degli orrori è molto vasto. Loris Mazzetti ci ha persino scritto un libro, "La macchina delle bugie". Noi vecchi ricordiamo il 4 novembre 1966, e la pioggia su Firenze annunciata dal Tg1. La città era già allagata. Od il Bruno Vespa che nel 1969, stesso teleschermo (anzi telescherno), presentava Pietro Valpreda come l'autore della strage di Piazza Fontana.
Mentana non soltanto fa notizia per dare notizie politiche, ma talora cancella il mondo in una sbornia di vuote polemiche che la sua rete avvia di primo mattino e conclude dopo le 21 con Lilli Gruber. E che fa gridare: basta! [1008]

Antonio Montanari
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Tama 1007, 19.09.2010
Discorsi paralleli

Russia, 10 settembre. Al forum internazionale sulla democrazia di Yaroslav, 250 km da Mosca (lo sponsor è Putin, pensate un po'), il presidente del Consiglio italiano è costretto a svelare un segreto intimo: "Ho un bel discorso preparato dai miei collaboratori. Ma siamo stati male informati e l'argomento è fuori tema". L'argomento sviluppato dai suoi collaboratori nel bel discorso scartato, era lo stesso che poi Berlusconi ha svolto a braccio, non improvvisando ma ripetendo le solite cose.
Si è trattato di un disguido tecnico. Nella valigia diplomatica che segue il premier come un'ombra, oltre a quel discorso c'era una relazione riservata (da passare a Vittorio Feltri, direttore di famiglia), sui campeggi giovanili del presidente della Camera Fini. In essa si segnala che da giovane il pupillo di Almirante vinceva sempre la gara di tiro alla fune, ricorrendo al trucco di urlare "Mamma, li Turchi" per metter in fuga tutti gli altri. Nella relazione si aggiunge che poi le notizie trasmesse al giornale di partito cominciavano con l'immancabile descrizione di un solo ragazzo rimasto impavido a difendere onore, confini ed autostoppisti della Penisola.
Nel discorso dimenticato in albergo, la solfa era la stessa. Soltanto uno può oggi difendere onore, confini e miss aspiranti alla Camera. Il suo nome è appunto quello di Silvio Berlusconi. Il quale, solitamente poco informato, ha descritto una Costituzione che già dal 1947 ce l'aveva con lui, come adesso la magistratura comunista che l'ha già mandato a casa una volta nel 1994. Ci vuole grande fantasia nel parlare di giudici comunisti nella patria del comunismo, anche se non esiste più l'Urss. C'è poca memoria (come minimo) nell'attribuire alla magistratura di sinistra la colpa che fu in realtà della Lega di Bossi.
Buona memoria ha invece dimostrato Giulio Andreotti nel dichiarare l'8 settembre in tv che l'avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore di banche controllate da Sindona, "se l'è cercata" la fine che ha avuto l'11 luglio 1979. Il 9 settembre Andreotti si è detto "molto dispiaciuto" che la sua "espressione in gergo romanesco" avesse creato un grave fraintendimento. Come Berlusconi, pure Andreotti ha fatto un discorso diverso da quello che voleva. Signori politici, mettiamoci d'accordo per non essere presi per cretini: fatevi informare, oppure soppesate bene le parole in elegante italiano. Semmai tacete, se la vostra lingua offende la verità accertata. [1007]

Antonio Montanari
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Tama 1006, 05.09.2010
Marchionne, la Cina e la gallina Elena

La ricetta illustrata da Sergio Marchionne al Meeting si riduce ad una massima facile da mandare a memoria: "Adeguarci al mondo che cambia". Il problema da risolvere sta nella sua applicazione. Marchionne è laureato in Filosofia (a Toronto), quindi sa di che parla quando tira in ballo la parola mondo. Quella sua massima sottintende due aspetti.
Primo. L'Italia non fa parte di quel mondo, al quale è invece chiamata ad adeguarsi. Da noi ci sono troppi privilegi e poco impegno produttivo da parte degli operai. Secondo aspetto. Quel mondo a cui dobbiamo guardare non soltanto per imitarlo, ma soprattutto per toglierci i grilli dalla testa, è il mondo della globalizzazione. Con lavoro a basso costo, e soprattutto senza attenzione alla tutela sociale dei lavoratori ed alla loro condizione economica.
Potremmo ricordare due questioni. Una geografica. La Cina (dove si lavora 12 ore al giorno) secondo gli esperti procurerà qualche grattacapo al sistema Marchionne. Ed una questione storica. Il lavoro senza regole c'era già nell'Ottocento, basta un nulla per riportarlo alla luce. Da noi in Romagna siamo già sulla buona strada. Ci sono cameriere d'albergo che, in servizio dalle 6, neppure alle 15 sono autorizzate dal padrone a pranzare.
Uno scrittore riminese al debutto, Paolo Grossi, nel romanzo "Lontano, immobile, immenso" (ed. Albatros), racconta la vita d'un pollaio. La gallina Elena riassume: una volta di notte stavamo in una gabbia di rete arrugginita, a rischiar la vita per il freddo o per i predatori. Un giorno ci mettiamo al riparo della pioggia in una cesta di legno portata dal vento. Contrastiamo il padrone, rifiutiamo d'andare nella gabbia e così siamo all'asciutto pure di notte. Lotta per la sopravvivenza, la chiamano. La favola costruita con precisione da Grossi, narra di questa lotta, insinuando il dubbio sul concetto di mondo sin dalle prime pagine. Il gallo s'avvede che il suo canto non regola i tempi cosmici facendo alzare il sole, ma è una banalissima sveglia.
Marchionne suggerisce di adeguarci al mondo. Quello delle 12 ore cinesi. L'Italia c'è vicina. Sta in coda nel sostegno alla famiglia (fonte: ministero Economia). Ha oltre 500 mila posti di lavoro in bilico (Repubblica). Nasconde "sotto il tappeto i racconti scomodi della crisi" e del "coraggio della miseria di chi chiede aiuto" alla diocesi milanese. Che nei primi nove mesi del 2009 ha erogato 9 milioni a 3.000 famiglie (A. Bonomi, Il Sole-24 ore). [1006]

Antonio Montanari
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Riministoria
il Rimino
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Pagina 1380.
Creata
30.08.2010, 18:30.
Pagina aggiornata
19.09.2010, 16:30
Antonio Montanari, TamTama