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il Rimino - Riministoria

Pier Damiani tra Rimini e Morciano

Il ricordo di san Pier Damiani organizzato a Morciano (27-29 aprile) nel millenario della nascita, riguarda anche Rimini.
La famiglia riminese dei Bennoni fece a varie riprese donazioni a Pier Damiani, fondatore dell'abbazia di san Gregorio in Conca di Morciano.
I componenti della famiglia dei Bennoni sono citati ripetutamente ed in modo sparso sia nei documenti medievali sia in opere di studiosi riminesi del XVII e XVIII secolo. Il ruolo politico svolto dai Bennoni nel nostro territorio va collocato nel contesto “internazionale” che vede la rinascita economica, la crisi del sistema feudale e la riscossa spirituale della Chiesa.
La rinascita economica in sede locale è testimoniata dalla costruzione del nuovo porto del Marecchia (1059) e dall'allargamento della cinta muraria. La crisi del sistema feudale è ravvisabile nella posizione di autonomia di Rimini nei confronti dell'arcivescovo di Ravenna al quale spettava, per volere degli imperatori tedeschi, una specie di principato ecclesiastico anche sulla nostra città. Infine, la riscossa della Chiesa è attestata dalla fioritura di iniziative tra le quali va annoverata nel 1061 la fondazione, da parte di Pier Damiani, del monastero intitolato a san Gregorio e posto «nel territorio riminese, in località che è detta Morciano».
Sullo sfondo di tutte queste situazioni e vicende si colloca la storia della famiglia riminese dei Bennoni. Il padre, Benno «venerabile figlio del fu Vitaliano Benno», era un grande feudatario, proprietario di vaste estensioni di terre. Sua moglie Armingarda, «figlia del defunto illustre signore Tebaldo», gli aveva recato in dote altre proprietà fondiarie. Dal loro matrimonio nacquero tre figli. Uno soltanto, Pietro Bennone, sopravvisse al padre.
I territori assoggettati al loro controllo o di loro proprietà s'estendevano tra Rimini, l'entroterra riminese e quello marchigiano. Benno prima e poi Armingarda fecero donazioni a Pier Damiani per il monastero di san Gregorio, sorto così in terra appartenuta alla famiglia riminese. Dagli atti, sappiamo che sia Benno sia Pietro Pennone, suo figlio, furono tra i cittadini nobili ed importanti, non soltanto grazie alla loro rilevanza economica bensì anche per la partecipazione alla vita pubblica della nostra città.
Quando Benno morì nel 1061, fu ricordato da Pier Damiani in un carme in sua memoria. In esso Benno è definito «onore del regno, e gloria della stirpe romana, padre della Patria, luce dell'Italia». Nel tono di commossa esaltazione usato da Pier Damiani per commemorare l'amico scomparso, non c'era soltanto la gratitudine per la donazione ricevuta, bensì pure (e l'uso della definizione di «padre della Patria» lo conferma), la descrizione del ruolo politico e civile svolto da Benno in Rimini. Padre della Patria o della città era chiamato il rappresentante della vita municipale che doveva vegliare alla difesa del Comune sotto il dominio della Chiesa romana. Era una figura ben distinta dal conte che era un delegato pontificio od imperiale.
Uomo giusto e pio, severo con gli oppositori ma dolce con gli indifesi, Benno è dato da Pier Damiani per ucciso nel corso di una «guerra»: «lui, per merito del quale fiorì la pace», fu forse vittima di una lotta sulla cui origine possono essere avanzate soltanto alcune ipotesi connesse al ruolo politico svolto dallo stesso Benno. Uomo di fede e difensore degli interessi della Chiesa (altrimenti Pier Damiani non l'avrebbe glorificato), mentre la feudalità laica mirava ad una sostanziale autonomia politica ed aumentavano i sostenitori dell'indipendenza cittadina, Benno probabilmente non riuscì a pervenire ad una sintesi originale tra mondo laico ed ecclesiastico che potesse conciliare gli interessi «particulari» cioè cittadini con quelli della sede di Pietro. Per cui i riminesi possono aver visto in Benno un capo che finiva per essere più il rappresentante del pontefice (come il conte) che della loro comunità. E quindi possono aver cessato di considerarlo come un'espressione della giustizia e dell'equilibrio nei rapporti fra la città e Roma.
Nell'additarlo pubblicamente come un traditore, si sarebbe così cominciato a scrivere la sua condanna a morte. Portata ad esecuzione nell'anno stesso della fondazione del monastero di San Gregorio, il 1061.
Rimangono molti dubbi sulla figura e sull'opera di Benno, così come resta probabile il fatto che la sua vicenda possa rappresentare una tappa nella trasformazione della realtà locale della Romagna nell'XI secolo. La morte violenta di Benno potrebbe inserirsi nella serie di azioni che precedono la nascita del Comune, e testimonierebbe una serie di fermenti che coinvolsero la Chiesa, l'impero e la realtà cittadina.

Antonio Montanari


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/Date created: 25.04.2007 - Last Update: 25.04.2007/

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