Antonio Montanari
Il contino Garampi alla "Libreria Gambalunga".
Documenti inediti

I difficili rapporti del «bel genio» con il direttore Bianchelli ed il chierico Galli. La «Libreria Gambalunga» diventata un «ridotto da ciarle». Senza i libri usciti negli ultimi 50 anni.

Garampi «in due anni non ha mai conchiuso alcun’altra compra di libri, dicendo continuamnte di scrivere in Inghilterra, in Ollanda, e altrove, ma senza alcun esito, non vedendosi altre risposte se non che i Libraj irritati dal voler risparmiare pochi scudi non vogliono ne meno più dare i medesimi libri al medesimo prezzo, per cui essi li avevano offerti una volta». Così Francesco Pasini in una lettera ad Iano Planco.

«Ella sa che io ho bisogno di tenermi il Signor Conte Bianchelli non tanto per cagione della Libreria, quanto pel Patrimonio, che ha promesso di farmi, perché io possa esser ordinato Prete.» Così Stefano Galli si confidava ad Iano Planco.

Nel 1742 la «Libreria Gambalunga» è diventata un «ridotto da ciarle». Il suo nuovo direttore, conte Lodovico Bianchelli, si preoccupa che essa ritorni ad essere un «luogo unicamente di studio». Il suo predecessore, l’«Ignorante Bibliotecario» Antonio Brancaleoni (entrato in carica nel 1715), ad alcuni viaggia tori aveva riferito che «la nostra Libreria quanto è copiosa di volumi altrettanto è mancante d’ogni buon libro». «Se Dio mi darà talento, e salute», proclamava Bianchelli, un episodio simile non si ripeterà. Come aiutante, il nuovo «custode» ha chiamato un giovane «di studio, e degno di ogni riguardo», il chierico Stefano Galli, con l’incarico di sottobibliotecario.
A Galli tocca nel '44 di aggiornare la dotazione della «Libreria Gambalunga», con i più importanti volumi usciti nel corso dell'ultimo mezzo secolo. L'impresa di Galli è complessa per due motivi. Manca un Catalogo su cui scegliere i titoli da acquistare. Poi, soprattutto, ci sono i difficili rapporti con il contino Giuseppe Garampi, chiamato a collaborare alla «Libreria Gambalunga» da Brancaleoni nel 1741, quando il futuro cardinale aveva soltanto 16 anni.
Nello stesso '41 viene scritto il primo elogio del «bel genio» del contino Garampi che «sì per tempo si è incamminato per la via dell'erudizione, e ne mostra sì buon gusto». Sono parole di Lodovico Antonio Muratori, che aggiunge: «S'egli avrà comodità di Libri, mi parve capace di far ottima riuscita». Facile profeta è Muratori, quando prevede che Garampi «un dì farà onore alla Patria». Di lì a qualche anno, il contino infatti lascerà Rimini per Roma, dove la sua irresistibile ascesa lo porterà ad essere nunzio apostolico a Varsavia ed a Vienna, ed a vivere tra i Grandi della politica europea.
Un giudizio positivo su Garampi, è anche quello che il suo maestro Giovanni Bianchi esprime in una lettera del '44 allo scrittore fiorentino Giovanni Lami, definendolo un «Cavaliere molto erudito».
Già nell'attività giovanile alla «Libreria Gambalunga» Garampi dimostra di possedere una forte personalità. Cerca d'imporsi anche a chi gerarchicamente gli è superiore. Galli, a proposito della «provvisione de' libri», racconta che ormai Garampi ha sopraffatto tanto il bibliotecario Bianchelli «che a questi par che niun altro sappia provveder libri».
Galli «sta a vedere senza» impicciarsene, non potendo «avere il suo luogo che a cose fatte». Bianchelli prima sopporta (nel '43 Garampi fa qualche provvisione a Firenze, con il suo consenso), poi si dimostra «annojato» verso il contino, come attesta l'abate Francesco Pasini, futuro vescovo di Todi, città dove ospiterà ed educherà il poeta Aurelio Bertòla.
Secondo Pasini, che riferisce il 30 luglio '44 a Planco quanto ha appreso dallo stesso Galli, il bibliotecario Bianchelli non era troppo contento dei libri presi in Toscana da Garampi, e per nulla soddisfatto, in generale, del comportamento dello stesso Garampi, che viene così descritto: «in due anni non ha mai conchiuso alcun'altra compra di libri, dicendo continuamnte di scrivere in Inghilterra, in Ollanda, e altrove, ma senza alcun esito, non vedendosi altre risposte se non che i Libraj irritati dal voler risparmiare pochi scudi non vogliono nemeno più dare i medesimi libri al medesimo prezzo, per cui essi li avevano offerti una volta».
Bianchelli si è così rivolto a Galli chiedendogli di mettere «all'ordine de' Cataloghi di libri che possono bisognare per la Libreria in ogni materia». Quando li avrà preparati e «sarà aperto il commercio con Venezia», Bianchelli stesso e Galli sarebbero andati «colà insieme a fare una buona provvisione, per quello che colà si potrà ritrovare; nel qual caso porrebbero anche avere qualche vantaggio». Sono ancora parole indirizzate a Planco da Pasini in una lettera, da cui apprendiamo pure che Pasini aveva ricevuto da Galli l'incarico di chiedere a Bianchi «un indice di libri in materia di Medicina, Fisica, Storia Naturale, Astronomia, Matematica, Istoria ecc.».
Galli confidava nell'aiuto di Planco che aveva «tutta la prattica della Libreria di Rimini», e sapeva «quel che manca, e quello che si è stampato da molti anni in quà, da che la libreria non n'acompra più». Galli aveva domandato a Pasini anche un Catalogo in Teologia, Storia Ecclesiatica e Diritto Pubblico, compilato da «qualche Teologo, e giurista erudito di Siena, o d'altri luoghi». Pasini passa pure questa richiesta a Bianchi, pregandolo di fare «con suo commodo, e per quanto le concedono le altre sue occupazioni, questo beneficio allo stesso Galli, a me, e a tutti i Giovani Studiosi di Rimini (benché siano pochi) e generalmente a tutta la nostra commune città».
Pasini non pretende che sia Bianchi in persona a compilare, ma gli chiede che si rivolga a «qualche suo amico costì in Firenze». La lettera di Pasini a Bianchi termina così: «Per altro io intendo che queste mie preghiere siano con questa condizione, che se ella, per suoi giusti motivi, stima di non dover fare in conto alcun Beneficio alla Città nostra, che liberamente risponda quasi che tra me, e lei non fosse passata ne pur parola su questo affare».
Per Galli, l'estate del '44 è piena di sofferenze. I suoi «dolori, guai e lamentazioni» riempiono le lettere che spedisce a Pasini il quale poi ne parla a Bianchi. Da un altro corrispondente di Bianchi, Lorenzantonio Santini, apprendiamo che, da poco, a Galli era morta la madre, e due sue sorelle erano ammalate. Per loro ricorreva ai suggerimenti medici del dottor Bianchi.
Sul tema del Catalogo, anche Galli scrive a Bianchi, il 4 agosto '44, precisando che esso dovrà servirgli «per la compra de' libri che so dovranno fare per questa nostra Libreria; giacché tutto questo carico il Sign[no]r Co[nte] Lodovico Bianchelli l'ha voluto lasciar sopra di me».
Per la «compra», Galli si sarebbe recato a Venezia appena possibile: «se mai si apriranno i passi», scrive a Planco, alludendo alle misure precauzionali prese dopo la peste di Messina (maggio '43), delle quali gli aveva parlato in precedenza, raccontandogli che i Veneziani avevano «subitamente sospeso il commercio non solamente dello Stato di Napoli, ma anche di questo del Papa». (I traffici tornano regolari nel settembre '44.)
Nella lettera del 4 agosto '44 a Bianchi, Galli prosegue: «Io adunque che non ho la necessaria cognizione de' libri, conoscendo di non potere far nulla da mé mi raccomando a chi sa, e può darmene notizie amplissime, e fra tutti a Lei, che potrebbe volendo favorirmi più di tutti. Ma a un di presso sa che Libri si trovano in questa Libreria. I Libri di 50, o 60 anni non vi sono». Galli ricorda che Bianchi «anni sono fece pel signor Conte Sighizzo Bianchetti» (un discendente bolognese della famiglia Gambalunga), un Catalogo che «farebbe assai bene al caso»: «Io mi raccomando vivamente a Lei, e spero che ella mi favorirà. Ella sa che io ho bisogno di tenermi il Signor Conte Bianchelli non tanto per cagione della Libreria, quanto pel Patrimonio, che ha promesso di farmi, perché io possa esser ordinato Prete. Con questo mezzo piucche con altrio io lo posso soddisfar bene. Onde di bel nuovo la supplico del suo ajuto».
Bianchi promette il Catalogo. E qualche mese dopo, nel febbraio '45, chiede a don Mariangelo Fiacchi di Ravenna di raccomandare Galli all'arcivescovo Ferdinando Romualdo Guiccioli, che aveva «l'incombenza di provvedere tutte le persone per la Corte di Suo fratello che è stato destinato nostro Vescovo», cioè mons. Alessandro, nominato ufficialmente il 21 maggio '45. Sapendo che era ancora vacante il posto di Segretario, Planco proponeva l'abate Galli, «un gran buon carattere», dotto nelle scienze, «molto bene informato di varie lingue erudite», «giovane studioso, e onesto».
«In oltre», concludeva Planco, «egli è bisognoso non avendo patrimonio per tirare avanti a dir messa, per cui con ogni attenzione si sforzerà di servir bene il Suo Padrone, e di far onore a sé, e a chi l'avrà proposto». Anche Bianchelli ha raccomandato Galli all'arcivescovo di Ravenna, comunica don Fiacchi a Planco. Se come don Fiacchi scrive, il loro interessamento non avrà effetto, «in ogni caso al nuovo Vescovo non riuscirà incognito il sig. Abate Galli, e le sue prerogative; le quali forse potrebbero, come ardentemente bramo, essere considerate e premiate in altra maniera». Le scarne notizie che la Storia ci ha tramandato sull'abate Galli dicono soltanto che egli divenne «Minutante alla Segreteria di Stato» in Vaticano. Da dove poté osservare la stella di Garampi brillare nei cieli della diplomazia romana.
[Nota. Le citazioni sono da lettere indirizzate a G. Bianchi (Fondo Gambetti, Gambalunghiana), tutte inedite tranne quella di Muratori. Quelle di Bianchi a Fiacchi e a Lami, sono nel Minutario, Ms. 969.]

Antonio Montanari
Da questo articolo (inedito del 1996) nasce poi il saggio Il contino Garampi ed il chierico Galli alla "Libreria Gambalunga". Documenti inediti ["Romagna arte e storia". N. 49/1997]