TamTama * 04.2000 * Riministoria * Antonio Montanari

Riministoria
il Rimino

Riministoria. Antonio Montanari

Tam Tama 754 del 2.4.2000

Dispepsia

Ha usato parole forti, l’on. Luciano Violante nei confronti dei colleghi deputati che lui presiede nell’aula di Montecitorio: "Il Paese ha bisogno di un Parlamento che non riesce a lavorare". Violante ha quantificato l’attività della Camera in sei ore complessive alla settimana, suddivise in sole due giornate.

I diretti interessati si sono suddivisi in due blocchi ‘bipartitici’: c’è chi ha ribadito un vecchio concetto, secondo cui l’attività dei parlamentari è svilita dalle segreterie dei partiti e dai gruppi di pressione affaristico-economici che la riducono ad una passerella di votazioni svuotate di significato, perché le vere decisioni sono prese ‘altrove’. Poi c’è chi risponde che non di sola aula è fatta la giornata dei politici i quali debbono curare il collegio elettorale, debbono andare nelle varie Commissioni dove si preparano o varano le leggi, oppure debbono viaggiare in missione ufficiale.

Ciò che ha irritato un poco quasi tutti, è stato il tocco finale del discorso di Violante che, come una buona mamma all’antica, ha gridato: se lo fate ancora lo dico al babbo, dove per babbo s’intende il presidente della Repubblica che, fortunatamente non ha (e Ciampi su questo punto è senz’altro d’accordo) il potere di tirare le orecchie ai Parlamentari, tant’è vero che se vuole scrivergli in forma ufficiale, è obbligato a farsi controfirmare il messaggio dal capo del Governo.

Che cosa resta del discorso giustamente severo di Violante ma forse espresso con una punta di estremismo che non è gradito da nessuno in questo Parlamento che, fatte le debite eccezioni, è tutto una corsa al moderatismo ‘di centro’? Resta la vecchia lezione impartita da Giovannino Guareschi, vilipeso come oste mentre era un grande scrittore del quale non è obbligatorio condividere le idee per riconoscerne la statura letteraria, come è stato appena fatto in un convegno. Il papà di Don Camillo scriveva sul suo "Candido" una rubrica intitolata "Visto da destra, visto da sinistra", dove lo stesso fatto era capovolto secondo i pregiudizi di parte.

Violante, dunque, è un progressista che parla come un reazionario; oppure un centrista che spiazza tutti, mettendoseli piacevolmente contro; un uomo che ama i poteri forti per una democrazia debole, od una persona forte che rimuove pensieri deboli? Forse è soltanto un bravo medico in un Paese in cui sentirsi dare del dispeptico suona come un’offesa. [754] E-mail: mailto:[email protected]

Tam Tama 755 del 9.4.2000

Una rondine…

E voi, le avete viste le rondini? Ci saremmo accontentati di una sola, quella che "non fa primavera", ma neppure essa è arrivata. Per il resto la nuova stagione si è annunziata come al solito. Elezioni. Vacanze super nelle scuole. Tranquilli, le pause prolungate favoriscono la cultura degli studenti, essendo classicamente l’ozio (per i raffinati, "otium") il padre di tutti i saperi. Poi, altro indizio primaverile: sono riapparsi con una puntualità da Galileo Ferraris (l’Istituto che dà il segnale orario), i film di Peppone e don Camillo in Mediaset. Infine, come in ogni primavera di anno bisestile, si è tornati a parlare di minacce di golpe.

Questa volta, sotto accusa è un documento sul quale non abbiamo nessuna competenza per dare un giudizio politico. Riferiamo quindi due opinioni. Secondo Eugenio Scalfari si tratta di un’ennesima barzelletta sulla Benemerita; per Vittorio Feltri siamo in un clima da operetta. In effetti, sembrerebbe di assistere ai duetti della Vedova Allegra e del conte Dànilo, se non ricordassimo che anche dai momenti più spensierati e rilassanti può emergere una testa calda che non rinuncia né ai comodi personali né agli ardori rivoluzionari. Il Cavalier Benito Mussolini la marcia su Roma se la fece in carrozza-letto. Dice la saggezza popolare: diffidare delle imitazioni.

Il colonnello Pappalardo, accusato di aver diffuso il documento con velleità golpiste, ha lo svantaggio che gli deriva dall’abitudine di scherzare sui cognomi, per cui se anche fosse il più votato degli italiani, non sparirebbe la tentazione di chiamarlo Pappagone, come quel personaggio televisivo d’un tempo, a cui d’altra parte rassomiglia per le incertezze che dimostra, non quando parla di politica, ma quando incautamente sfodera qualche nozione di storia. Qui casca l’asino, dicevano i vecchi professori prima che il WWF intervenisse a proteggere gli animali dal confronto con gli uomini.

Pappalardo dimostra di non conoscere granché la materia, quando scrive che gli imprenditori italiani, per tanto tempo, hanno "seppure a malincuore" lasciato il potere "nelle mani dei politici, ritenuti dei semplicioni sprovveduti, e comunque dei prestanome". Ma il prestanome non agisce sempre per conto terzi? Anche in logica siamo deboli, colonnello? I poteri forti della Confindustria hanno sempre fatto il bello ed il cattivo tempo, e spesso i politici sono stati "usi a obbedir tacendo". [755] E-mail: [email protected]

 

Tam Tama 756 del 16.4.2000

Biscotti

Magnifica sorpresa nell’uovo di Pasqua, ci scrive la contessa Del Praticello Erboso, rallegrandosi che finalmente sia stata completata la "mappa dei geni umani". Commenta l’arguta fanciulla (un secolo fa, fanciulla; per l’arguta il giudizio è prematuro): "Spero che in quell’elenco un piccolo posto possa essere riservato anche al mio genio, che ha avuto modo di esprimersi in tante, lusinghiere occasioni".

La nobildonna ignora che una cosa è il genio ed un’altra il gene, quello per cui i suoi antenati s’accaloravano tanto a difendere i diritti del sangue blu, i privilegi di casta, e tante corbellerie del genere per le quali molti, ancora oggi, versano calde lacrime di rimpianto e commozione, inneggiando agli eredi borbonici ed a quelli dei Savoia (i quali, stante il sodalizio famigliare fra un rampollo della dinastia ed una dama proveniente dall’industria dolciaria, potrebbero fregiare i loro eredi del sano titolo di conti Savoiardi, raddolcendo così crucci ed ambasce per il mancato ritorno nel loro Patrio Suol, sancito in via transitoria dalla nostra Costituzione).

Questa contessa che ogni tanto s’affaccia al balcone di queste cronache vagabonde, dovrebbe sapere che gene e genio non si equivalgono anche perché spesso, tra regnanti ed aristocratici (che un tempo i romagnoli, senza dubbio a ragione, consideravano affamatori e sfruttatori dei popoli), quelle due parole faticano a stare insieme. L’ultima dimostrazione è un’intervista strappata al re d’Italia in esilio, il quale prima ha borbottato che, per le leggi contro gli Ebrei (1938), i Savoia non debbono chiedere scusa a nessuno; poi, dietro suggerimento della consorte Marina Doria, ha invece detto di averlo già fatto molte volte. Maestà, per nostra fortuna, il Quirinale è repubblicano. Suo nonno Vittorio Emanuele fece tacere sempre la nuora Maria Josè (che è la sua stessa sua madre, signor re) e che è stata donna coraggiosamente intelligente: lei, disceso da questi magnanimi lombi, per dire qualcosa ha bisogno dell’imbeccata da parte della consorte plebea? La contessa Del Praticello Erboso e qualche altro hanno languori al solo sentir pronunciare il suo augusto nome. La maggior parte degli italiani ha purtroppo cattivi ricordi legati non soltanto alle leggi razziali, e la memoria di una guerra subìta anche per colpa del nonno. Non potendo lei rientrare, le mandiamo noi qualcuno come la nostra contessa. Vi intenderete. [756]

 

Tam Tama 757 del 23.4.2000

Da Tony Blair

Sabato 15 aprile i bambini di Londra sono andati in corteo davanti alla residenza del primo ministro Tony Blair a Downing Street, per dire basta a ceffoni e sculacciate. Se l’on. Massimo D’Alema avesse previsto il risultato elettorale delle regionali italiane di ventiquattr’ore dopo, avrebbe potuto accodarsi alla manifestazione. Quell’intero Nord passato in mano all’opposizione romana, è stato per lui una sonora e solenne sberla. Forse chiederà l’intervento del Telefono Azzurro come fanciullo sedotto e bidonato, od invocherà la par condicio delle vecchie memorie, sperando che Berlusconi ricordi i tanti progetti fatti assieme, due cuori e una capanna, quella della Bicamerale: "Silvio, rimembri ancora, quel tempo della dolce vita, quando io sognavo il Quirinale per me, ed a te assegnavo Palazzo Chigi?". Hanno ucciso l’Uomo Ragno, chi sia stato ben si sa: il potere logora anche chi ce l’ha. In una botta sola, è stato smentito pure il mitico Giulio Andreotti.

Mai sarà apparso più appropriato di adesso, il nome di Botteghe Oscure. Quanti quintali di nutella occorreranno per saziare i bulimici appetiti dei giovani veltroniani, resi orfani dalla mattina alla sera di mille cose, dal sogno di Luther King all’I care di don Milani? E questo per colpa di due signori che se n’erano dette di tutti i colori fino a poco tempo fa, e che si sono ritrovati abbracciati come Paolo e Francesca. Le piccole virtù annunciano sempre i grandi tradimenti. Quale Gianciotto tramerà nell’ombra? Riusciranno i nostri eroi a doppiare insieme il capo di Buona Speranza, cioè le future elezioni politiche nazionali?

La campagna delle regionali ha stancato un dieci per cento in più di elettori, divenuti assenteisti. Il Cavaliere ha accusato Prodi di procurargli jella. L’esito delle urne ha dimostrato che era una preoccupazione infondata, la sua. Se un fantasma ha fatto lo sgambetto a Baffino, è senza dubbio quello del professor Mortadella. Berlusconi ha pianto che non poteva parlare al popolo per colpa dei comunisti al governo, ma il popolo lo ha premiato. Forse si è sbagliato. A Napoli ha vinto Bassolino: al congresso dei Ds, non lo avevano fatto parlare. Prima di chiudere queste note veloci, accendo la televisione per accertarmi di non essermi sbagliato. Nessuno annuncia: "Siete su Scherzi a parte". La proposta di bombardare gli extracomunitari è stata fatta sul serio, dai vincitori del Nord. [757]

 

Accademia dei Filopatridi

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