TamTama * 02.2001 * Riministoria * Antonio Montanari

Riministoria
il Rimino


Riministoria. Antonio Montanari

>Rubrica n. 793, dal Ponte n. 06 di domenica 11 febbraio 2001

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Finlandia

Fumare fa bene ai medici

Lo ha detto la televisione, e quindi la notizia è vera. In Lombardia, la Sanità regionale premia con un milione di lire ogni medico dell’Ausl che riesca a far smettere di fumare un proprio paziente. A quanto pare non c’è tetto alla somma, cioè è illimitato il numero di quelli che possono ufficialmente guarire dal vizio del tabagismo, facendo incassare la relativa somma al titolare della condotta. Il provvedimento si aggiunge al premio qualità, instaurato a livello nazionale, che porta ad ogni sanitario un maggiore introito se somministra un minor numero di farmaci ai propri pazienti.

Ci siamo informati. Il provvedimento adottato a Milano ha la sua origine a Lappeenranta in Filandia, dove esperimenti condotti da organismi internazionali hanno accertato che ogni medico può riuscire a convertire circa il 40 per cento dei propri clienti. Ufficialmente non si è appurata la tipologia dei sistemi di convincimento usati, ma da buona fonte della Cia apprendiamo che in sostanza si tratta di tre modalità. La prima ricorre all’ipnotismo. Seguono la costrizione in casa e la proiezione dei programmi di Bruno Vespa. Questo grado massimo di pena, per usare un termine più giornalistico che scientifico, pare però legato ad un ipotetico rischio di denuncia al Tribunale dell’Aia per i delitti contro l’Umanità, soprattutto dopo il recente macht tra l’onorevole ministra Belillo e l’onorevole deputata Mussolini.

40 fumatori pentiti equivalgono ad una serata d’o’ guerriero Pietro Taricone, 70 al cagnetto di razza di Domagnano (San Marino), 80 ad un’esibizione benefica fatta anni fa dal compagno (non di scuola) Paolo Villaggio. Non esistono né in Filandia né nel Regno Lombardo sistemi di controllo dei risultati conseguiti. In ambienti romani vicini all’on. Casini si propende per un’autocertificazione (il sottoscritto ex fumatore dichiara di non comprare più sigarette, come possono attestare la moglie, il capoufficio, il tabaccaio della zona in cui abita ed il contrabbandiere di fiducia). L’on. Rutelli, in caso di elezione, promette di estendere il provvedimento lombardo a tutto il Bel Paese, con ulteriori benefìci a favore dei medici: ogni 500 casi raggiunti, ad esempio, potrebbe essere attribuita graziosamente la nomina a sindaco, garantita anche per la Cassazione. Con il che si dimostrerebbe che un sindaco in Italia vale quanto una comparsata offerta a mister Clynton a San Remo. [793]

 


>Rubrica n. 792, dal Ponte n. 05 di domenica 4 febbraio 2001

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Rubicone

I veleni nella storia di un fiume

Ogni mattina ci aspetta sul giornale il menu dei veleni quotidiani. Gli aggiornamenti arrivano puntuali con i tiggì delle tredici. La lista si allunga. Ormai mucca pazza è un antico ricordo. Tra poco non se ne parlerà più. Prevarrà il senso del dovere nazionale. Combattere in trincea per l’ultima fiorentina, sulla quale svetterà il tricolore. Poco importano i dubbi degli scienziati. I politici si adegueranno. Infatti il capo del governo Amato ha invitato il ministro Pecoraro Scanio a non far troppa confusione. Intanto leggiamo che pure il pesce potrebbe portare con sé certi guai. Del tonno al mercurio parlavano già i nostri nonni. Le antenne radiotelevisive e telefoniche ci cuociono lentamente come un forno a microonde. Ci sono i farmaci falsi. Tutto sembra diventare improvvisamente pericoloso o fonte di nocività. Di qui a quando leggerete queste righe, ci saranno altri tre o quattro motivi di allarme.

Come se non bastassero quelli, ne aggiungo uno di mia scoperta. Il fiume Rubicone è carico di veleni.

Dimostrazione. In novembre ho partecipato a Sogliano ad un convegno storico, nel corso del quale ho illustrato la posizione che l’illustre medico riminese Giovanni Bianchi (Iano Planco, 1693-1775) ebbe sul cosiddetto Rubicone degli Antichi, che lui identificava nell’Uso di San Vito, dove era arciprete un suo ex alunno, Giovanni Paolo Giovenardi che nel novembre 1749 fece porre sulla sponda orientale del fiume, nel terreno del cimitero della sua chiesa, una lapide con parole ricavate da Plinio: "Heic Italiæ Finis Quondam Rubicon", suscitando una lite giudiziaria, promossa dai cesenati, i quali la persero perché, diceva la sentenza, un magistrato civile non poteva giudicare di cose erudite.

Per essermi dunque recato a Sogliano a quel convegno, sabato 20 gennaio, in una riunione all’Accademia dei Filopatridi della quale faccio parte, dal vicepresidente, l’amico prof. Sergio Foschi, sono stato qualificato (con parole che non stanno bene qui) persona di dubbia moralità, e sono stato intimato di non andare più nella stessa Sogliano.

Tutto, ovviamente perché tra i cittadini di Savignano e quelli di Sogliano non scorre buon sangue, essendo i primi sostenitori del Fiumicino come vero Rubicone e gli altri non condividendo tale posizione. Preciso che un savignanese, Antonio Bianchi, nell’Ottocento, si dichiarò a favore del Pisciatello cesenate. Suggerisco analisi. Idriche. [792]

 

Accademia dei Filopatridi

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