TamTama * 01.2001 * Riministoria * Antonio Montanari

Riministoria
il Rimino


Riministoria. Antonio Montanari

Rubrica n. 791, dal Ponte n. 04 di domenica 28 gennaio 2001

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Slogan(s)

Come sarà la campagna elettorale

La vera campagna elettorale per le prossime politiche è in pratica iniziata ufficialmente (ancorché non sia stata indetta dal capo dello Stato), venerdì 19 gennaio su tutti i telegiornali nazionali, con un'intervista all'on. Silvio Berlusconi che si presentava in versione inedita. Dietro la sua immagine non appariva più la classica libreria ("con i volumi che non ho mai potuto leggere, per colpa della politica", come più volte ha confessato), ma un cielo azzurro con qualche accenno di nuvola, lo stesso che caratterizza da parecchi mesi i suoi maxi manifesti pubblicitari. Lo stesso che si vedeva, quand'ero bambino io, nei cosiddetti santini religiosi. E sullo sfondo del quale ora appare anche Rutelli, il leader del polo di centro-sinistra, dopo che i suoi consulenti intellettuali hanno deciso di fare qualcosa di originale, ovvero copiare le idee propagandistiche del centro-destra.

Fatto questo non del tutto nuovo, in verità. Pensate a Mussolini, nato socialista rivoluzionario ed arrivato rivoluzionario fascista. Una lezione, quella di Benito, che alcuni suoi pronipotini devono non aver dimenticato, se per incarnare un'eredità politica di sinistra si mettono all'ombra del centro-destra, forse anche perché sono memori che Berlusconi, senza il governo Craxi, la televisione privata se la sognerebbe ancora.

I maxi manifesti del Silvio (e di riflesso, quindi, anche di Rutelli) si alimentano di una serie di slogan che dovranno essere sfornati con una certa originalità di pensiero di qui all'apertura delle urne. Sarà una rincorsa affascinante che metterà in campo il meglio degli specialisti. Dovremo fare attenzione a non confonderci. Ci sono già alcuni rischi. Ogni lasciato è perso, non è l'autobiografia dell'on. Clemente Mastella, ma il titolo di un film di Piero Chiambretti.

Immaginiamo che, dopo aver lanciato precise, fondamentali parole d'ordine (Meno tasse, Città più sicure, Pensioni più dignitose), il tono berlusconiano salirà: Una sola strada porta a Roma, Con il governo degli onesti pioverà meno, Mucca pazza l'hanno inventata i Verdi, Arricchiamo l'uranio (avremo più soddisfazione che se restasse impoverito), La Cuccarini alla Sanità, Costanzo all'Istruzione, Maria De Filippi alla Previdenza sociale, Spinelli anche ai bidelli, Aboliamo il Sud, Mike al Quirinale ed Emilio Fede cardinale.

Rutelli sarà intelligentemente lapidario: Non tiratemi le pietre se perderò.

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Rubrica n. 790, dal Ponte n. 03 di domenica 21 gennaio 2001

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Intera / mente

Intelligenza? Cattivo gusto in tivù

Mezzobusto definì Sergio Saviane (Espresso n. 15, 1970) il presentatore dei tigì, quasi ad indicare (per quei tempi, beninteso) l’impossibilità che costui aveva di esprimere la verità intera, anche se esibiva la parte più nobile del corpo, dalla cintola in sù, cioè la mente ed il petto in cui un cuore pulsava, a sinistra oppure a destra.

Oggi taluni presentatori si mostrano in tutta la loro pienezza corporea, anche se la natura li ha dotati di una statura (fisica, s’intende), che i monarchici definirebbero da Vittorio Emanuele III, e che il decoro consiglierebbe di celare, perché non si pensasse che l’intero equivale al mezzo. Ma quella zona dell’antico ed ancora attuale conduttore, che la classica scrivania nasconde alla vista, dove va a finire? Può essa rimanere inutilizzata? No, senza dubbio, essendo la tivù come il maiale, per cui non si butta via mai niente.

C’era una volta una realtà più fisiologica, che i galatei celavano del tutto se era possibile, od al massimo di sfrontatezza circondavano di un velo impenetrabile di rispetto (pensate alla geniale ed impossibile definizione relativa al luogo dove non batte mai il sole, smentita dalle sedute elioterapiche marine).

Dove essa approda ora? Si autotrapianta in altri giornalisti, o presunti tali. Lo dimostra un doppio e contemporaneo evento televisivo di mercoledì 10 gennaio. Se la Rai si abbandonava con l’amico Daniele Luttazzi ad una serie sfinita più che infinita di scurrilità (un tempo dette da caserma, goliardiche o per duri di destra, riforniti dalle immagini del settimanale "Il Borghese"), Canale 5 replicava con le Grandi Suocere Greggio e Iacchetti, sotto gli occhi del Mauriziocostanzosciò, con un’operazione di controbilanciamento per pareggiare il vuoto intellettuale che denuncia la totale incapacità di scrivere testi accettabili.

Spero di non essere considerato un parruccone moralista, e non m’interessa. L’unica cosa che mi disgusta è che non si sappia più comporre una pagina satirica o umoristica. E’ la definitiva scomparsa di un genere letterario, il trionfo della fisicità maleodorante, del grezzo gioco sui richiami istintivi del sesso o sulle funzioni corporee.

Mi spiace che uno scrittore-attore come Daniele Luttazzi si esibisca senza quell’ironia ed intelligenza che possiede e che gli attribuisce invano, anche per questo nuovo spettacolo, il direttore generale della Rai, il conterraneo Celli.

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Rubrica n. 789, dal Ponte n. 02 di domenica 14 gennaio 2001

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Aderisco

…ad essere moderato

Un amico lettore (ed abbonato), incontrandomi al Porto, m’ha invitato alla moderazione nello stendere queste righe. Aderisco, con la certezza che per lui moderazione non significa credere che la bomba al quotidiano "il manifesto" sia semplicemente stata un petardo preparato da quegli zuzzurelloni di giornalisti comunisti.

Quindi non parlerò della questione dell’uranio impoverito, di fronte alla quale predominano tre posizioni, concordi nel ritenere che quella sostanza non possa danneggiare nessuno perché è stata impiegata dagli Usa, perché è stata adoperata a fin di bene, e perché sinora abbiamo ufficialmente ignorato il problema, nonostante fosse di pubblico dominio.

Tralascerò fatti locali come il titolo del "Corriere Romagna" a cui sono abbonato, del 4 scorso, pag. 7, "Ravaioli decade, viva Melucci", che rimanda nella memoria ad altri giornali di molti decenni fa nei quali il grido di gioia era proporzionalmente più meritato, perché riferito al Migliore, cioè Palmiro Togliatti.

Dimenticherò il presunto scandalo di una presunta casa di riposo (che, in qualche caso, per la magistratura inquirente, pare sia stato eccessivamente eterno); le presunte capacità di controllo di troppi presunti organi ad esso comandati in via presuntiva; il reale vasetto di miele regalato dalla Provincia di Rimini agli anziani ricoverati nelle case di cura, per gratificarli ed anche promuovere la conoscenza di una realtà produttiva locale (come da interviste televisive).

Mi limiterò ad un auspicio diciamo così elettorale, forse inutile in quanto espresso troppo in anticipo rispetto all’appuntamento con le urne per il nuovo Consiglio comunale di Rimini. Più che un auspicio, è un desiderio. Più che un desiderio sarebbe in sostanza un invito a limitarsi nelle spese.

Gli assessori prescelti, dopo aver ricevuto le deleghe, si astengano, dopo aver preso possesso fisicamente del loro ufficio, dal cambiare i mobili per adeguarli ai loro gusti personali. In questa giunta c’è stato qualcuno (chi non so, ma sembrano due casi) che ha rifiutato di sedere davanti a mobili antichi, da studio notarile (di una bellezza che mi fa ingolosire da sempre, ma questi sono gusti personali).

Quei soldi è meglio conservarli per le feste canore che tutt’Italia offre a Capodanno, al posto degli spettacoli del circo. Il che rende felice la Protezione animali e chi potrebbe finire sbranato da qualche belva.

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Rubrica Rubrica n. 788, dal Ponte n. 01 di domenica 07 gennaio 2001

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Il ritorno

Compromessi politici (e mafiosi) del Dopoguerra

La mostra che l’amico pittore Armido Della Bartola ha allestito, prima di Natale, con opere dedicate alla Rimini distrutta dalle bombe del 1943-44, mi ha suggerito alcune considerazioni. Sono nato nel 1942, di quei giorni non ricordo dunque nulla. Nella memoria e nell’animo sono rimaste però le parole raccolte nei successivi conversari casalinghi. Il ritorno alla normalità fu aspro. Mio padre che era impiegato comunale, tesserato fascista sino al 25 luglio 1943, caduta di Mussolini, quindi senza alcuna adesione alla repubblichina di Salò, fu sottoposto ad epurazione. I nuovi arrivati nella Pubblica amministrazione gli dissero di andare con moglie e figlio a mangiare l’erba ai fossi. L’umiliazione inferta a mio padre resta non soltanto come piaga mia ma pure quale testimonianza della perfidia delle persone che per bassi motivi (ovviamente, fregargli il posto a favore di qualche protetto), oltraggiavano un uomo innocente.

Uscendo dalla mostra di Armido, incontrai altri amici, più anziani di me, che raccontavano del Dopoguerra. Proprio qui sul Corso, davanti ad una libreria, un compagno prese a ceffoni un altro compagno per aver quest’ultimo militato nella repubblichina come guardia del corpo del ‘terrore di Rimini’. Come mai, chiedo, la vigilanza rivoluzionaria dei compagni si era allentata tanto, al punto di accogliere l’ex repubblichino, attorno al quale poi il partito avrebbe fatto quadrato per decenni, mentre un uomo qualunque come quell’impiegato comunale dovette essere sottoposto al Tribunale della Storia perché tesserato fascista sino al 25 luglio 1943? Non ricevo una risposta razionale. Uno scrittore mi obietta che i casi personali non contano, che il racconto dei fatti deve depurarsi da essi, per poi essere affidato alla serenità del giudizio degli Storici.

Qualche giorno dopo ho letto che la moglie di Antonio Gramsci era una spia dell’Nkvd (il Kgb del tempo). E che la cognata Tania, ritenuta sempre un Angelo Custode di Gramsci e come tale eternamente celebrata, era pure lei una spia di Mosca. Giuliano Gramsci, figlio di Antonio, non ha mai voluto vedere né parlare con la zia Tania: lo ha confidato Olga, figlia di Giuliano, a Massimo Caprara nel libro "Paesaggi con figure". Al citato scrittore incontrato sul Corso, se avessi fiducia nella razionalità umana, vorrei chiedere: anche quella di Antonio Gramsci è una vicenda personale di cui non tener conto?

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Rubrica Rubrica n. 787, dal Ponte n. 46 di domenica 24 dicembre 2000

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Lunari

Venditore d'almanacchi e calendari osé

Il venditore d’almanacchi e di lunari nuovi (ma avete mai visto quelli che ne vendono di vecchi?), quest’anno ha cambiato strategia aziendale. Abbandonate le strade trafficate e gli angoli oscuri delle vie, si è piazzato nel mondo della grande Rete, viaggia su Internet. Lui che indossa ormai da due secoli gli stessi panni un poco logori, ha scelto lo strumento più moderno che esista, e non ha rimpianti. Mi confida di trovarsi benissimo, soprattutto (immagino) con la rumorosa compagnia di attrici e divette che smaniano di farsi notare in ogni luogo virtuale, non dico virtuoso, mettendosi in concorrenza con lui nel reclamizzare i calendari, ed a lui accomunate dall’attaccamento a certe antiche vesti, leggermente più vetuste delle sue: quelle che il maschilismo trionfante chiama adamitiche, anche se rimandano alla foglia di Eva, che talora il vento invernale fa volare via lasciando i corpi indifesi. Altro che cacciata dal Paradiso, commenta ironico il venditore d’almanacchi, consapevole che per molti contemporanei quello sia il nuovo paradiso mass-mediatico che sognano, ottenendolo a poco prezzo.

Una cosa preoccupa il venditore d’almanacchi: è la concorrenza che riceve dalle autorità di governo. Non è più il tempo che le regole da seguire per il futuro, vengono lasciate ai compilatori di lunari, oggi ci pensa addirittura il ministro della Sanità, spiegandoci (parlo per me, scusate) che bisogna "rompere l’isolamento sociale degli anziani": ed usa proprio un verbo ordinariamente collegato ai vecchi stessi. Poi ammonisce che occorre "prevenire il mobbing sul lavoro, nelle scuole e nella famiglia". Quando si tratta di prevenire è sempre una buona cosa, ma perdonate la mia ignoranza, che cos’è il mobbing, se neanche in tre dizionari d’inglese che ho in casa c’è spiegato?

(Ad esempio, che il mio sito "Riministoria" fosse stato cancellato dal Motore di ricerca della Comunità in cui è inserito, che quel Motore mi avesse spiegato la cosa come impossibile, invitandomi a riscrivere via Internet dopo un mese, e che avendo io seguìto tutte le istruzioni poi non mi avesse più risposto prima di rimettermi in rete dopo 60 giorni ai attesa spasmodica, è mobbing oppure no? Posso immaginare quali persone abbiano avuto in antipatia il mio sito, e che avessero intenzione di fami 'sparire', ma non so però di che cosa mi abbiano potuto accusare presso quel Motore per farmi cancellare provvisoriamente.)

Mi scusi, signor ministro della Sanità, parlare in inglese ad un vecchio come me, è mobbing o no? In caso affermativo, si spieghi per favore: in italiano.

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Accademia dei Filopatridi

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