Antonio Montanari
Tam Tama di Dicembre 2003
Sommario
890. Donne (21.12.2003)
889. Lunatici (14.12.2003)
888. Top secret (7.12.2003)


Tama 890. Donne
La categoria delle «massaie» italiane può stare tranquilla. Anche donna Veronica Lario Berlusconi da Macherio dichiara di appartenervi. Dopo che il suo consorte, presidente del Consiglio, aveva sentenziato che nessuna di loro legge i quotidiani, lei gli ha telefonato a Bruxelles per esprimere la propria delusione, dicendogli: «E io che fino a oggi, pur leggendo i giornali, mi consideravo una casalinga… Guarda che mi hai lasciato senza identità».
Donna Veronica da Macherio ha dimostrato più prontezza di riflessi dei direttori di Messaggero e Stampa, che erano sul palco con Berlusconi quando costui pronunciava la cortese frase, prendendo due piccioni con una fava: dichiarava l’inutilità della carta stampata, e confermava la reazionaria divisione fra le donne in carriera (tutte laureate) e quelle in famiglia, tutte illetterate e sedute all’ultimo gradino della scala sociale.
Le «massaie» a cui pensa Berlusconi, e tra le quali si colloca pure donna Veronica da Macherio, non sono però le stesse persone, per altri motivi. La moglie di un industriale che ha ville sparse in tutto il mondo e che usa il salario o lo stipendio di un operaio o di un impiegato soltanto come spiccioli per le mance, per fortuna non ha i problemi che quotidianamente assillano quante alla categoria appartengono per forza di cose, e non per disinteressata scelta ideologica come donna Veronica.
La massaia con servitù, autisti e quant’altro (la piccola corte che ogni buona famiglia dell’alta borghesia può onestamente concedersi senza alcuna fatica, tranne forse l’evasione fiscale), è molto diversa da quella che deve ogni giorno fare i conti con gli effetti (cosiddetti «apparenti») dell’inflazione, nelle periferie urbane o in altri luoghi meno ameni di quelli in cui sorgono le preziose ville della suddetta alta borghesia.
Un aspetto positivo, tuttavia, nelle parole di donna Veronica, esiste: è in quel suo voler assumere il valore simbolico, quasi rivoluzionario, nel rappresentare con ogni possibile tranquillità una categoria che spesso invece si raffigura con caratteri nevrotici ed inquietanti, al punto che sui giornali è diventata proverbiale l’espressione relativa all’«alcolismo delle casalinghe», quale effetto di situazioni di disagio. Con spirito missionario donna Veronica lancia un messaggio a chi soffre: si può vivere sereni anche nel ruolo scomodo della massaia. Per questo motivo, immaginiamo, la combattiva presidente (o presidentessa?) della Federcasalinghe non ha replicato al fondatore di Mediaset, ritenendo che nelle sue frasi non ci fosse quel veleno che l’opposizione ha voluto cercarvi.
D’altro canto, il commento di donna Veronica riportava tutti in un ambiente più cordiale: donne maltrattate d’Italia, sono con voi. Si vede che non fa politica. Come invece Francesco Storace che, interrogato a proposito del collega La Russa, rispondeva con altro «spirito»: «Ho letto le dichiarazioni che rilascia tra un grappino e l’altro», illuminandoci così sull’alcolismo dei politici.
Antonio Montanari [Ponte n. 46, 21.12.2003]

Tama 889. Lunatici
Mentre il presidente degli Usa sogna di far tornare a viaggiare i suoi astronauti verso la Luna, noi ci chiediamo che cosa succederebbe se pure a casa nostra fossero proposti simili progetti. Per il momento ci limitiamo ad imitare il presidente americano in campo politico. Il New York Times ha intitolato: «Da Berlusconi, un peana per Bush». Era un’intervista in cui il nostro capo del governo si dichiarava favorevole alla modifica del diritto internazione sull’inviolabilità degli Stati, al solo scopo di esportare la democrazia.
Il giorno dopo da Tunisi, è giunta la sua solita smentita e la consueta accusa contro le maliziose interpretazioni del suo pensiero. Lui non ha detto che la democrazia si esporta con le armi (semmai, ha aggiunto, c’è la tivù), ma soltanto che la guerra in Iraq «modifica il concetto dell’inviolabilità della sovranità popolare». Ha ragione. Se gli Stati non saranno più inviolabili in futuro, il problema della guerra è risolto: si occupa pacificamente, e basta. Ecco dove sta la grandezza degli statisti. I loro pensieri sono superiori a quelli di chi vuol far tornare sempre i conti. Si sa che c’è anche il falso in bilancio, per cui cambiando l’ordine dei fattori il prodotto cambia, eccome.
In un suo libro sul dopoguerra nel Kosovo, l’ex comandante Nato in quella regione, tenente generale Fabio Mini, ha scritto che le cose non vanno granché bene: domina uno «Stato-mafia», e quello risulta «l’unico posto europeo dove è possibile in qualsiasi momento scatenare un’altra ‘catastrofe umanitaria’, magari proprio per rinvigorire il potere criminale». Interpellato genericamente da Fabio Fazio sulle idee di Mini, Massimo D’Alema ha detto di non essere d’accordo, senza ulteriore domanda dell’intervistatore, e senza alcun chiarimento a favore dello spettatore sulle tesi del libro. Questa è la tivù che, come dice Berlusconi, può esportare la democrazia.
Domenica scorsa i giornali offrivano i resoconti della manifestazione sindacale romana contro la riforma pensionistica del governo. Da Tunisi, Berlusconi ha rifiutato di commentare, lasciando spazio al suo vice, Sua Eccellenza Gianfranco Fini che con toni solenni ha detto: «Il governo non risponde alla piazza». La stessa domenica sul Sole-24 Ore, Sua Eccellenza spiegava in un lungo saggio che sulle pensioni «si deve tener conto sia delle ragioni degli anziani, sia di quelle dei giovani». Se però non scendono in piazza, altrimenti li mandiamo sulla Luna.
Antonio Montanari [Ponte n. 45, 14.12.2003]

Tama 888. Top secret
Al ritorno dal suo viaggio in Israele, Sua Eccellenza il Vice-Primo Ministro Italiano on. Gianfranco Fini ha trovato ad attenderlo all’aeroporto due speciali messaggeri che, secondo un piano sventato all’ultimo momento dall’antispionaggio militare, avrebbero dovuto rapire per alcuni minuti il segretario di Alleanza Nazionale, per sottoporlo ad un esame antidoping richiesto da Donna Assunta Almirante già in De Medici. Delle cui intenzioni nulla è trapelato ufficialmente, anche se una conferma indiretta alle nostre indiscrezioni giunge dall’autorevole fonte del Corriere della Sera (29.11), al quale la vedova dello storico segretario dell’Msi ha testualmente dichiarato: «Io non so cosa gli sia successo, in Israele. L’ha visto? Sembrava drogato. Narcotizzato. Un bambino agli esami».
Siamo in grado di presentare un dossier allo scopo di scagionare Sua Eccellenza Fini dall’accusa di indebite assunzioni di sostanze narcotizzanti. Non va poi tralasciato di citare che Egli è l’autore di una proposta di legge per punire quanti si avvicinano a quelle sostanze, per cui è logicamente impensabile che vi abbia fatto ricorso anche contro la Sua Ferrea Volontà. Sulla quale agiscono i ricordi incancellabili di una sana giovinezza, spesa a glorificare memorie granitiche di maschio desiderio di dominare i più biechi istinti tipici delle masse politicizzate dalla decadente ideologia della Sinistra bolscevìca, volta ad intaccare la sana stirpe italica, gloriosamente reduce da un passato vittorioso che, dal Risorgimento sino alla nascita della Repubblica, ha visto la nostra gente combattere ogni giorno per un’Italia nuova, rinnovata, e sempre pronta a sconfiggere il nemico invisibile che si annida nelle insane mitologie dei Paesi d’oltre Cortina di Ferro, mentre per alcuni comunisti italiani il mondo si fermava a Cortina d’Ampezzo.
Il nostro dossier dimostra che, con l’inganno, a Sua Eccellenza Fini è stato impedito di portare a termine la missione che aveva lo scopo di trasformare Alleanza Nazionale nel Partito Nazionale Italista, il cui programma (ispirandosi a quello mussoliniano del 1919) suggeriva tuttavia alcune correzioni nella lettura della storia del Ventennio, per distinguersi dagli elogi sperticati espressi da un qualsiasi Bensilvio Berlusconi, e per scalzare costui da palazzo Chigi.
Niente Marcia su Roma, d’ora in avanti si parli soltanto della Scampagnata sulla capitale. Niente più ricordo di quadrate legioni, bensì di legioni triangolari. Via dai libri di Storia il nome di Salò: sono sufficienti i salotti ospitali della tv con Bruno Vespa. Abolita la Fiamma, ora si usino soltanto accendini dei vuccumprà. Basta con la camicia nera, logorata dai caroselli di Calimero, il pulcino lamentoso dall’analogo colore, che oggi può essere scambiato per un extracomunitario in cerca del voto che l’on. Fini vorrebbe concedere agli immigrati. Al posto dell’antico indumento Sua Eccellenza voleva proporre la camicia di forza (Italia), ma ad Arcore hanno avanzato dubbi.
Antonio Montanari [Ponte n. 44, 7.12.2003]
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872, 2003. Revisione grafica, 02.04.2015