riTAMAndo
ovvero rilettura del Tama che usciva sul "Ponte"

Agosto 1999

Cose di questo mondo durante le vacanze
Credono i soliti beni informati, che l'estate sia la stagione della spensieratezza, per cui si dovrebbe parlare soltanto della leggerezza della vacanza, come se il resto non esistesse. Non condividendo tale opinione, ne offriamo una concreta dimostrazione mediante notizie recenti.
Il processo per la morte di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin si è concluso con l'assoluzione dell'unico imputato. La signora Luciana, madre di Ilaria, con la grande dignità intellettuale che ha sempre dimostrato in questi anni dolorosi, ha commentato la sentenza dicendo: «Sono contenta di questa assoluzione. Come cittadina avevo già notato che contro quel ragazzo non c'erano prove. Come madre sono rattristata al massimo. Abbiamo diritto a sapere chi ha ucciso nostra figlia. Ma non voglio in galera un fantoccio condannato all'ergastolo». Ed ancora: «Dire chi sia stato ad uccidere» Ilaria Miran, «è impossibile. Ma posso dire che ci sono grosse responsabilità dei militari che non hanno mosso un dito per andare a prendere i due corpi. Dei servizi segreti. E di questo Stato che non è debole, è inesistente».
Per capire «questo Stato», aggiungiamo altre informazioni, ricavate da lettere ai giornali. Secondo Mauro Bessone di Torino (ex alpino armiere), la versione ufficiale della morte di un nostro bersagliere in Kosovo («raffica di un fucile, partita accidentalmente») è un insieme di «frottole», con particolari tecnici che non quadrano. Per Roberto Luccardi l'epidemia dell'Umberto I a Roma «era prevedibile, secondo alcuni annunciata» perché alla facoltà di Medicina si pensa soltanto a moltiplicare cattedre e centri di potere «per far piacere ai figli, nipoti, amici, amici degli amici».
All'indomani del cambio di governo al Comune di Bologna, Federica Ricci Garotti (che sotto le due torri è nata ed ha studiato al liceo ed all'università), ha confessato di essersene andata dal «paradiso» della sua città «a misura d'uomo» dopo la laurea, perché non riusciva a lavorare: «prima bisognava sistemare le mogli e le amanti dei baroni».
Dall'ultimo numero di «Narcomafie» (diretto da don Luigi Ciotti), riprendiamo un sottotitolo: «Ogni 12 mesi in Italia vengono edificati 20-25 mila nuove costruzioni abusive e si continuano a smaltire illegalmente rifiuti industriali pericolosi. E le attività criminali legate al business dei rifiuti e del cemento si sviluppano e si espandono». Anche durante le vacanze. [724, 29, 01.08.1999]

Riminesi del secolo
E' in atto una delle più importanti operazioni culturali cittadine, la scelta del «personaggio del secolo». La battaglia infuria. Sta procedendo per ora in due fasi. La prima è stata quella pubblica, in cui si è chiesto qualche parere illustre (con cui influenzare in modo delicato, attraverso un cortese suggerimento, la pubblica opinione).
Notoriamente, ognuno di noi quando deve rispondere a qualche quesito, lo fa con molta pigrizia pensando soltanto alle cose od alle persone che conosce. Poi, ogni scarrafone è bello a mamma sua: dei gusti non si discute. Ovviamente sono saltati fuori gli amici, stavo per dire i compagni, di cortile politico o di frequentazioni culturali. La seconda fase dovrebbe prevedere l'espressione diretta della volontà da parte dei cittadini.
Non per dubitare troppo, ma questi 'referendum' mi convincono poco. E' successo con gli atleti qualche anno fa, era un modo per vendere i giornali perché bisognava spedire i tagliandi. Chi, se non i diretti interessati, è disposto ad acquistare copie del quotidiano, incollare le cedole, inviare (immagino) singolarmente ognuna di esse in busta affrancata? Nasceranno comitati di tipo elettorale? E chi non può fare tali operazioni perché il sipario della Storia si è abbassato alle sue spalle, in chi deve sperare?
Forse nella riconoscenza di qualche antico beneficato, di posteri che sono immemori già verso i contemporanei, immaginiamo con i predecessori? Ricordo una simile iniziativa: un foglio pubblicitario degli anni '70 divideva i personaggi (viventi) in buoni e cattivi, come s'usava nelle lavagne scolastiche di quando andavo a scuola dopo la guerra. Ci fu un plebiscito di preferenze negative verso il capo di un Istituto superiore, a conferma di un giudizio unanime che condivideva anche chi non votava. Un bel giorno la rubrica sparì, forse per minaccia di querela.
Il referendum sul riminese del secolo si svolge d'estate, in pochi leggiamo i giornali, e per dirla schietta, non è un problema né urgente né stringente. Se ci fossero dei premi in palio, la gente forse si muoverebbe. C'è chi ha proposto Fellini e chi la Saraghina (non il pesce, ma il personaggio di «Amarcord» degno di accompagnare Francesca nella «bufera infernal»), dicendo che a Rimini questo secolo, insomma, è stato uno schifo. Chiediamo soccorso ad Ennio Flaiano: «Tutti quanti facciam voti che meglio vengano i nipoti». [725, 30, 08.08.1999]

Allo specchio
Grazie ad una pagina del narratore bosniaco Predrag Matvejevic', possiamo dire di conoscerci meglio. Egli ha raccontato «Rimini e il mistero di Fellini», descrivendola (riassume il titolo della «Stampa» che ha ospitato il brano) come «la più ambigua, contraddittoria e struggente città dell'Adriatico».
Immaginiamo che il signor Matvejevic' sia venuto qui senza sapere nulla della nostra storia, che sia stato portato a pranzo ed a cena dai soliti due o tre bene informati che debbono avergli raccontato tante belle notizie. Il risultato dell'operazione è nell'articolo che inizia raccontando del porto canale dove Matvejevic' incontra pescatori i quali «sostengono che il monte Titano, che si trova a Occidente, li protegge dalla tramontana».
Non sappiamo se lo scrittore bosniaco sia pratico di navigazione oppure se si fidi soltanto di quello che sente dire. Certo è, comunque, che da molte generazioni, se non da sempre, la tramontana soffia da Nord, e che il monte Titano sorge a Sud, per cui difficilmente ci può proteggere da qualsiasi vento (occidentale).
Difficile risulta orientarsi pure nella descrizione della città: vicino all'anfiteatro, spiega Matvejevic', ci sono le costruzioni rinascimentali ed «accanto ad esse la fontana e la vecchia pescheria». Siamo anche rassicurati che Francesca da Rimini invocata dai turisti «qui non c'è stata e non ci sarà mai». Città «del doppio», Rimini ha «l'eccezionalità del passato» e «la mediocrità del presente». Comunque, «il romagnese e il riminese si compenetrano e si respingono al tempo stesso», osserva Matvejevic', coniando (forse la colpa è del traduttore) questa parola «romagnese» che dovrebbe stare per romagnolo, ed ingarbugliando l'esposizione del suo pensiero che alla fine si sintetizza in una formula molto sbrigativa: «tendenza al grottesco e all'iperbole».
Inevitabile come la cartella delle tasse, arriva a questo punto la citazione più scontata, quella di Federico Fellini, che qui è nato, anche se «tornava raramente» nella sua città. Segue un'altra leggenda metropolitana che fa gola ai cronisti foresti, ma potrebbe essere smentita dai ciceroni locali: «la casa che, come si suol dire, gli è stata assegnata dal Comune, non gli apparteneva quando era vivo». Infine, si ricorda San Marino dove il navigante viene consigliato di salire per vedere «dall'altro versante» la Romagna, «diversa da Rimini ma ad essa somigliante». In un botto solo si sono perse per strada Marche e Toscana. [726, 31, 29.08.1999]


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1949. Rimini, 16.11.2013, 18:23./Rev. 17.11.2013, 12:03