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il Rimino - Riministoria

Cinque bugie per decreto

Secondo una fresca ricerca statistica, ogni italiano dice cinque bugie al giorno. Forse arriveremo al decreto che ne stabilirà valore legale entro questo limite. Dalla sesta in poi si sarà puniti. Per chi non commette infrazioni al Codice stradale c’è un premio di due punti sulla patente. Bisognerebbe estendere il provvedimento a chi non contrabbanda menzogne.

Ho ricevuto un’educazione che il metro odierno giudicherebbe «cattiva», da un santo sacerdote come don Italo Urbinati a San Giovanni Battista e da un frate-filosofo, padre Girolamo dei Cappuccini di Santo Spirito: dire la verità non è un merito, ma un semplice obbligo. Con la sacralità della loro dottrina, ci hanno fornito efficaci anticorpi per fronteggiare gli attacchi che possiamo subire nella vita. Non ci hanno indebolito, ma insegnato (in età diverse) che la dignità personale non accetta compromessi. Abbiamo imparato la fermezza di chi sa non d’aver ragione (peccato di presunzione), ma di non aver torto (obbligo di testimonianza). Molti credono che sia una questione di cattivo carattere. O di mancanza di «diplomazia». Parola che troppo spesso fa rima cacofonica anche sotto il profilo morale con «ipocrisia».

Il 19 luglio «La Stampa» ricorda l’anniversario dell’uccisione del giudice Borsellino e della sua scorta con un articolo di Gian Carlo Caselli, intitolato «L’ipocrisia che uccide»: tutte le vittime per mafia c’insegnano che se esse sono morte, «è perché noi tutti non siamo stati vivi. Non abbiamo vigilato. Non ci siamo scandalizzati dell’ingiustizia». Loro avevano «visto», e li hanno fatti fuori: «E noi, quante volte, invece di ‘vedere’, ci siamo accontentati di una specie di ipocrisia civile?». Con «mediazioni ed accomodamenti».

Sullo stesso quotidiano il 17 luglio nel consueto fondo domenicale Barbara Spinelli ha scritto che la stampa italiana «non ha tendenza a pensare con la propria testa», non si dimostra un «quarto potere» come dovrebbe, ma vive all’ombra dei primi tre. Insomma se non dice bugie, non proclama la verità per «quella provinciale ignoranza militante che viene dal chiudersi della mente». Alla fine giornali, tv, e intellettuali anche d’opposizione «dan mano all’estrema destra» leghista che sparge paura ed odio. [923]

[Quest’articolo è stato pubblicato come articolo di fondo ne il Ponte n. 27 del 24 luglio 2005.]

Antonio Montanari


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