il rotTAMAto. 7

Ponte di Tiberio e dintorni.
4. Le distruzioni del 1356 e del 1469.


Appunti e divagazioni.

Nel 1356 Francesco Ordelaffi "saccheggiò il Borgo di S. Giuliano, e i Lochi vicini, abbrucciando molte Case, facendo molti prigioni, e prendendo molti bestiami".
Così leggiamo nelle "Istorie di Forlì" di Paolo Bonoli, ed. Cimatti e Saporetti, Forlì, 1661, p. 157.
Luigi Tonini (nel IV vol. della sua «Storia di Rimini», p. 151) parla del 1356, partendo dall'Annalista di Cesena: "Aggiunge lo stesso Annalista che ai 17 di Ottobre (1356) Francesco Ordelaffi Capitano di Forlì venne coi cavalli e coi fanti forlivesi e cesenati sin al Borgo San Giuliano di Rimini, facendovi abbruciar molte case, e traendone molti uomini e molta preda".
Antefatti. L’8 luglio 1355, i Malatesti hanno fatto pace con la Chiesa, ricevendo in vicariato le città di Rimini, Fano e Fossombrone con i loro contadi. E rientrando nel gran gioco della politica, non soltanto come condottieri di armate mercenarie. Pandolfo II nel 1357 è a Praga e a Londra in veste di inviato pontificio, anche se gli storici ne sottovalutano il ruolo, riducendo le sue missioni a vendetta privata contro il violento e feroce Bernabò Visconti da cui aveva ricevuto l’offesa dell’arresto. A Praga risiedeva l’imperatore Carlo IV che conosceva bene la famiglia Malatesti: nel marzo 1355 aveva nominato suo vicario per Siena proprio il fratello di Pandolfo II, Malatesta Ungaro.
Per ripicca contro la pace tra Malatesti e Chiesa, l'Ordelaffi attacca Rimini.
Secondo "fonti" contemporanee, l'attacco non sarebbe avvenuto nel 1356, ma il 17 ottobre 1355. In altri testi l'evento è anticipato di un anno (1354). Va osservato però che né le "fonti" contemporanee né gli altri testi accennano alle "Istorie di Forlì" di Paolo Bonoli.


1469, le bombe del papa. Il pontefice scalpita, rendendosi conto di essere stato beffato da Roberto che non ha mantenuto la promessa di prendere Rimini in nome della Chiesa. Paolo II invia a giugno i propri soldati contro Roberto.
Rimini vive un momento drammatico che avrà conseguenze gravissime nei tempi successivi. Un intero quartiere, il Borgo Nuovo di San Giuliano, è letteralmente cancellato (come racconta Luigi Tonini).
Nell'agosto dello stesso 1469 le truppe papali entrano in città attraverso il fiume Marecchia. Roberto riesce a ricacciarle indietro, impedendo loro di proseguire verso l'antico foro romano.
Dal Borgo Vecchio di San Giuliano (che s'estendeva dal ponte di Tiberio sino alle mura poste dietro l'omonima chiesa), i pontificii bombardano Rimini, e poi ripiegano nella campagna dopo aver distrutto con le fiamme quasi completamente il Borgo Nuovo.
La gloria militare di Roberto risplende nelle cronache che ne esaltano il valore per aver combattuto ferocemente con le poche forze armate a disposizione. Ma il destino della città è segnato in maniera terribile dal quel fuoco che avvolge il Borgo Nuovo.

Questi avvenimenti, accaduti tra giugno ed agosto 1469, cambiano il volto della città. Ad essi però, da parte degli studiosi, non è stata prestata la necessaria attenzione.
Nel 1469 Rimini è dapprima bombardata con 1.122 colpi (Paci in Tonini V, 1, p. 335) dalle truppe pontificie appostate lungo il Marecchia (J. AMMANNATI, Commentari, Minuziano, Milano 1506, pp. 409-411), e poi vede bruciare «gran parte» del Borgo Nuovo di San Giuliano (Tonini, Mille, p. 152) che sorgeva dalla cinta malatestiana dietro la chiesa omonima lungo un chilometro e mezzo sino alle Celle «ove le strade per Bologna e per Ravenna fanno trivio» (Tonini, IV, 1, p. 443).
Il Borgo Nuovo è attestato dal 1248, ed era sede della fiera che prendeva nome dal luogo (vedi Statuti del 1351).
I bombardamenti e la distruzione del Borgo Nuovo di San Giuliano (nel 1356 un analogo episodio era accaduto in quello Vecchio: Tonini, IV, 1, p. 151), non sono elementi di sfondo come purtroppo appaiono a chi (e sono quasi tutti quelli che ne hanno scritto) riduce la storia ad una serie di fatti diplomatici e di illustri biografie.
Essi si presentano invece come un totale sconvolgimento la cui portata è avvertibile soltanto se li collochiamo in un contesto più ampio di quei fatti diplomatici e di quelle biografie che solitamente sono presi come contenitori con cui spiegare tutto.



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