La metodologia che viene descritta consente
di effettuare il picchettamento di una curva senza che sia necessario
alcun calcolo a tavolino ma operando direttamente sul terreno
tramite uno strumento (tacheometro, livello con cerchio azimutale,
squadro graduato, sestante ecc.) atto alla misura degli angoli
azimutali.
Siano
da raccordare due rettifili già materializzati sul terreno.
Si tracceranno dapprima i due punti di tangenza T1 e T2 equidistanti
dal vertice V, scelti in modo da far iniziare la curva in posizione
logica ed individuati tramite due paline. Misurato l'angolo al
vertice alfa si determinerà l'angolo caratteristico ß
con la seguente semplicissima formula : ß=100+1/2(alfa).
A questo punto si può passare al posizionamento dei picchetti
che individuano la curva. L'esatta posizione di ognuno di questi
sarà determinata mettendo dapprima in stazione lo strumento
in un punto nel quale si stima debba passare la curva e, orientato
il cerchio dello strumento su T1, si aprirà l'angolo ß.
L'asse dello strumento apparterrà alla curva circolare
solo nel caso che la visuale inquadri esattamente il secondo punto
di tangenza T2 e ciò in virtù della regola che definisce
gli angoli alla circonferenza come tutti uguali.
La materializzazione sul terreno, in pratica, avrà luogo
ricercando, l'uno dopo l'altro, tanti punti ognuno dei quali sottenda
l'angolo caratteristico beta (vedi vig.1). Si dovrà ogni
volta procedere per approssimazioni successive non essendo ipotizzabile
che l'ubicazione delle stazioni di inizio, pur se facilitate dalla
presenza della parte di tracciato già conclusa, soddisfi
immediatamente la condizione indicata. Nella stragrande maggioranza
dei casi al momento dell'apertura dell'angolo caratteristico beta
la visuale non passerà esattamente per T2, ma se ne discosterà
di alcuni decimetrl. Basterà allora misurare tale scostamento
per avere l'elemento, non esatto al centimetro ma comunque utile
per approssimare la posizione definitiva. Si dovrà quindi
ripetere la messa in stazione dello strumento spostato sulla base
di detto scostamento e quindi ripetere l'apertura dell'angolo
caratteristico. A questo punto la determinazione del punto dovrebbe
essere terminata in quanto due sono le possibilità : o
la visuale inquadra esattamente T2 ed in tal caso il punto cercato
coincide con l'asse dello strumento oppure passa a qualche centimetro
di distanza ed allora esso sarà ubicato appunto a questa
distanza dall'asse stesso. Nulla vieta di ripetere, per controllo,
l'intera operazione facendo stazione nel punto definitivo..
I principali
vantaggi del metodo sono i seguenti:
· Eliminazione dei calcoli a tavolino;
· Possibilità di tracciare un numero infinito di
punti;
· Possibilità di modificare direttamente in loco
la curva appena tracciata sostituendola con altra che si adatti
meglio alla situazione reale dei luoghi. A tale scopo sarà
sufficiente spostare i due punti di tangenza lungo i rettifili
nel mentre l'angolo caratteristico prima determinato rimane valido
per qualsivoglia nuova curva;
· Vengono utilizzati come dati di partenza le tangenti
e l'angolo al vertice che sono i primi ad essere noti.
· È sempre possibile calcolare a posteriori il raggio
di curvatura del raccordo.
Si fa infine notare che, in quei casi in cui le paline T1 e T2
non sono visibili da tutti i punti della curva rendendo impossibile
tracciare tutto il raccordo, si può giungere ugualmente
al risultato determinando un primo punto P intermedio della curva
e suddividendola quindi in due parti ognuna delle quali potrà
essere tracciata previa misura dei due nuovi angoli caratteristici
con stazione nei due punti di tangenza T1 e T2. L'esatto valore
di ciascun angolo caratteristico corrisponde, per la già
citata uguaglianza degli angoli alla circonferenza, all'angolo
formato da ognuno dei due rettifili con la congiungente T1-P e
rispettivamente T2-P (vedi fig. 3).