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STIMOLO 01:

ARRIVO OSSERVATORE/PERSONA D'AFFIDO PRESENTE

L'emozione è stata manifestata da quattro bambini su cinque con durate di 19.00, 31.00, 36.00 e 45.00 secondi. Quattro bambini su cinque hanno manifestato gioia con durate di 13.00, 23.00, 78.00 secondi ed una punta di 120.00 secondi. Un bambino ha manifestato sorpresa per 9.00 secondi; un bambino ha manifestato tristezza per 180.00 secondi. Non sono state osservate manifestazioni di rabbia, paura, vergogna-timidezza e dolore.

STIMOLO 02:

OSSERVATORE PRESENTE/PERSONA D'AFFIDO ASSENTE

La situazione-stimolo è stata osservata su un solo bambino del g.c. che ha manifestato interesse per 23.00 secondi e gioia per 11.00 secondi. Non sono state osservate manifestazioni di altre emozioni.

STIMOLO 03:

OSSERVATORE PRESENTE/PERSONA D'AFFIDO TORNATA

La situazione-stimolo è stata osservata su un solo bambino del g.c. che ha manifestato interesse per 15.00 secondi e gioia per 19.00 secondi. Non sono state osservate manifestazioni di altre emozioni.

STIMOLO 04:

VISITA MEDICA

La situazione-stimolo è stata osservata in quattro bambini su cinque del campione. L'emozione interesse è stata manifestata da tre bambini su quattro per 3.00, 5.00 e 7.00 secondi. Due bambini su quattro hanno manifestato gioia per 3.00 e 90.00 secondi; nessuno ha manifestato sorpresa; due bambini hanno manifestato tristezza per 5.00 e 52.00 secondi; un bambino su quattro ha manifestato rabbia per 2.00 secondi. Nessuno ha manifestato paura, ma tre bambini su quattro hanno manifestato vergogna-timidezza per 2.00, 5.00 e 13.00 secondi. Nessuno dei quattro bambini ha manifestato dolore.

Per i bambini costituenti il g.c. non si verificano, durante le visite in Day Hospital, le condizioni-stimolo 05, 06, 07, 08, 09, 10.

In un solo caso è stata possibile l'osservazione nella condizione-stimolo 11: gioco con persona d'affido-senza flebo.

STIMOLO 11:

GIOCO CON PERSONA D'AFFIDO - SENZA FLEBO

Il soggetto osservato non ha manifestato interesse; ha manifestato gioia per 51.00 secondi soltanto. N on sono state osservate manifestazioni di altre emozioni.

Quattro soggetti sono stati osservati nella condizione-stimolo 12.

STIMOLO 12:

GIOCO CON OSSERVATORE - SENZA FLEBO

I quattro bambini osservati in questa condizione-stimolo hanno manifestato interesse con durate di 5.00, 19.00, 41.00 e 52.00 secondi. Tre bambini su quattro hanno manifestato l'emozione gioia con durate di 23.00, 27.00 e 120.00 secondi; nessuno ha manifestato sorpresa mentre un bambino su quattro ha manifestato tristezza per 25.00 secondi e sempre un bambino su quattro ha manifestato vergogna-timidezza per 10.00 secondi. Non sono state osservate manifestazioni di emozioni quali rabbia, paura e dolore.

Le durate delle reazioni emozionali dei soggetti dei due gruppi sono state messe a confronto con il Test non parametrico di Wilcoxon (Siegel S., 1967) per verificare se esistono differenze significative tra i bambini del g.s. e i bambini del g.c. nella durata con la quale manifestano il pattern emozionale.

Il test è stato applicato sulle durate complessive delle singole emozioni manifestate dai soggetti di ogni gruppo.

I risultati dimostrano che non esistono differenze significative tra i due gruppi rispetto alle durate complessive delle singole emozioni manifestate sul totale delle osservazioni nelle varie condizioni-stimolo, tuttavia è da sottolineare il valore ottenuto per l'emozione interesse che, corrispondendo a 0.0865 del Test di Wilcoxon, è molto prossimo al valore significativo fissato a 0.05. Il valore ottenuto permette quindi di ipotizzare che, in presenza di un numero di soggetti per gruppo più elevato, si potrebbero dimostrare differenze significative di manifestazione dell'emozione interesse tra i bambini sieropositivi o malati di AIDS e i bambini sieroconvertiti.

Un altro dato interessante è l'assoluta uguaglianza della durata con la quale i due gruppi hanno manifestato paura (Test di Wilcoxon=1.00).

Il confronto tra g.s. e g.c. rispetto allo stimolo 01: arrivo osservatore/persona d'affido presente, permette di evidenziare eventuali differenze tra i gruppi nella durata con la quale manifestano le emozioni anche in una situazione-stimolo che li ponga nelle medesime condizioni di osservazione. Per il confronto è stata scelta l'unica condizione-stimolo nella quale tutti i soggetti dei due gruppi sono stati osservati.

Sottoponendo le durate delle emozioni registrate nei due gruppi in questa condizione-stimolo al Test di Wilcoxon, si è potuto constatare che le emozioni interesse, paura e vergogna-timidezza sono state manifestate con la stessa durata nei due gruppi (Test di Wilcoxon=1.00). Per le altre emozioni non si è ottenuto nessun valore significativo, cioè non esistono differenze di manifestazione delle emozioni per lo stimolo 01 tra il g.s. e il g.c.

Questo risultato, essendo stato ottenuto per una condizione-stimolo nella quale i soggetti erano posti nelle medesime condizioni, alla luce dell'osservazione che non esistono differenze significative tra i due gruppi nemmeno sul totale delle durate di emozione, permette di arguire che nemmeno nelle altre condizioni-stimolo i due gruppi avrebbero manifestato differenze significative di durata emozionale.

I dati ottenuti durante le osservazioni dei bambini dei due gruppi, sono stati analizzati anche alla luce delle differenze di durata della manifestazione emozionale tra maschi e femmine sia all'interno dello stesso gruppo che tra i due gruppi.

Sono perciò state messe a confronto le durate con le quali hanno manifestato le singole emozioni i soggetti dei due sessi mediante il Test di Wilcoxon ottenendo i risultati seguenti.

Nel gruppo sperimentale non sono state dimostrate differenze significative nella durata con la quale i soggetti hanno manifestato le singole emozioni: in un caso, nella manifestazione dell'emozione paura, c'è stata perfetta corrispondenza tra maschi e femmine costituenti il gruppo.

Nel gruppo di controllo l'emozione interesse non è stata manifestata con durata diversa nei due sessi (Test di Wilcoxon=0.2482), mentre per l'emozione gioia si è ottenuto un valore del Test di Wilcoxon pari a 0.0833 prossimo al valore significativo fissato a 0.05: ciò fa supporre che potrebbero esserci differenze significative di durata della manifestazione dell'emozione gioia in campioni di soggetti più ampi. Non ci sono differenze significative per le durate delle manifestazioni di sorpresa e tristezza e si ottiene completa uguaglianza tra i due sessi per le durate delle manifestazioni delle emozioni rabbia, paura, vergogna-timidezza e dolore.

Confrontando il quadro emozionale dei soggetti dei due sessi del g.s. e del g.c., nella situazione-stimo lo nella quale sono stati osservati tutti i dodici bambini della ricerca, è stato possibile verificare, mediante il Test di Wilcoxon, che non esiste alcuna differenza significativa nella durata della manifestazione delle emozioni tra maschi del g.s. e maschi del g.c. e che per le emozioni interesse, paura, vergogna-timidezza esiste perfetta corrispondenza di pattern emozionale nei due gruppi. Allo stesso modo non esistono differenze significative nella durata della manifestazione emozionale tra le femmine del g.s. e le femmine del g.c. per le emozioni gioia, tristezza e rabbia; manifestano la stessa durata di sorpresa e dolore, ma si ottiene un valore prossimo a 0.05, fissato come valore di significatività, per l'emozione interesse (Test di Wilcoxon=0.0765) permettendo d'ipotizzare che in un campione più vasto si potrebbero riscontrare differenze significative nella durata della manifestazione dell'emozione interesse tra le bambine sieropositive e le bambine sieronegative.

E' stata condotta un'analisi più dettagliata delle durate delle manifestazioni emozionali dei bambini costituenti il g.s. allo scopo di mettere in luce eventuali differenze in situazioni-stimolo parallele quali:

- osservatore presente/persona d'affido assente; osservatore presente/persona d'affido tornata (stimoli 02/03);

- gioco solo-con flebo/gioco solo-senza flebo (stimoli 07/10);

- gioco con persona d'affido-con flebo/gioco con persona d'affido-senza flebo (stimoli 08/11);

- gioco con osservatore-con flebo/gioco con osservatore-senza flebo (stimoli 09/12).

Confrontando le durate delle singole emozioni manifestate in ogni condizione-stimolo con il Test di Wilcoxon, si sono ottenuti i seguenti risultati.

STIMOLI 02/03

Non ci sono differenze significative di durata della manifestazione di interesse, tristezza, rabbia, vergogna-timidezza e dolore nei sette soggetti in queste due situazioni-stimolo; per l'emozione sorpresa si è ottenuta perfetta identità di durata della manifestazione emozionale. Nel caso della gioia, invece, è da segnalare un valore molto prossimo al livello di significatività fissato a 0.05 (Testi di Wilcoxon=0.0679) fatto che fa arguire che in un gruppo di soggetti più numeroso si potrebbero avere differenze significative nella manifestazione dell'emozione gioia in bambini sieropositivi, al ritorno della persona d'affido.

STIMOLI 07/10

Il confronto tra queste due condizioni stimolo porta a risultati in cui prevalgono valori prossimi al livello di significatività, posto a 0.05, per cui valgono le considerazioni fatte allo stimolo precedente. Le emozioni che si manifestano con durata non troppo simile nella condizione di gioco solo con flebo o senza flebo dei bambini sieropositivi sono: l'interesse con valore del test di Wilcoxon pari a 0.0747; l'emozione gioia con valore del Test di Wilcoxon pari a 0.0679; l'emozione tristezza con valore del Test di Wilcoxon pari a 0.0678. Nel caso delle emozioni sorpresa, paura, vergogna-timidezza e dolore c'è identità di durata nelle due situazioni-stimolo, mentre non c'è assolutamente differenza significativa per la durata con la quale è stata manifestata la rabbia.

STIMOLI 08/11

Non c'è differenza significativa nella durata della manifestazione delle emozioni interesse, sorpresa, tristezza, vergogna-timidezza. C'è identità di durata della manifestazione emozionale di rabbia, paura e dolore, mentre nel caso della gioia è rilevabile un valore prossimo al livello di significatività di 0.05 (Test di Wilcoxon=0.0796) facente supporre una possibile diversa durata del pattern emozionale inerente la gioia in campioni più ampi.

STIMOLI 09/12

L'emozione interesse fa registrare un valore significativo del Test di Wilcoxon pari a 0.0346, cioè i soggetti del g.s. hanno manifestato con durate maggiori l'interesse nel gioco con l'osservatore quando non avevano la flebo rispetto a quando l'avevano al braccio, mentre non ci sono differenze significative nella durata delle altre emozioni.

Ai fini della ricerca riveste notevole interesse verificare se esistono correlazioni di alcun genere tra parametri biologici e parametri emozionali dei soggetti dei due gruppi, e particolarmente del g.s., per potere affermare se e quali sono le influenze delle anomalie del sistema immunitario sul sistema emozionale dei soggetti costituenti il gruppo e viceversa.

A tale scopo sono stati correlati i parametri biologici dei soggetti dei due gruppi con le durate del loro pattern emozionale manifestato nella condizione-stimolo considerata maggiormente confrontabile, cio è: arrivo osservatore/persona d'affido presente, per potere evidenziare sia le differenze tra i due gruppi sia le relazioni tra sistema immunitario alterato e non e sistema emozionale dei soggetti.

La correlazione di Pearson ad una coda tra parametri biologici (tasso di eritrociti e di leucociti nel sangue, valore delle immunoglobuline IgA, IgG, IgM) e parametri emozionali (intesi come durata delle singole emozioni in una data situazione-stimolo) nei due gruppi rispetto alla situazione-stimolo 01: arrivo osservatore/persona d'affido presente, ha dato i risultati sotto riportati.

ERITROCITI

Non sono risultate correlazioni positive o negative tra questo parametro e i parametri emozionali.

LEUCOCITI

Non sono risultate correlazioni positive o negative tra questo parametro e i parametri emozionali.

IgA

Si è ottenuta una correlazione di Pearson positiva, con valore pari a 0.9358, tra le immunoglobuline del gruppo A e l'emozione vergogna-timidezza.

IgG

Non è risultata alcuna correlazione tra questo parametro e i parametri emozionali.

IgM

Non è risultata alcuna correlazione tra questo parametro e i parametri emozionali.

Proseguendo l'elaborazione dei dati, sono stati correlati i parametri emozionali dei soggetti del g.s. riferiti alla situazione-stimolo: arrivo osservatore/persona d'affido presente, con i loro parametri biologici relativi all'inizio della ricerca, periodo nel quale è stata effettuata l'osservazione suddetta.

Sono stati ottenuti i seguenti risultati suddivisi per ogni parametro biologico:

ERITROCITI g.s. 1° OSSERVAZIONE

Non sono risultate correlazioni tra questo parametro e i parametri emozionali.

LEUCOCITI g.s. 1° OSSERVAZIONE

E' stata registrata una correlazione di Pearson positiva (0.8759) tra questo parametro e l'emozione vergogna-timidezza.

IgA g.s. 1° OSSERVAZIONE

E' stata registrata una correlazione di Pearson positiva tra questo parametro e l'emozione vergogna-timidezza (0.9400).

IgG g.s. 1° OSSERVAZIONE

E' stata registrata una correlazione di Pearson negativa tra questo parametro e l'emozione dolore (-0.8844).

IgM g.s. 1° OSSERVAZIONE

Non ci sono correlazioni tra questo parametro e i parametri emozionali.

Lo stesso tipo di correlazione è stata fatta per il g.c., tra parametri biologici ed emozionali registrati nella situazione-stimolo: arrivo osservatore/persona d'affido presente. I risultati ottenuti per ogni parametro biologico sono i seguenti:

ERITROCITI g.c.

Non ci sono state correlazioni tra questo parametro e le emozioni manifestate.

LEUCOCITI g.c.

Non ci sono state correlazioni tra questo parametro e i parametri emozionali.

IgA g.c.

Non ci sono state correlazioni tra questo parametro e i parametri emozionali.

IgC g.c.

E' stata registrata una correlazione di Pearson negativa pari a -0.8696 tra questo parametro e l'emozione tristezza.

IgM g.c.

Non ci sono state correlazioni tra questo parametro e i parametri emozionali.

 

Infine, sono stati correlati i parametri biologici del g.s. riferiti all'ultima serie di osservazioni effettuate sui soggetti ad esso appartenenti con i parametri emozionali globali da esso manifestati con i seguenti risultati, suddivisi per parametro biologico:

ERITROCITI g.s. 2° OSSERVAZIONE

Non sono state registrate correlazioni tra questo parametro e i parametri emozionali.

LEUCOCITI g.s. 2° OSSERVAZIONE

Non sono state registrate correlazioni tra questo parametro e i parametri emozionali.

IgA g.s. 2° OSSERVAZIONE

Si è avuta una correlazione di Pearson positiva pari a 0.9570 tra questo parametro e l'emozione vergogna-timidezza.

IgG g.s. 2° OSSERVAZIONE

Non si sono avute correlazioni tra questo parametro e i parametri emozionali.

IgM g.s. 2° OSSERVAZIONE

Non si sono avute correlazioni tra questo parametro e i parametri emozionali.

 

Durante la loro permenenza nel Day Hospital, i bambini dei due gruppi impegnavano il tempo di attesa delle visite mediche o di completamento delle terapie dei casi, giocando con giochi o materiali messi a disposizione dall'ospedale. I bambini del g.s. chiedevano i giochi ai familiari accompagnatori, alle maestre di gioco o a me quando ero in loro compagnia. I bambini del g.c., invece, sceglievano liberamente le attività ludiche, potendosi muovere liberamente nel reparto. La preferenza dei giochi tra i due gruppi, espressa in frequenza percentuale di preferenze sul totale delle osservazioni, era così ripartita:

PREFERENZA DEI GIOCHI g.s. (espressa in frequenza percentuale)

ambulanza con ferito, medico e personale paramedico 48%

valigia del dottore completa di strumenti 28%

costruzioni 14%

squalo 5%

puzzle 2%

PREFERENZA DEI GIOCHI g.c. (espressa in frequenza percentuale)

disegno 98%

puzzle 2%

I bambini del g.s. solitamente, chiedevano di disegnare spontaneamente solo dopo un lungo periodo di permanenza nel reparto, per il protrarsi delle terapie, per impegnarsi in un'attività diversa dal gioco che dopo qualche tempo li stancava.

I bambini del g.c., invece, di solito chiedevano subito carta e penna per disegnare e mostrare ai familiari accompagnatori o a me la loro bravura artistica.

Quando i bambini del g.s. o del g.c. chiedevano di disegnare, fornivo loro un foglio da disegno formato A3, liscio, ed una matita da disegno normale.

I bambini del g.s. solitamente chiedevano a me che cosa dovere disegnare, mentre i bambini del g.c. disegnavano liberamente e di loro spontanea volontà.

I bambini del g.s. manifestavano maggiore insicurezza rispetto a quelli del g.c. quando dovevano iniziare un disegno, tendendo a ripetere ripetutamente che non ne erano capaci o che erano poco capaci. Tuttavia, quando chiedevo loro di disegnare qualcosa lo facevano con impegno.

In questo modo ho sottoposto i soggetti di entrambi i campioni al Test della Figura Umana e al Test della Famiglia per potere raccogliere materiale grafico da analizzare seguendo lo studio dell'interpretazione del disegno infantile.

Durante la produzione grafico-artistica dei bambini ho registrato le loro manifestazioni emozionali per potere rilevare se ci fossero differenze nella durata delle stesse tra i soggetti dei due gruppi, cioè tra bambini sieropositivi o in AIDS conclamata e i bambini sieronegativi. Ed allo stesso tempo per poter inferire dal pattern emozionale manifestato durante una proiezione di sé, qual'è data dal Test della Figura Umana, e della famiglia, qual'è data dal Test della Famiglia appunto, la rappresentazione di sé dei soggetti dei due gruppi e la rappresentazione della loro famiglia.

Le rappresentazioni di sé e della propria famiglia sono importanti, in questa sede, per evidenziare se le manifestazioni emozionali dei soggetti oggetto di studio sono dovute non tanto e non solo alla condizione di malati cronici, ma anche, e soprattutto, alla situazione familiare nella quale i bambini si trovano a vivere.

I materiali prodotti dai bambini del g.s. sono stati raccolti durante tutto l'arco di tempo nel quale è stata condotta la loro osservazione.

Di alcuni di essi è stato possibile, dunque, raccogliere produzioni grafiche a distanza di sette mesi, notando lo sviluppo cognitivo dei soggetti stessi.

E' possibile quindi suddividere i materiali raccolti nel g.s. negli stadi dello scarabocchio e di disegno preschematico, distinzione che corrisponde esattamente alla divisione rispetto all'età dei soggetti.

Nel g.s., sulla base dello studio degli scarabocchi o dei disegni prodotti dai bambini osservati, è possibile affermare che c'è stato sviluppo cognitivo-motorio proporzionale all'età dei soggetti.

Ciò è dimostrato dal fatto che nei soggetti più giovani, di età compresa tra i due anni e nove mesi e i quattro anni e tre mesi, si è passati da uno stadio dello scarabocchio disordinato ad uno stadio dello scarabocchio ordinato dai due anni e nove mesi ai tre anni e quattro mesi; e da uno stadio dello scarabocchio ad uno stadio preschematico del disegno nei bambini dai tre anni e otto mesi ai quattro anni e tre mesi. Perfettamente in linea con quello che dal punto di vista del disegno è considerato un normale sviluppo cognitivo del bambino.

Analizzando i materiali prodotti, quindi, si possono riassumere le osservazioni effettuate come riportato di seguito.

STADIO DELLO SCARABOCCHIO 1° OSSERVAZIONE g.s.

TEST DELLA FIGURA UMANA

n° 3 soggetti: - cerchi disgiunti su tutto il foglio

- cerchi uniti con righe per riempire lo spazio

- righe tracciate con forza: foglio gettato

STADIO DELLO SCARABOCCHI ULTIMA OSSERVAZIONE g.s.

TEST DELLA FIGURA UMANA

n° 1 soggetto: - cerchi a riempire tutto il foglio, uniti o meno da righe.

STADIO DELLO SCARABOCCHIO 1° OSSERVAZIONE g.s.

TEST DELLA FAMIGLIA

n° 3 soggetti: - cerchi disgiunti su tutto il foglio;

- un cerchio per la testa e un semicerchio per le gambe; un cerchio più piccolo per rappresentare un bambino;

- cerchi disordinati attraversati da due righe tracciate con forza, poi la matita viene scagliata via da sé con rabbia; non vuole più vedere il foglio.

STADIO DELLO SCARABOCCHI ULTIMA OSSERVAZIONE g.s.

TEST DELLA FAMIGLIA

n° 1 soggetto: - cerchi ordinati tracciati su tutto il foglio ("Sono figure").

Un bambino di cinque anni e undici mesi, solitamente produttore di disegni classificabili nello stadio preschematico, disegnando per il Test della Famiglia, durante un'osservazione, ha manifestato una regressione allo stadio dello scarabocchio rappresentando la famiglia con due cerchi e linee disordinate. Subito dopo averlo fatto, ha chiesto un altro foglio ed ha disegnato una famiglia con una rappresentazione grafica classificabile nello stadio preschematico a lui solito ed in linea con la sua età.

Nessun bambino appartenente al gruppo di controllo ha disegnato scarabocchi.

Il disegno nello stadio preschematico dei bambini appartenenti al gruppo sperimentale può essere considerato nella produzione globale dei soggetti nell'arco di tempo in cui sono avvenute le osservazioni, tenendo conto quindi anche dei disegni effettuati dai bambini evoluti dallo stadio dello scarabocchio a quello preschematico qui considerato.

La produzione globale permette una comparazione non solo grafica ma, come vedremo, anche emozionale dei bambini del g.s. con i bambini del g.c.

I bambini del g.s. hanno prodotto una serie di disegni non molto ricchi di particolari, in cui la coordinazione motoria, valutata con i parametri di Goodenough e Harris (Polacek K., Carli D., 1981) in alcuni casi è nulla, nei quali i soggetti rappresentati mancano di arti o di descrizioni dettagliate degli abiti, in cui talvolta gli stessi soggetti sono rappresentati mediante figure diverse, nei quali mancano ambienti di vita.

Dalla valutazione dei disegni è stato possibile ricavare il quoziente d'intelligenza (Q.I.) riportato nella descrizione del campione in Tab.29 mediante il metodo di valutazione elaborato dalla Goodenough: anche i bassi valori di Q.I. ottenuti soprattutto per i soggetti appartenenti al g.s., mettono in risalto come i disegni prodotti fossero privi o carenti di dettagli. La correlazione di Pearson ha permesso di verificare che non ci sono correlazioni tra Q.I. e durate emozionali né nei bambini del g.s., né nei bambini del g.c.

La val tazione dei disegni prodotti per il Test della Figura Umana dal g.s. (sette soggetti) può essere così sintetizzata, riportando per ogni caratteristica del disegno, il numero di bambini che l'ha prodotta:

STADIO PRESCHEMATICO g.s.

TEST DELLA FIGURA UMANA

testa presente 7 gambe presenti 2

occhi presenti 6 busto presente 4

naso presente 5 ambiente presente 2

bocca presente 5 sorriso rappresentato 4

capelli presenti 4 proporzioni corrette 5

braccia presenti 5 vestiario 3

mani presenti 5

I bambini del g.s. spesso disegnavano spontaneamente due volte di seguito il medesimo test richiesto, talvolta per protrarre il 'gioco', talvolta perché desideravano esprimersi meglio: il secondo disegno prodotto, in quattro casi, non era però una Figura Umana così definibile all'osservazione, ma un ambiente: una casa, un albero, un drago sputafuoco, un laghetto dove si può andare a pescare la domenica con il papà.

I bambini del g.c. rappresentavano, invece, nella realizzazione del Test della Figura Umana, delle figure che all'osservazione appaiono chiaramente umane: veniva rappresentata (per affermazione degli stessi bambini) la maestra, la mamma oppure una bambina o un bambino che affermavano essere se stessi. In due casi il test è stato ripetuto spontaneamente dai bambini che hanno disegnato figure umane complesse, con arti abnormi, su barche o dentro castelli sui quali pioveva molto e molto forte.

Le caratteristiche dei disegni prodotti dai bambini del g.c. per il Test della Figura Umana possono essere così sintetizzate:

STADIO PRESCHEMATICO g.c.

TEST DELLA FIGURA UMANA

testa presente 5 gambe presenti 3

occhi presenti 4 busto presente 5

naso presente 3 ambiente presente 0

bocca presente 3 sorriso rappresentato 2

capelli presenti 2 proporzioni corrette 3

braccia presenti 3 vestiario 4

mani presenti 0

Come accennato, i bambini di entrambi i gruppi sono stati sottoposti anche al Test della Famiglia, cioè chiedevo loro di rappresentare una famiglia, come volevano, meglio che potevano.

I bambini del g.s. mi guardavano fisso negli occhi quando ponevo loro questa richiesta, tutti e sette, e quando si mettevano a disegnare una famiglia dimostravano molta incertezza. Dicevano sempre di non essere capaci di disegnare oppure mi chiedevano ripetutamente se andava bene il disegno di una famiglia piuttosto che quello di un'altra. Considerando la globalità dei disegni della famiglia prodotti dal g.s., escluso il caso di uno dei soggetti che ha sempre disegnato uno scarabocchio, si può affermare che essi difficilmente riportano una rappresentazione fedele al reale della famiglia. Talvolta la famiglia viene rappresentata in altro modo: con un insieme di tubi o con la stilizzazione di una casa assolutamente priva di particolari. Altrimenti rappresentando persone che normalmente nella famiglia dei bambini non ci sono o non disegnando quelle che comunemente nella loro famiglia esistono. In un caso la famiglia rappresentata, la mamma e la nonna, sono state cancellate con rabbia. Difficile la rappresentazione dei fratelli nel g.s. anche quando questi esistono nella famiglia; mai rispettate le proporzioni dei soggetti per cui la figura del padre, spesso assente nella famiglia reale, veniva disegnata molto grande rispetto al bambino molto piccolo. La figura del padre è stata sempre disegnata solo dai bambini che non hanno la sua presenza in famiglia e ogni volta che essi rappresentavano il padre, eludevano di rappresentare le persone femminili alle quali i bambini sono affidati. In un solo caso la rappresentazione della famiglia è avvenuta in presenza di un ambiente. Nessuno dei soggetti rappresentati sul foglio era allineato a quello accanto o allineato ad un margine del foglio come tipico nelle realizzazioni della famiglia nei disegni dei bambini dello stadio preschematico.

Qualche volta i bambini del g.s. ripetevano spontaneamente la realizzazione del test. In un caso la ripetizione del disegno della famiglia ha portato il soggetto a disegnare in fretta un insieme di formiche, a mezzo tra lo stadio dello scarabocchio e quello preschematico, con le figure disegnate mal definite, tranne nel caso del padre, molto vicino ad una Figura Umana. In un altro caso la famiglia, costituita da nonna e madre, è stata perfezionata rispetto alla prima realizzazione; in un altro la famiglia del secondo disegno è stata rappresentata con una casa. Un soggetto ha disegnato, per il Test della Famiglia, una bambina (se stessa), un albero ed una casa, con la figura umana molto più grande dei due oggetti; un altro soggetto ha rappresentato la famiglia con una casa ed una garage dove riporre le automobili.

Nessuno dei bambini del g.s. era contento di disegnare la Famiglia, assumendo un atteggiamento teso rispetto a quello mantenuto durante la realizzazione della Figura Umana.

I bambini del g.c. non mi guardavano mai fisso negli occhi quando chiedevo loro di disegnarmi una Famiglia, quella che volevano, meglio che potevano. Si accingevano a disegnare senza problemi, talvolta canticchiando, come se stessero disegnando qualsiasi altra cosa. Nessuno di loro si scherniva affermando di non essere capace di assolvere il compito.

Le famiglie disegnate dai soggetti del g.c. erano tutte rappresentazioni reali della famiglia dei soggetti stessi, con il mantenimento delle proporzioni corrette tra padre, madre e figli, sempre rappresentati. Solo in un caso un soggettto del g.c. ha disegnato la sorella maggiore più piccola di se stesso perché: "Mi fa sempre i dispetti allora la disegno più piccola".

I componenti della famiglia sono sempre stati rappresentati dai bambini del g.c. allineati uno rispetto all'altro, sempre nel centro del foglio. In un caso la ripetizione del disegno della Famiglia ha portato un soggetto del g.c. a rappresentare solo una figura, la maestra.

Durante la produzione dei disegni ho osservato i bambini dei due gruppi seguendo il metodo Affex di Izard per monitorare il loro pattern emozionale durante i due test grafici proiettivi della Figura Umana e della Famiglia.

Tale osservazione, avvenuta per ogni disegno nell'arco di 60 secondi, aveva lo scopo di stabilire, inferendole dalla durata della risposta emozionale, le differenze di durata delle manifestazioni delle emozioni dei due gruppi; lo scopo era verificare se il quadro emozionale dei soggetti era più in relazione alla situazione familiare che alla condizione di ricovero ospedaliero, oppure più in relazione alla malattia cronica ed alla rappresentazione di sé come 'malato' che alla condizione familiare.

L'osservazione di ogni singola emozione per ogni gruppo e per ogni test proiettivo è di seguito sintetizz ata.

TEST DELLA FIGURA UMANA g.s. (osservazione di 60 secondi)

L'emozione interesse è stata manifestata da quattro bambini su sette per 8.00, 10.00 (due soggetti) e 15.00 secondi. L'emozione gioia è stata manifestata da tre soggetti su sette per 7.00, 40.00 e 42.00 secondi; nessun soggetto ha manifestato sorpresa.

Cinque bambini su sette hanno manifestato tristezza per 6.00, 15.00, 16.00, 25.00, 32.00 secondi. Cinque bambini su sette hanno manifestato rabbia per 9.00, 12.00, 23.00, 39.00, 60.00 secondi. Nessun soggetto ha manifestato paura o dolore, mentre un soggetto su sette ha manifestato vergogna-timidezza per 6.00 secondi.

TEST DELLA FIGURA UMANA g.c. (osservazione di 60 secondi)

L'emozione interesse è stata manifestata da quattro bambini su cinque per 9.00, 13.00, 31.00 e 35.00 secondi; tre bambini su cinque hanno manifestato gioia per 5.00 e 20.00 (due soggetti) secondi. Nessun bambino ha manifestato sorpresa; un bambino ha manifestato tristezza per 11.00 secondi; nessun bambino ha manifestato rabbia, paura o dolore mentre un bambino ha manifestato vergogna-timidezza per 14.00 secondi.

TEST DELLA FAMIGLIA g.s. (osservazione di 60 secondi)

L'emozione interesse è stata manifestata da cinque soggetti per 5.00 (due soggetti), 8.00, 9.00 e 24 secondi; due soggetti hanno manifestato gioia per 11.00 e 27.00 secondi. Nessun soggetto ha manifestato sorpresa; cinque soggetti hanno manifestato tristezza per 11.00, 21.00 (due soggetti), 29.00 e 50.00 secondi. Cinque soggetti hanno manifestato rabbia per 9.00, 10.00, 17.00, 31.00 e 39.00 secondi. Due soggetti hanno manifestato paura per 17.00 e 25.00 secondi; non c'è stata manifestazione di vergogna-timidezza e un soggetto ha manifestato dolore per 8.00 secondi.

TEST DELLA FAMIFLIA g.c. (osservazione di 60 secondi)

L'emozione interesse è stata manifestata da quattro bambini su cinque per 12.00, 14.00, 16.00 e 20.00 secondi; tre bambini hanno manifestato gioia per 13.00, 23.00 e 30.00 secondi; nessun bambino ha manifestato sorpresa. Un bambino ha manifestato tristezza per 25.00 secondi. Un bambino ha manifestato rabbia per 10.00 secondi; un soggetto ha manifestato vergogna-timidezza per 4.00 secondi mentre nessun soggetto ha manifestato dolore.

Anche questi dati sono stati confrontati con il Test di Wilcoxon per verificare se esistono differenze significative tra i soggetti del g.s e del g.c. rispetto alla durata del comportamento emozionale.

Fissato il valore di significatività a 0.05, non sono state riscontrate differenze significative tra i due gruppi rispetto alle durate delle emozioni interesse, gioia, sorpresa (per la quale c'è assoluta uguaglianza di durata tra g.s. e g.c.), paura (per la quale c'è identità di durata tra i due gruppi), vergogna-timidezza e dolore (con identica durata tra i gruppi) durante la realizzazione del Test della Figura Umana.

Sono da sottolineare, invece, le differenze significative di durata tra g.s. e g.c. delle emozioni tristezza, per la quale si ottiene un valore del Test di Wilcoxon pari a 0.0687, molto prossimo a quello significativo, tale da far supporre che in un confronto tra campioni più grandi si potrebbero ottenere differenze significative; e dell'emozione rabbia che invece è risultata essere significativa per un valore pari a 0.0236, dimostrando che esistono differenze nella durata della manifestazione di quest'emozione tra i soggetti appartenenti al g.s. e i soggetti appartenenti al g.c.

Durante la realizzazione del Test della Famiglia, non sono state riscontrate differenze di durata significative nella manifestazione emozionale tra i soggetti dei due gruppi in tutte le emozioni, con assoluta identità di durata emozionale per l'emozione sorpresa. E' da sottolineare però il valore ottenuto al Test di Wilcoxon per l'emozione rabbia (0.0824) prossimo al valore significativo pari a 0.05, che permette d'ipotizzare una differenza significativa nella durata della manifestazione dell'emozione tra i soggetti di campioni più grandi di quelli osservati.

E' stata verificata la differenza nella durata del comportamento emozionale con il Test di Wilcoxon anche tra soggetti di sesso diverso all'interno dello stesso campione per ogni test grafico.

All'interno del g.s., per la realizzazine del Test della Figura Umana, si è ottenuto un valore prossimo alla significatività per l'emozione tristezza (0.0745), testimoniando quindi una possibile differenza di durata dello stato emozionale tra maschi e femmine all'interno di un campione sperimentale più ampio. Semp re per la realizzazione del Test della Figura Umana, nel g.c., si è ottenuto un valore prossimo alla significatività (0.0679) per l'emozione gioia, cioè sono possibili differenze significative nella durata della manifestazione dell'emozione tra maschi e femmine di un campione di controllo più ampio.

Nella realizzazione del Test della Famiglia, tra maschi e femmine del g.s., è stata verificata con il Test di Wilcoxon differenza significativa nella durata della manifestazione dell'emozione tristezza (0.0308) che viene manifestata con una durata superiore dai maschi.

Nel gruppo di controllo, invece, il confronto mediante il Test di Wilcoxon tra le durate delle manifestazioni di ogni singola emozione rilevatasi durante il Test della Famiglia, tra maschi e femmine componenti il gruppo, ha dato valori prossimi alla significatività per le emozioni interesse (0.0833) e gioia (0.0756) che permettono di ipotizzare differenze di durata dello stato emozionale durante questo test proiettivo in un campione di controllo più ampio.

Il Test di Wilcoxon è stato applicato anche alla durata di ogni singola emozione manifestata dai maschi del g.s. e dai maschi del g.c. per ogni test grafico.

Il confronto tra maschi del g.s. e maschi del g.c. rispetto alla durata dello stato emozionale manifestato durante la realizzazione del Test della Figura Umana, ha rivelato un valore molto prossimo alla significatività per l'emozione tristezza 80.0603 del Test di Wilcoxon) cioè in campioni più ampi possono sussistere differenze significative di durata tra maschi del g.s. e del g.c. rispetto a quest'emozione. Il confronto tra i maschi dei due gruppi rispetto alla durata del loro comportamento emozionale manifestato durante la realizzazione del Test della Famiglia, non ha rivelato differenze significative per la manifestazione di nessuna emozione.

Il confronto mediante Test di Wilcoxon tra femmine del g.s. e del g.c. rispetto alla durata dello stato emozionale manifestato durante la realizzazione del Test della Figura Umana, ha riscontrato differenze significative nella manifestazione dell'emozione gioia (0.05 Test di Wilcoxon) che viene manifestata maggiormente dalle bambine del g.c.

Mentre il confronto tra femmine del g.s. e del g.c. rispetto alla durata del pattern emozionale manifestato durante la realizzazione del test della Famiglia, ha verificato differenze significative di durata della manifestazione della rabbia (0.069 Test di Wilcoxon). Essa viene manifestata maggiormente dalle bambine del g.s.

Durante la realizzazione dei disegni o durante il gioco, specialmente con l'ambulanza e la valigia del dottore, i bambini del g.s. non si sono mai rappresentati o definiti malati: erano sempre il medico o l'infermiere, oppure se stessi se rappresentati nel disegno, ma non hanno mai associato verbalmente loro stessi ad una qualunque malattia.

 

LE CONCLUSIONI

I risultati ottenuti dalle elaborazioni delle osservazioni effettuate sui bambini sieropositivi o malati di AIDS del gruppo sperimentale e sui bambini sieronegativi del gruppo di controllo, permettono di affermare quanto segue.

Non esistono differenze significative di frequenza e di durata della manifestazione emozionale tra i bambini sieropositivi ed i bambini sieronegativi osservati.

Tuttavia, il valore prossimo alla significatività ottenuto per la durata dell'emozione interesse, permette di ipotizzare che osservazioni effettuate su campioni più ampi delle due popolazioni potrebbero rilevare differenze significative nella durata della manifestazione emozionale soprattutto per l'emozione interesse. Essa tendenzialmente si manifesta maggiormente nei bambini del gruppo sperimentale osservati, fatto che permette di affermare che i bambini sieropositivi ricoverati nel reparto per le terapie e le visite di routine, mantengono una tendenza all'attivazione emozionale maggiore rispetto ai bambini sieronegativi.

I due gruppi hanno manifestato l'emozione paura con la stessa durata, dato che permette di affermare che la condizione di ricovero ospedaliero incide allo stesso modo sui soggetti dei due gruppi: i bambini del gruppo sperimentale manifestano un grado di paura sul quale senz'altro incide l'abitudinarietà del ricovero, mentre i bambini del gruppo di controllo non sembrano eccessivamente spaventati da una mattinata trascorsa ad essere visitati.

Da queste affermazioni si può facilmente giungere alla conclusione che l'ambiente di ricovero non ha un effetto negativo sui soggetti o che, se eventualmente lo dovesse avere, senza una penalizzazione di coloro che frequentano per più tempo il Day Hospital nel quale sono sottoposti a terapie anche dolorose. Anzi, essi mantengono una tendenza all'attivazione dell'interesse per ciò che accade loro attorno, per ciò che viene loro praticato e per ogni situazione che possa comportare elicitazione di stati emozionali diversi dall'apatia causata dall'abitudinarietà.

Non esistono differenze significative tra i soggetti dei due gruppi nemmeno per la durata della manifestazione delle emozioni tristezza e dolore, fatto che poteva essere ipotizzabile, a testimoniare come i due gruppi abbiano manifestato un quadro globale di comportamento omologabile l'uno all'altro.

La stessa analisi della durata emozionale dei soggetti dei due gruppi in una condizione-stimolo definita come quella dell'arrivo dell'osservatore (fatto che poteva elicitare attivazione dello stato emozionale più nei soggetti del gruppo sperimentale in una situazione di apatia dovuta all'abitudinarietà del ricovero) non ha dato risultati di differenza significativa tra i soggetti dei due gruppi. Ciò porta ad ipotizzare che nemmeno nelle altre condizioni-stimolo in cui la condizione dei soggetti sieropositivi sia confrontabile con quella dei soggetti sieronegativi, ci possano essere differenze significative di durata emozionale tra i due gruppi.

Tra soggetti del gruppo sperimentale e soggetti dei gruppo di controllo non esistono differenze significative nemmeno nella durata della manifestazione emozionale tra i bambini dello stesso sesso anche se sono da sottolineare valori prossimi alla significatività per la durata dell'emozione interesse. Ulteriori ricerche su campioni più grandi potrebbero rivelare differenze significative di durata, relativamente soprattutto all'emozione interesse, tra bambine sieronegative e bambine sieropositive, in favore di queste ultime.

L'analisi della durata emozionale del gruppo sperimentale in condizioni-stimolo in cui la variabile studiata è stata l'effetto delle terapie del caso, mediante somministrazione per via endovenosa di farmaci (flebo), sul soggetto dal punto di vista emozionale, ha dato dei risultati interessanti. I risultati ottenuti permettono di concludere che i bambini sieropositivi o in AIDS conclamata manifestano tendenzialmente di più l'interesse e la gioia quando giocano da soli senza avere la flebo al braccio, mentre manifestano tendenzialmente di più la tristezza quando sono sottoposti alla terapia. Risultati che potrebbero essere definitivamente evidenti effettuando osservazioni su campioni più ampi di soggetti.

Il fatto che sia la terapia alla quale sono sottoposti ad agire sulla durata del comportamento emozionale dei bambini nella situazione di gioco durante il ricovero in Day Hospital più che la loro generica situazione di malati cronici o la loro situazione familiare, è testimoniata dalla tendenza dei soggetti del gruppo sperimentale a manifestare più a lungo la gioia in presenza della persona alla quale sono affidati quando non hanno la flebo al braccio. Allo stesso tempo, la presenza di una persona estranea che stimoli loro il gioco o che tenga loro compagnia mentre giocano, incide positivamente sui soggetti sieropositivi o malati di AIDS osservati, in quanto l'emozione interesse viene elicitata ed è significativamente più duratura quando essi non hanno la flebo al braccio.

Le terapie alle quali vengono sottoposti i bambini del gruppo sperimentale non agiscono quindi negativamente sul quadro emozionale globale dei soggetti, ma su quello specifico legato alla situazione di gioco in quanto i bambini sono impediti nei movimenti e nell'espressione di sé nel gioco dalla strumentazione necessaria a somministrare i farmaci.

Le scarse correlazioni positive tra i parametri biologici e i parametri emozionali permettono di concludere che lo stato emozionale dei soggetti sieropositivi non dipende dall'infezione da HIV nel suo complesso.

Tuttavia, la correlazione positiva tra il tasso di immunoglobuline del gruppo A e l'emozione vergogna-timidezza nei bambini sieropositivi o malati di AIDS, permette di mettere in relazione quest'emozione con il sistema immunitario: all'aumentare del tasso di immunoglobuline (tasso molto più alto nei soggetti sieropositivi che nei soggetti sieronegativi) aumenta la tendenza dei soggetti a manifestare quest'emozione.

Le correlazioni tra i parametri biologici dei bambini del gruppo sperimentale e i parametri emozionali riferiti alla condizione-stimolo di arrivo dell'osservatore, hanno permesso di notare correlazioni positive tra il tasso di leucociti e di immunoglobuline del gruppo A sempre con l'emozione vergogna-timidezza, mentre esiste una correlazione negativa tra l'emozione dolore e le immunoglobuline del gruppo G. Essendo correlati positivamente tassi di leucociti e di IgA abnormi nei bambini sieropositivi a causa dell'infezione da HIV, ed un'emozione manifestata da pochi soggetti, si può concludere che il pattern emozionale dei soggetti sieropositivi non è alterato dall'infezione da HIV e, di conseguenza, dalla malattia nelle prime fasi di manifestazione ad esso correlata, globalmente. Però, in alcuni soggetti, la manifestazione dell'emozione vergogna-timidezza è dovuta non tanto ad una manifestazione normale del bambino, quanto al livello esageratamente alto dei parametri legati al sistema immunitario nel suo sangue. L'emozione dolore, invece, essendo correlata in maniera inversa al tasso di immunoglobuline del gruppo G, viene manifestata con durate (e verosimilmente con frequenze) minori dai bambini sieropositivi in virtù dell'alto tasso di IgG nel loro sangue.

Il confronto della durata emozionale dei bambini sieropositivi con quello dei bambini sieronegativi rela tivamente alla correlazione con i parametri biologici, sostiene l'affermazione precedente. Infatti, nel gruppo di bambini sieronegativi non sono state riscontrate correlazioni tra parametri biologici ed emozionali tranne nel caso del rapporto tra immunoglobuline del gruppo G e l'emozione tristezza che sono correlate in maniera inversa. Al più basso tasso di IgG nel sangue dei bambini sieronegativi corrisponde una maggiore durata della tristezza, non riscontrata nel gruppo sperimentale. Quindi il maggiore tasso di immunoglobuline nel sangue dei soggetti sieropositivi, se non protegge l'organismo dalla malattia legata all'infezione da HIV, può agire da inibitore nei confronti della manifestazione delle emozioni negative nei soggetti stessi.

Il dato che l'infezione da HIV non causi scompensi emozionali particolari nei soggetti colpiti è testimoniato anche dal fatto che non sono stati dimostrati pattern emozionali significativamente diversi tra i soggetti maschi appartenenti al gruppo sperimentale osservato, all'interno del quale un bambino presenta una marcata forma di AIDS. Se l'infezione da HIV e la sindrome AIDS ad essa correlata incidessero a livello emozionale sui soggetti colpiti, si sarebbero manifestate diversità di durata di manifestazione emozionale tra i maschi del gruppo sperimentale e tra questi e i maschi del gruppo di controllo, differenze che, invece, non sono state dimostrate.

Se ne conclude che l'infezione da HIV e l'AIDS non causano di per se stesse alterazioni nella durata delle emozioni tra soggetti colpiti e soggetti sieroconvertiti.

L'affermazione che l'infezione e la malattia qui considerate non incidono sul vissuto emotivo dei soggetti osservati, permette di ipotizzare che sussistono differenze, invece, relate al vissuto familiare dei soggetti sieropositivi.

Considerando che per la ricerca sono stati scelti come gruppo di controllo soggetti appartenenti a famiglie a rischio di HIV, nelle quali manchi il vissuto di malattia e di morte che caratterizza le famiglie dei bambini sieropositivi, lo studio della proiezione di sé e della propria famiglia nel disegno, e le emozioni ad esso collegate, dei soggetti osservati, permette di verificare se è il vissuto familiare dei bambini a causare differenze di durata emozionale.

Le osservazioni effettuate sui disegni permettono di affermare che lo sviluppo cognitivo dei soggetti sieropositivi rispetto ai soggetti sieronegativi è più lento, pur seguendo uno sviluppo costante ed in linea di massima nei tempi standard dei bambini non affetti da patologie croniche. E che il quoziente d'intelligenza non incide sul vissuto emozionale dei bambini osservati.

Le osservazioni della manifestazione emozionale durante la proiezione di sé nel disegno (Test della Figura Umana) hanno rivelato che i bambini sieropositivi pensano a se stessi tendenzialmente con maggiore tristezza, mentre in essi è significativamente maggiore la rabbia verso, evidentemente, la propria persona. Rabbia che, tendenzialmente, è in relazione con la propria famiglia vista non completa e problematica, in alcuni casi desiderata diversa da quella che realmente è. All'interno del gruppo sperimentale, sono i soggetti maschi a manifestare tendenzialmente più la tristezza nella rappresentazione di sé, mentre le femmine manifestano tendenzialmente di più la gioia. Risultato che diventa significativo nella rappresentazione della famiglia durante la quale la tristezza dei soggetti maschi è dimostrata avere durata maggiore che nelle femmine.

Tendenzialmente la differenza della manifestazione dell'emozione tristezza nei maschi del gruppo sperimentale è significativa anche rispetto ai maschi del gruppo di controllo, così come sono state dimostrate differenze significative nella manifestazione dell'emozione gioia tra femmine del gruppo sperimentale e femmine del gruppo di controllo, più gioiose durante la rappresentazione di sé. Rispetto alle femmine del gruppo di controllo, le bambine sieropositive manifestano maggiore rabbia durante la rappresentazione della famiglia.

Se ne conclude che è l'emozione rabbia ad essere manifestata in modo diverso tra i soggetti dei due gruppi, rabbia che è rivolta verso la propria persona e verso la propria famiglia, verosimilmente per l'inconscio rendersi conto di avere qualcosa che è in relazione con i traumi che si verificano nella famiglia stessa, e con la condizione di ricovero alla quale i bambini vanno incontro senza sapere perché, visto che non si pensano mai malati e non si rappresentano mai tali.

La tristezza è la seconda emozione tendenzialmente prevalente nel gruppo sperimentale, ad avvalorare l'ipotesi che il vissuto familiare dei bambini sieropositivi comporti loro un pattern emozionale costituito prevalentemente da emozioni negative.

A questo proposito, è da sottolineare che la condizione particolare della famiglia dei bambini sieropositivi influenza il comportamento emozionale dei bambini stessi a livello inconscio, manifestandosi infatti nella proiezione più che nel comportamento abitudinario. Infatti, il confronto tra gruppo sperimentale e gruppo di controllo relativamente alla medesima condizione-stimolo: arrivo osservatore/persona d'affido presente, non ha manifestato differenze di comportamento, facendo pensare che neanche in altre condizioni-stimolo confrontabili si sarebbero riscontrate differenze significative. Inoltre, i bambini siero positivi hanno manifestato significativamente più gioia quando la persona alla quale sono affidati è tornata nella loro stanza in presenza dell'osservatore che pure causa stimolo all'interesse, specialmente in condizione di gioco senza flebo.

Sostanzialmente, dunque, i bambini si trovano a vivere emotivamente bene nelle proprie famiglie pur avvertendo le tensioni che generano loro rabbia e tristezza.

Il quadro finale della ricerca è quello che permette di dimostrare che i bambini sieropositivi non manifestano alterazioni del quadro emozionale legate alla malattia, al frequente ricovero nei reparti del Day Hospital, o alle terapie in sé, alle quali hanno dimostrato di essere abituati, se non come vincolo al loro libero esprimersi in attività che richiedono la mobilità di tutti gli arti o di tutta la persona.

I bambini sieropositivi osservati non si rendono conto di essere malati, non hanno la possibilità di avvertire cognitivamente la malattia nel suo complesso, come qualcosa che causa loro problemi. Avvertono, invece, che è qualcosa della loro famiglia che non è equilibrato intorno a loro, generando tensioni che non capiscono e nelle quali si percepiscono come parte problematica.

 

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