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Commedia scena terza

Studio di due ricercatori scientifici. Stessa città sul fondo. Un tavolo con provette e microscopi e due giovani ricercatori: uno seduto con la testa tra le mani, l'altro in piedi, appoggiato al tavolo, pensieroso. Entrambi parlano a se stessi più che tra loro.

Ricercatore -seduto-: Basterebbe che funzionasse l'anticorpo monoclonale OKT4/Leu 3! basterebbe che venisse attivato anziché essere solo un marker!

Altro ricercatore -in piedi-: E perché poi quel maledetto, se è citotropo per le cellule cerebrali infettate, agisce in questo sito indipendentemente dall'interessamento immunitario?

Ricercatore -seduto-: Bloccare l'enzima transcrittasi inversa perché non riesca a tramutare il loro RNA in DNA quando entrano nella cellula bersaglio ed ecco lì che anche l'HIV sarebbe un virus come tanti altri che non fanno più paura. Invece ... invece ci vorranno ancora ore e anni ...

Altro ricercatore -in piedi-: Tempo, tanto.

Ricercatore -seduto-: Troppo per tutti quei bambini che sono già in ospedale, qui sopra, degenti in AIDS conclamata (si alza e passeggia per la stanza mentre l'altro prende una sedia di lato, l'accosta al tavolo e si siede, armeggiando con fogli). Il mio sogno di guarire i mali! E ora? (rivolto al pubblico; poi si scuote e torna pensieroso). Non pensare, non pensare a te. Pensa all'oggettività, all'empirismo.

Altro ricercatore: Ecco (leggendo un libro che ha preso tra le mani), vediamo. Potremmo ripetere l'esperimento in vitro ...

Ricercatore: Ricombinare l'interleuchina 2 per permetterle di attivare le cellule Natural Killer malgrado la devastante azione dell'HIV che blocca il sistema immunitario.

Altro ricercatore: Ma senza portare danni tessutali secondari.

Ricercatore: Preparare un altro miscuglio di farmaci per vedere di potenziarli senza gli effetti collaterali dell'AZT.

Altro ricercatore: E verificare se le ipotesi di Steinmann sono esatte. Se è ver o che il virus non infetta direttamente la cellula, ma ne causa la morte quando le cellule dendritiche formano dei cluster con le cellule CD4 ...

Ricercatore: ... che replicandosi vengono più facilmente infettate mentre le cellule T formano dei sincizi e muoiono. Ma come farò, come farò?! (aggirandosi per la scena con le mani nei capelli; l'altro lo guarda compassionevole). Cinque diversi sottotipi di HIV-1 che variano ciascuno l'1% delle proprie sequenze l'anno ... (torna a sedersi dietro alla scrivania accanto al collega che appoggia la testa sul libro che stava leggendo, per riposare) ... e le cellule di Langherans che funzionano da reservoir del virus esprimendo gli RNA virali ... un intero esercito contro di me ... contro la mia povera testa opaca di materia bigia inconcludente che vaga nella nebbia completa ... mentre mi sento sempre più solo ... (Appoggia la testa sulle braccia incrociate sul tavolo).

La figura del dottore ancora sul fondo della scena recita:

Strano, vagare nella nebbia!

E' solo ogni cespuglio ed ogni pietra,

né gli alberi si scorgono tra loro,

ognuno è solo.

(Il ricercatore si addormenta).

Pieno di amici mi appariva il mondo

quando era la mia vita ancora chiara,

adesso che la nebbia cala

non ne vedo più alcuno.

Saggio non è nessuno

che non conosca il buio

che lieve ed implacabile

lo separa da tutti.

Strano, vagare nella nebbia!

Vivere è solitudine.

Nessun essere conosce l'altro,

ognuno è solo (Hermann Hesse)

Entra in scena Lazzera e si avvicina furtiva al tavolo. Alza qualche provetta, l'osserva. Poi si avvicina al ricercatore e lo scuote dolcemente; l'altro ricercatore continua a dormire.

Lazzera: Ragazzo, ragazzo ...

Nel sogno il ricercatore risponde dapprima mugugnando.

Lazzera: Sei solo hai detto.

Ricercatore (nel dormiveglia, guardandola): Chi sei tu?

Lazzera: Una vecchia.

Ricercatore: Da dove vieni?

Lazzera: Dal passato.

Ricercatore: Quale passato?

Lazzera: Quello che hai abbandonato al secondo o terzo anno di università, quando sei diventato scettico nei confronti della Natura e dei rimedi lontani dalla chimica.

Ricercatore: Chi sei?

Lazzera: La Lazzera. Una donna del popolo. Ho conosciuto la peste che tu leggi nei romanzi e ci ho salvato un sacco di gente.

Ricercatore: Perché sei qui? Viva ... (urla atterrito, completamente sveglio, tirandosi indietro con la sedia) ... come fai ad essere viva? Sei uno spettro? Vattene (urla), chi sei? Aiuto!

Lazzera: Urla, urla (con voce gracchiante) urla anche tu con me (prendendo a saltare come nell'altra scena): l'untore, l'untore! ... Correte all'untore! Un due tre; un due tre, salto cavallo e re. Ho trovato il rimedio: l'untore! Il rogo, il rogo all'untore!

Il ricercatore si alza dalla sedia e la segue per fermarla, trattenendosi dal ridere.

Ricercatore: Ma che fai? Stai ferma!

Lazzera: Chi è l'untore di turno stavolta? Il guercio, il gaucho, il gracco, il chicchero ... Dài che lo ammazzo. Dai! (continua a saltare per la scena).

Ricercatore: Ma stai ferma, sei matta?

Lazzera salta e salta, gli prende le mani e salta con lui.

Lazzera: Nunu nun ghenghe, gne gne gne gne gne gne!

Nunu nun ghenghe, gne gne gne gne gne gne!

Salta e rimbalza che il male te lo ammazza!

Ricercatore: Ma che ti prende? Stai ferma o chiamo aiuto!

Lazzera: (ancora con voce gracchiante): L'untore! L'untore! Ho trovato l'untore! A morte l'untore!

Si spengono le luci. Al buio Lazzera esce di scena e il ricercatore, tornato a posto come quando dormiva, si sveglia di soprassalto alzando la testa dalle braccia incrociate sul tavolo. Si riaccendono le luci ma più basse, come se nel frattempo fosse arrivato il crepuscolo.

Ricercatore: Che cosa ho sognato? Una vecchia?! ... Ma era qui, sembrava fosse qui! Possibile che abbia sognato?

Si alza e la cerca sotto la sedia, sotto la scrivania. Ha un aspetto e un atteggiamento buffi.

Ricercatore: Dove sei vecchia? (perentorio ad alta voce).

L'altro ricercatore, disturbato nel sonno, si alza borbottando ed esce di scena.

Dal lato destro della scena sbuca la testa di Lazzera, gli occhietti vispi che sbirciano qua e là.

Lazzera: Sono qui (sibila).

Ricercatore: Vieni fuori!

Lazzera: Ma mi vedono! (accennando al pubblico).

Ricercatore: Non ti preoccupare. Non diranno niente.

Lazzera: Mi faranno bruciare!

Ricercatore: No ti dico! Vieni qua, fatti vedere. E dimmi chi sei!

Lazzera entra quasi carponi, buffa.

Lazzera: Sono la Lazzera! (alzandosi e abbassando le mani lungo i fianchi).

Il ricercatore le gira attorno per studiarla/osservarla bene.

Ricercatore: Cosa fai qui?

Lazzera: Eri lì tutto solo! (guardando in basso e muovendo il piede destro in tondo, con fare da bambina). E anch'io ero sola, là, nel nulla, senza fare niente.

D'un tratto gli prende le mani per formare un cerchio e riprende a saltare in tondo.

Lazzera: Quattro, cinque, sei che grullo medico che sei! L'untore! L'untore! Salta e rimbalza ... gne gne gne gne gne gne! Ti mancava un'idea ed eccola qua!

Si ferma di colpo. Il ricercatore ha il fiatone.

Lazzera: Assomigli ad uno che conoscevo nel mio tempo.

Ricercatore: Come fai ad essere qui?

Lazzera: Sono un pensiero, forse la tua idea di salvare il mondo.

Ricercatore: Sto combattendo contro i mulini a vento ...

Lazzera: No, è l'arte che è lunga e l'esperimento fallace. Lo diceva uno che per voi è importante. Ma nella bagarre tra empirismo ed alchimia era quest'ultima a dovere vincere per lasciare gli animi degli scienziati scevri di cultura, liberi di bacchettonismi, lontani dalle dispute filosofiche di falsa etica, aperti a tutto e a tutti e non rigidi di norme. La medicina non si pratica con le norme. E avete impiegato secoli a smantellare costrutti e fortezze che sono serviti da perditempo. Pensa alle donne nella Scienza! Pensa a me, la Lazzera, a pulire bubboni e impiantare croste molto prima di Jenner, molto prima di Yersin e Kitosato, e vedere la vita negli occhi dei pazienti, non la guarigione. Vedere amici nei malati, non pazienti né cavie (risata aperta e lunga). Sì, certo, monete sonanti! Ma io ero povera e le meritavo tutte, come una cinese, a guarigione avvenuta. Adesso li chiamano 'simposi' i tuoi colleghi, quelli che tengono in tutto il mondo per spiegare la medicina vera ... (Ippocrate riappare sul fondo, accanto al dottore, e riprende a recitare il Giuramento) ... tanto per spendere soldi, più di quanti ne davano a me ... o a te ... Dài, su, dillo, chi è l'untore.

Ricercatore: Non c'è untore!

Lazzera: Sì, invece!

Ricercatore: No!

Lazzera: Sì!

Ricercatore: No!

Lazzera: Sì, ti dico, ammettilo!

Ricercatore: Esistono categorie ... categorie di individui a rischio ...

Lazzera (piegandosi un poco in avanti e cominciando a girare per la scena): Rischio, rischio, rischio ...

Ricercatore: ... alle quali bisogna spiegare ...

Lazzera (piegandosi ancora di più): Spiegare, spiegare, spiegare ...

Ricercatore: ... come possono evitare il virus ...

Lazzera (alzando la voce e piegandosi ancora, continuando a girare più velocemente): Virus, virus, virus ...

Ricercatore (la sua voce è più insicura mentre lo sguardo segue la vecchia): ... e ridurre così il rischio dell'epidemia.

Lazzera: Mia, mia, mia, mia, mia (scivola a terra lunga distesa a pancia in giù).

Ricercatore: Ma che hai fatto?

Lazzera: Niente (si volta su un fianco). Sono stramazzata sotto il peso del tua sapere!

Ricercatore: Alzati.

Lazzera: Aspetto.

Ricercatore: Che cosa?

Lazzera: La parte più interessante.

Ricercatore: Cioè?

Lazzera: I nomi!

Ricercatore: Beh, essenzialmente, per ora, maggiori rischi li corrono ...

Lazzera si solleva gattoni come pronta a spiccare un balzo.

Ricercatore: ... omosessuali, tossicodipendenti ...

Lazzera balza in piedi prima che termini la frase e prende a saltare per la scena.

Lazzera: L'untore! L'untore! Prendete l'untore! L'untore! (poi si piega in avanti e prende a girare per la scena sibilando). E' tra noi e ci appesta, s'insinua nelle nostre case e tra le nostre membra e ci atterrisce, facendo rabbrividire la nostra paura di morire che generazioni di Padri hanno ingigantito per costruire cattedrali anzichè educare alla giusta misura stuoli di fedeli della sacralità delle colonne della Scienza e della Fede. L'untore! L'untore! (raddrizzandosi). Eliminiamolo dalle nostre vie, dalle nostre coscienze! L'untore! L'untore!

Voci fuori campo riprendono il parlottìo delle altre scene. Il ricercatore è atterrito.

Ricercatore: Io non volevo dire questo. Solo che ...

Lazzera: gli prende le mani e riprende a saltare con lui, in cerchio, per la scena, mentre da sinistra entrano i due tossici.

Tossico: Questo è il posto che ti dicevo (con tono sommesso al compagno); troveremo quello che ci serve.

Lazzera: L'untore! L'untore! Nunu nun ghenghe, nunu nun ghenghe! Gne gne gne gne gne gne!

Ricercatore (ai tossici): Voi chi siete?

Idue tossici guardano sbigottiti i due che saltano; non rispondono.

Lazzera: Sono due tossici.

Si fermano tutti qualche secondo. Poi il ricercatore guarda Lazzera e si mette a cantare, poi a ballare in cerchio con lei.

Ricercatore e Lazzera: Nunu nun ghenghe, gne gne gne gne gne gne! Nunu nun ghenghe, gne gne gne gne gne gne! Nunu nun ghenghe, gne gne gne gne gne gne!

Tossico: Noi volevamo solo qualche siringa!

Lazzera lo prende per mano e tutti ballano e cantano in cerchio con lei. Dopo qualche minuto da fuori campo si sente aumentare il brusìo di voci di popolo che cerca un capro espiatorio. Il ricercatore torna al tavolo.

Ricercatore: Potrei pensare d'inserire la dideossicitidina nei globuli rossi opportunamente modificati di modo che si dirigano, una volta assorbita la sostanza chemioterapica, selettivamente verso i macrofagi. Una volta raggiuntili, i globuli rossi scaricheranno su di loro la dideossicitidina che sarebbe in grado di contrastare la moltiplicazione dei virus dell'AIDS. Nessun altro apparato verrebbe coinvolto e la terapia sarebbe molto efficace.

Gli altri si sono intanto disposti ai lati della scrivania, appoggiandovi i gomiti per ascoltarlo.

Lazzera: E come verrà trattato il malato?

Tossico: Per me non serve a niente.

Altro tossico: Un altro palliativo per spillare soldi allo Stato.

Tossico: Tutto per niente.

Ricercatore (urlando e picchiando le mani aperte sui libri del tavolo): E allora? Cosa dovrei fare? Passare il tempo a bucarmi crogiolandomi la psiche di traumi affettivi non superati causati da un padre inadatto, da una società senza valori, dalla mancanza di voglia di tirarsi su le maniche per farla cambiare e rovinandola ancor più con furti e malattie?

Lazzera (sorridendo e scostandosi dal tavolo): L'ha detto!

Il vocìo da fuori sembra avvicinarsi.

Ricercatore: Noi qui, in laboratori ed ospedali ad aspettarvi malati e moribondi a causa della sordità vostra per cui non ascoltate consigli e provvedimenti da prendere? E migliaia di bambini innocenti infettati mentre qui mi vedo inerme dinanzi ad una morte orribile a cui non posso, non so trovare rimedio?

Tossico: Non devi seppellire le tue frustrazioni nelle nostre dosi!

Ricercatore: E voi non dovete seppellire noi nella vostra roba, nel vostro lerciume di sbandati!

Tossico: Anche tu sei uno sbandato agli occhi nostri. Uno spostato che si rintana tutto il giorno qui dentro invece che vivere fuori.

Altro tossico: Uno che perde il contatto con la realtà vivendo di provette! Ma la vita, il reale, sono le strade; e le strade insegnano. E noi ...

Ricercatore: Mi relegate qui dentro dove tento di porre rimedio ai vostri guai!

Tossico: Li combinate voi i guai! Con le vostre scorie, i vostri tabù sul sesso, le vostre civiltà di guerra e di ipocrisie basate sull'interesse economico, gli eserciti armati di bambe chimiche, i bambini malformati dai farmaci. E adesso questa nuova invenzione dell'AIDS che vi fa intascare soldi in borse di studio, reparti, ricerche, farmaci. Mettete a posto le vostre coscienze incriminando noi! Ma non siamo noi la causa! Siamo le vittime!

Ricercatore: Anche la causa!

Tossico: Solo le vittime!

Ricercatore: Anche la causa!

Lazzera (pacata, in disparte): Dovreste trovare un rimedio assieme.

Tossico: Le vittime!

Ricercatore: La causa!

Tossici (avvicinandosi minacciosi al ricercatore, uno per lato): Le vittime!

Lazzera: Ai miei tempi il Guercio l'avevano bruciato; quel giorno c'era tanto vento, da mesi non pioveva e tutto era talmente secco che ha preso fuoco tutto il paese.

Ricercatore (sopra pensiero, pressato dai tossici): Che c'entra?

Lazzera (con tono di scherno): Non li bruciate più gli untori, oggi?

Entra nella stanza, correndo, un uomo.

Scienziato (rivolto al ricercatore): Eccoti, finalmente! Hai poco da vantarti delle tue scoperte! Io ho rivendicato quel preparato!

Entra in scena un cronista munito di macchina fotografica e prende a scattare qualche foto dei due.

Ricercatore: Non è vero! (si alza e si dirige verso il nuovo entrato, furioso, e i due si mettono a discutere sul lato sinistro della scena). Io l'ho scoperto.

Il cronista scatta altre foto poi esce di scena.

Lazzera si pone dietro la sedia prima occupata dal ricercatore trovandosi così in mezzo ai due tossici, ancora appoggiati al tavolo. Sul fondo, accanto ad Ippocrate, torna il dottore. Sommessamente riprendono a recitare il Giuramento, mentre sul fondo appaiono sempre immagini di medici nella Storia.

Lazzera (rivolta ai tossici con tono di burla): Non vi bruciano più?

Tossico: Vai cercando guai, vecchia!

Lazzera: Sarebbero risolti molti guai!

Altro tossico (canzonatorio): Com'è successo al Guercio?

Lazzera: Oh,sì! La peste non finì subito, ma la città si liberò di un relitto fastidioso che passava il tempo chiedendo l'elemosina.

Tossico (pensieroso): Sarebbe un grande falò con tutti noi!

Lazzera e i tossici si riuniscono in circolo, le mani sulle spalle l'uno dell'altro, e si pongono a sedere sul lato destro della scena. Scienziato e ricercatore continuano a litigare.

Ricercatore: Il cocktail di farmaci era mio!

Scienziato: No, mio! Io ho passato la formula!

Ricercatore: Non potrai provarlo! ...

Torna in scena, su queste parole, rapidamente, il cronista che scatta ancora foto mentre sul fondo, tra le immagini dei medici, appaiono dei flash di articoli di giornale in tema.

Tossico: Suggeriresti una forma di protesta radicale, un autoannientamento tipo kamicaze contro il sistema sociale precostituito, ottuso, ipocrita, insensibile?

Altro tossico (perplesso): Diventare martiri del sociale? Per cosa?

Tossico: Dimostrare di volere combattere l'odio che ci circonda limitando la nostra libertà di essere diversi ...

Altro tossico: Smetti di filosofare! Io devo farmi! Sto male! E quelli urlano!

Tossico: Sono la causa ...

Lazzera: Non vi bruciate più?

Scienziato: Macchè metodo e metodo! Non ti pagano il metodo!

Ricercatore: Solo il guadagno, eh! Io ho dato la formula per far star bene qualche malato, non le mie tasche! (ancora immagini di articoli di giornali inerenti vicende di malasanità). Ippocrate recita: "Per la medicina sola nelle città non viene stabilita pena alcuna, eccetto il disonore".

Scendono in scena Ippocrate ed il dottore e si mettono tutti e quattro a discutere, in un clima da "baruffe chiozzotte", sostituendo il brusìo esterno con le loro grida. Interviene Lazzera.

Lazzera: Qualcuno sta parlando di guadagno?

Scienziato: Che vuole questa stracciona?

Lazzera: Stracciona a chi?

Ricercatore (offeso): Non è una stracciona, è più di scienza di noi, più umana di noi!

Lazzera (buffa): E i soldi?

Scienziato: Anche lei vuole soldi!?

Ippocrate: Non confondere con palliativi la sostanza!

Tossico: Io sto male!

Scienziato: Colpa tua!

Dottore: Brutta conclusione!

Ne nasce una zuffa. Molto comica. Musica allegra di fondo. Lazzera in disparte.

Dopo qualche minuto si fermano tutti per terra, malmessi ed ansanti.

Ricercatore: Andrai in galera per tutti i soldi che hai preso illegalmente per un preparato che doveva essere gratuito e di mia scoperta!

Appaiono ancora titoli di giornale in tema, sul fondo.

Scienziato: Al diavolo tu e la solidarietà!

Ippocrate (alzandosi e puntando il dito su di lui): Al bando!

Ricercatore (rivolto ai tossici, dolcemente): Come state ragazzi?

Tossico: Abbiamo avuto la peggio.

Altro tossico: Come al solito.

Ricercatore (quasi per scusarsi del litigio avuto con loro in precedenza): Io sto cercando di darvi una mano. Mi ascolterete?

Tossici: Sarai sincero?

Su questa frase la scena si ferma qualche secondo.

Lazzera (buffa come sopra): Sincero, sincero, sincero ...

Ma la scena rimane sospesa ancora.

Ricercatore: Cercherò di esserlo in tutta coscienza, così come fino adesso ho lavorato per le persone e non per il mio tornaconto. Ma così come voi sembrate vagare nella nebbia di voi stessi, anch'io vago nella nebbia di tutti coloro che amano pescare nel torbido. Siamo tutti vittime di noi stessi, succubi delle nostre paure, della morte che ci tormenta la vita (sul fondo titoli di articoli di giornale a tema, ancora). Alla ricera sempre di ciò che non ci appartiene, della vita diversa che cerchiamo fuori di noi anzichè dentro. Voi cercate un punto fermo nel buco e nella roba, io nella certezza che potrò fare qualcosa per gli altri e far riposare allo stesso tempo il mio animo tormentato dal bisogno d'innovazioni. Ma il dunque è tenere tutto assieme, l'uomo e la sua parte nobile di ricercatore e la sua parte buia di perdente, di tossico delle pene della sua mente. Sincero?

Lazzera (piegandosi e girando per la scena come sopra): Sincero, sincero, sincero ...

Ricercatore: Essere fuori come sono dentro? Dire agli altri ciò che mi dico da solo? Sì, giuro di farlo. Ma ho paura. E' immenso ciò che ho dentro, sono troppi e troppo estranei gli altri di fuori, tutti pronti a darti (sul fondo articoli su Muccioli) addosso perché nessuno, né Cultura né Scienza, t'insegna a vivere d'un tutto. Di una stessa solidarietà (rivolto allo Scienziato), di una stessa amicizia (rivolto ai tossici): insieme per il bene e il bello; insieme contro il male e il brutto. Tutto questo si pensa circoscritto ad una diade ... ma si può vivere d'isolamento? Ora sono qui, perso nella nebbia delle formule che mi ottenebrano il cervello e ciò che mi spaventa di più e la mia solitudine, la mia paura di perdente dinanzi a dei micron di virus, dinanzi a tutti coloro che non ascoltano consigli e ingigantiscono un problema per ora senza una soluzione definitiva. Qui, solo, ricco d'idealismo, in una guerra di case farmaceutiche (rivolto allo scienziato) e in un atteggiamento da primadonna da parte di chi si pavoneggia di scoperte sulla morte degli altri. (Rivolto al pubblico, con forza) Perché, perché non recitare tutti assieme per rendere universalmente splendido il palcoscenico di questo mondo? Perché perdere tempo alla caccia degli untori invece di dare una mano a pulire l'unto? Perché metterci al bando e al rogol'un l'altro, noi, ciascuno uomo da rogo e da altare ad un tempo? Qui, la mia idea (rivolto a Lazzera), la Lazzera, a dimostrare che sì, è possibile. (Rivolto al pubblico) Essere stracciona e medico, ricercatrice e megera ad un tempo, solo perché persona, solo perché essere. Lei è. (Rivolto a Lazzera) Tu sei! Sei me! Sei noi! I nostri sogni, le possibilità che il raziocinio ci consiglia di non incoraggiare perché pericolose, inutili, disequilibranti. Tu sei l'Idea eterna, immortale, altrimenti non esisteresti qui, oggi, dinanzi ai nostri occhi, secoli dopo la tua scomparsa. (Rivolto al pubblico) L'Idea è viva, è possibile, sempre, in ogni tempo, se abbiamo il coraggio di farla vivere e di credervi senza adagiarci nel nostro pigro egoismo. Ogni tanto affiora in noi, Lazzera, e non è Scienza o Cultura o Filantropia o Filosofia, ma verità, quella che soffochiamo ogni giorno, ... vigliaccamente.

Scena ferma qualche istante. Sul fondo sempre titoli di giornale a tema.

Lazzera (stizzita, voce stridula): Volete soffocarmi?

Si riaccuccia e prende a girare per la scena, piegata in avanti.

Lazzera: Io che vi sono dentro dettata dalle fiabe e che vi tormento gli anni giovani per uscire dai vostri meandri e voi lì, ad inculturarvi e a reprimermi! Via! Sul dorso di un cavallo o a cavallo di un motore vagare libera! Libera e potente! Ed avervi miei, sudditi del trionfo, del nuovo, del creato, del vostro! Lacerati dentro da me e le mie sorelle che, come Arpie, tentiamo di aprire un varco ad una voce sepolta nell'inconscio! Il vostro essere che urla di dimostrarsi e si ritrova cancellato dall'abitudinarietà più infida: quella che per restare tale ha bisogno di chiudere tutto! Chiudere le fessure delle case di pregiudizio e pettegolezzo; chiudere allo straniero e al nuovo! Io che grido di aprire, invece! Ai Veneziani, agli stranieri, alle novità, a tutto ciò che fa paura perché è diverso e vivere, vivere! Sempre! Senza lasciarsi travolgere dall'egoismo (rivolta allo scienziato che, abbassando la testa, una luce puntata su di lui, se ne va) o dallo sconforto (guardando ricercatore e tossici) o voltandosi da un'altra parte fingendo che il mondo non ci appartenga (puntando il dito sul pubblico) in ogni suo aspetto!

Tossico: C'è chi non ha più speranza di vivere così ... (sul fondo ancora flash di notizie tratte dai quotidiani).

Lazzera (rialzandosi e riassumendo un aspetto di burattina buffa): (rivolta ai tossici) Beh, sì, è per questo che vi bruciamo! (poi rivolta al pubblico)Che ce ne facciamo di voi se vi arrendete a metà cammino? (ancora rivolta ai tossici)Riproviamo, riproviamo a raccattare la vita dal fondo del baratro in cui è finita e stiamo qui, attorno a lui, ad aspettare che un'idea conduca i suoi studi e le sue ricerche e che trovi così il rimedio allo strazio della sofferenza. Distraiamolo! Come a suo tempo ho fatto con Fleming, con ... (Prende i tossici per mano e comincia a saltare in tondo) Nunu nun ghenghe, nunu nun ghenghe!

Gli altri in coro: Gne gne gne gne gne gne!

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