Compagnia Angeli del Non-Dove: “Le Stanze del Cuore”
(2001 - CCB Records)
ATTENZIONE: se vi aspettate il solito cd
sciacquapalle che riesuma cadaveri di anni ‘60, ‘70, ‘80 e fra un altro pò
financo ‘90, lasciate perdere: potreste farvi male. Qua si punta diritto al
cuore e al cervello, per chi ancora ce l’ha. MTV e le sue rassicuranti
anestesie musicali, le mode, gli slogans, il silicone e le seghe da top-ten
sono lontani anni luce dalla Poesia che scaturisce da questo lavoro. Qua si parla d’Angeli -Piero Ciampi, Pier Paolo
Pasolini, Chet Baker, Charlie Parker- usando mille lingue diverse: letteratura,
musica, teatro, cinema…
Pino
Bertelli, scrittore, fotografo, regista, critico cinematografico e bella faccia
da pirata, è l’autore di queste Stanze
del Cuore. La sua scrittura va
decisamente oltre la forma canzone, raccontando storie visioni persone emozioni
con una libertà linguistica ben servita dalle musiche e dagli arrangiamenti di
Massimo Panicucci. Il quale, a sua volta, se ne fotte dell’estetica musicale
imperante e anzi abolisce – inaudito- percussioni ed elettricità. Il suono del
cd è quindi teatralmente acustico: voce, pianoforte, chitarra, fisarmonica,
violino, salterio. L’armonico Panicucci, ogni tanto inserisce nelle partiture
fotogrammi rubati alla memoria: gocce da Singin’ in the Rain, echi da colonne
sonore felliniane, spezzoni da refrain anni ‘60 italiani. E i musicisti,
canagliescamente, lo assecondano, senza rimorsi modaioli. Con la testa e con il
cuore: lo stesso Panicucci al piano, chitarra e voce; Vincenzo Doni alla
fisarmonica; Christine Angele al violino e al salterio; Donatella Salvestrini
alla voce.
In questo lavoro, profondamente melodico, lo stile
della voce e del canto fanno la differenza rispetto al già sentito che si clona
in giro: l’impostazione è classica, l’interpretazione è moderna. Voce a volte
penalizzata però, nonostante la tecnica della Salvestrini, dal flusso verbale
che Bertelli, da utopico scrittore e non certo da retorico autore di canzoni,
usa per vestire le sue storie.
Girovagando per le Stanze si incontrano poesia/prosa s/vestita di musica, colonna sonora o
canzone che sia. In una parola: teatro, palco, memoria. Vale a dire: Non-Dove.
Abitato da Angeli che hanno tutti vissuto pienamente le loro vite non dimenticando
il Sogno, nonostante l’inferno che hanno attraversato: l’alcol per Ciampi, l’eroina per Chet Baker,
la morte stessa per Pasolini. Sogno che si è tradotto in anticonformismo,
solidarietà sociale, empatia con il più debole, rivolta: politica, intellettuale,
esistenziale. Tutti personaggi con i quali in qualche modo, nonostante le
oggettive differenze e i tempi diversi, ci siamo ritrovati/ci ritroviamo
tuttora - magari solo per un tratto - come compagni di strada, portatori e
amplificatori di idee ed utopie che a volte sono anche le nostre
ATTENZIONE però: di questo progetto la musica è
parte, non tutto. Lo spettacolo “Le Stanze del Cuore” scritto e diretto da Pino
Bertelli, con le macchine luminose di Eraldo Ridi, le luci di Paola Grillo, la
recitazione di Alessandra Carlesi, per chi non lo avesse visto al Meeting
Anticlericale di Piombino 2002 o in giro quest’estate, è solo una suggestione
fatta di foto sul book del compact… E qua invece, si parla -
microchirurgicamente - solo di musica e canzoni, presumibili coprotagoniste,
insieme ad un presumibile altro, di uno
spettacolo mai visto. Ma ascoltato, grazie a questo cd, con il privilegio dei
ciechi…
“Il Bosco delle Fate d’Acqua” apre le danze: 9’ e
22’’ di musica che già danno l’idea – dalla durata stessa del brano, così
anticommerciale - di quanto l’ispirazione del lavoro sia distante dai comodi
formati musicali fast-food tanto modernamente imperanti. Segue “La Contessa
Scalza” brano ricco di immagini cinematografiche quasi in bianco e nero,
compreso il finale, citazione anch’esso, dei “quieti anni sessanta”. Si continua con “Stasera mi va di parlare”
forse tra i brani più belli di questo cd, grazie ad una deliziosa empatia tra
tutti gli elementi che lo compongono: musiche intense per la loro semplicità
che è ricchezza, un testo sincero che parla di Amore: per i figli che crescono
e non sappiamo chi sono, per le spiagge d’inverno; parole che parlano di quello
che abbiamo nel cuore e che possiamo ancora donare. La fisarmonica, la chitarra
e la intensa interpretazione di Donatella Salvestrini fanno il resto. Una
ballata bella, semplice, riccamente melodica.
E ancora:
“Isa dei gabbiani”, una canzone coinvolgente, a prima vista ricca di
atmosfere alla Paolo Conte nel ritmo e nel timbro della voce di Panicucci, ma
in realtà un brano con una personalità tutta sua, forte della differenza: un
testo che descrive un personaggio quasi zavattiniano e “anni sbandati e
belli dove sognare era ancora vivere”.
Un’altra prova interessante è “Senza tetto né
legge”, brano che prende il titolo dal bel film di Agnes Varda al quale il
cinefilo scrittor/pirata Bertelli si ispira per questa sua storia, musicata su
un tema di Vincenzo Doni il quale, complice la voce della cantante che su
questi registri da lieder ha muscoli da vendere, passa da suggestioni vocali
classiche a colonne sonore, non tralasciando le arie da paese.
In queste Stanze del Cuore, si incontrano pure “Chet
e Birdy”. Il brano è introdotto da un walking di chitarra, con la bella
fisarmonica di Doni che usa toni caldi e swinganti. Il terreno è propizio,
anche se forse un po’ statico e prevedibile, per la voce della Salvestrini che
però ingenuamente ci casca facendo il verso alle italiche cantanti di jazz
tutte impostazioni e poca pancia e dimenticando così la possibilità di
emozionare, pur avendone gli strumenti. E forse anche il testo, così soggettivo
nel ricordo, non aiuta tanto a spezzare il rischio retorica (musicale e
verbale), presente in questo brano più che negli altri.
Ultimo brano del cd è “Piero dei fossi”, omaggio al
poeta e musicista Piero Ciampi, gigantesca stella cadente ubriaca la cui opera
artistica rimane tuttora, a oltre venti anni di distanza dalla sua morte,
imprescindibilmente al centro di qualsiasi discorso che si voglia attuale
compiuto e vero sulla canzone d’autore italiana TUTTA.
In chiusura, una nota a parte merita l’emozionante
“Un chant d’amour”; delicata canzone,
bella e suggestiva, con i musicisti in ottima forma ad assecondare un
testo pieno di poesia.
“Trasformare
la vita in un sogno” è il verso bello di questa canzone, che ci piace
trascrivere alla fine di questa recensione, per fermarlo all’attenzione del
pensiero e dell’emozione di ognuno. E poi ripeterlo, per offrirlo come Utopia
pericolosa, necessaria, DOVUTA per chiunque abbia cuore e palle: TRASFORMARE LA
VITA IN UN SOGNO.
Aldo Migliorisi