Le armi dei Samurai
da: "I Samurai" di A.Alabiso © 1997 Newton & Compton

 


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IL BASTONE

È forse il più antico sistema di difesa e di attacco tipico non solo del Giappone. I samurai lo usarono sempre nelle forme e dimensioni più diverse, dalla clava a quello lungo e resistente che si opponeva alla spada. In legno e poi in ferro il bastone veniva adoperato per lottare ma anche come metodo di allenamento in quanto non feriva come le lame. Con il passare del tempo e la lunga pratica i guerrieri poterono usare il bastone come una vera e propria arma che comunque veniva usata in modo non letale; fu quindi appannaggio dei monaci, dei viandanti, della gente comune, oltre che dei samurai che spesso partecipavano a gare di destrezza con il bastone ma ne usavano anche tipi che nascondevano una mortale lama d'acciaio. L'uso del bastone diede origine a varie scuole nelle quali si insegnavano le tecniche più idonee a ottenere i migliori risultati.

 

LA SPADA

Scriveva Mc Clatchie (1873): "Non esiste nessun altro paese al mondo dove la spada abbia avuto fama e onore paragonabili a quelli ricevuti in Giappone. Quest'arma infatti rappresentò l'anima vivente del samurai". In Occidente la spada serviva per combattere, e anche quando entrò nella leggenda come la "Durlindana" di Rolando, il cavaliere di Carlo Magno, l'"Excalibur" di re Artù o quella di Abn el Rashid, non era altro che uno strumento che serviva per eseguire missioni divine.
In Giappone la spada viene considerata un kami, un essere che salva la vita, da la morte, quindi è investita di poteri infiniti. Il significato religioso attribuito a quest'arma è sicuramente collegato all'importanza da essa rivestita nelle lotte che i primi clan sostennero per impadronirsi delle terre. La dea del sole, Amaterasu, progenitrice del clan imperiale, donò ai suoi discendenti una spada, uno specchio e una collana, che diventarono i simboli del Giappone. Sicuramente l'utilità della spada, unita al senso religioso con cui veniva forgiata, contribuirono a renderla un'arma unica.
La forma della spada ha sicuramente subito modifiche nel corso dei secoli per cui da primi esempi in bronzo e poi in ferro si arriva alla spada fatta in un solo pezzo, diritta, con un solo filo (700 d.C.) e con una lunghezza che variava da cinquanta a novanta centimetri. Contemporaneamente all'entrata del buddismo, arrivarono in Giappone anche spade corte a doppio taglio. Ma molto probabilmente è in Cina che bisogna andare per trovare gli antecedenti della spada giapponese. Gli ideogrammi chien, per la spada a doppio taglio e tao per quella a un taglio, costituiscono quasi sicuramente le radici dei termini ken e to, che pronunciati assieme indicarono ogni tipo di spada in Giappone.
Secondo la leggenda fu al tempo dell'imperatore Mommu (697-708) che venne inventato il katana, destinato a diventare l'arma più nota del Giappone che nessun paese in nessuna epoca ha mai saputo riprodurre per la sua perfezione. Le prime spade vennero dunque forgiate secondo le tecniche cinesi e coreane e soltanto durante il IX secolo, con l'affermarsi dei samurai, il Giappone sviluppa una propria tecnologia di lavorazione dell'acciaio temperato. La lama diritta viene poi modificata fino a ottenere l'equilibrata curvatura della spada classica che la rendeva adatta ai fendenti oltre che famosa in tutto il mondo. Le spade erano composte dalle più segrete miscele di acciai tra cui quello morbido, namagane a quello duro, hagame, con un'alta percentuale di carbonio. La durezza della lama era invece dovuta ai vari raffreddamenti in acqua a diverse temperature, e il taglio affilato e resistente era ottenuto levigando lo strato esterno. Questi procedimenti richiedevano tutti una grande abilità e produssero una vasta gamma di qualità e modelli.
Data l'importanza che la spada rivestiva nella società giapponese, non suscita meraviglia il fatto che i forgiatori fossero tenuti in altissima considerazione, tanto che si hanno notizie di imperatori che si dedicarono a quest'arte (l'imperatore Gotoba 1184-119). Spesso il fabbro era di nobile origine e doveva comunque condurre un'esistenza più che dignitosa, quasi religiosa, astenendosi da ogni tipo di eccesso. Quando il fabbro si accingeva a fondere una spada doveva vestirsi con un abito particolare, portare il cappello, mentre una fune veniva distesa sopra la fucina e serviva per sorreggere amuleti contro eventuali spiriti maligni. Ogni famiglia di fonditori aveva i propri metodi nel mescolare ferro e acciaio, metodi che si tramandavano di generazione in generazione.
Si racconta ad esempio che mentre Masamune, un famoso forgiatore, temperava una spada, un fabbro che era presente infilò furtivamente la sua mano nell'acqua per sentirne la temperatura, ma Masamune gliela tagliò con un colpo secco. Senzo Murama, allievo di Masamune era un abilissimo artigiano, ma era un uomo violento che rasentava la pazzia per cui si credeva che tutte le sue spade fossero assetate di sangue e spingessero i loro possessori a uccidere indiscriminatamente. Queste spade, nonostante l'alta qualità, erano quindi temute ed evitate. Al contrario le lame di Masamune erano considerate eccellenti non solo per la qualità ma anche perché portavano fortuna al loro possessore.
Molti degli aspetti relativi al momento della fusione si devono allo scintoismo, come le cerimonie purificatrici alle quali il fabbro si sottoponeva prima di iniziare il procedimento di lavorazione. A questo proposito si raccontano numerosi aneddoti, ma sicuramente si credeva che la personalità del fabbro si trasfondesse in qualche modo nelle sue lame. Spesso si era soliti provare le lame delle spade sui cadaveri di criminali giustiziati o addirittura su uomini vivi. Si racconta a questo proposito che un ladro che era stato condannato a morte aveva notato la presenza di un collaudatore di spade per cui esclamò: "Se lo avessi saputo prima avrei inghiottito grosse pietre per rovinare il taglio della tua preziosa lama".
Se l'arco e la lancia venivano usati nella lotta a distanza, la spada serviva nel combattimento ravvicinato, quindi assumeva un'importanza fondamentale per il samurai che amava dimostrare il proprio coraggio. Non si è lontani dal vero se affermiamo che la spada era per il samurai molto più di un'arma, molto più di un pezzo artistico, molto più di un emblema religioso, simbolizzava in effetti la perfezione della vita del suo proprietario, il cuore del guerriero, il simbolo del suo coraggio, onore, lealtà, dignità. Alla morte del guerriero veniva posta accanto al corpo, poi era ereditata dal figlio in modo da tramandarsi di generazione in generazione. Durante la nascita di un figlio la spada serviva per allontanare gli spiriti maligni; poi all'età di cinque anni il bambino riceveva una spada-talismano, mamori-gatana e infine a quindici anni il ragazzo aveva le sue prime vere spade assiemeall'armatura. Da allora doveva iniziare a specializzarsi per il suo rango di samurai.
Il samurai portava sempre due spade che diventano il suo segno distintivo: quella lunga, il katana, portata in un fodero infilato nella cintura sul fianco sinistro e quella corta, wakizashi, portata nella cintura all'altezza dello stomaco. Mentre la prima veniva lasciata dal samurai in particolari situazioni (visite, incontri), la seconda non lo abbandonava mai ed era chiamata infatti "il guardiano del suo onore". Fu durante il XII-XIII secolo che le spade giapponesi raggiunsero un livello tecnico mai più ottenuto. Le migliori lame nei musei del mondo hanno incisi i nomi di maestri come i "tre fabbri di Bizen", i "fabbri di Kyoto" e i "tre fabbri maestri". Tutte le lame forgiate prima del 1596 sono qualificate "vecchie", koto, mentre quelle lavorate dopo sono dette "nuove", shinto. Data l'importanza che la spada rivestiva per il samurai, non meraviglia che quest'arma abbia impegnato centinaia di maestri che ne insegnavano le tecniche e le strategie (kenjutsu) nelle diverse scuole del Giappone fin dal 1350 quando Choisai e Jion codificarono le regole sul bushido. Il fatto che comunque il samurai fosse particolarmente versato nell'uso della spada è stato attestato anche da fonti straniere come quella cinese, che tramanda notizie sull'invasione della Corea da parte dei giapponesi: "II guerriero brandiva una lama molto lunga con una tale rapidità che non si vedeva nulla tranne la bianca lucentezza del metallo".

 


 

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