17.11.1997

 

SPERIAMO CHE SIA SANA?

 

La mia vita letteraria comincia oggi. E' il 4

Aprile di un anno qualunque. Scegliete voi. Oggi

rinasco per raccontare a voi e a me stessa

l'incubo che mi ha torturato per anni.

A proposito: mi chiamo Giada e sono figlia unica.

Ora.

Fino all'anno scorso avevo un fratello. Il mio

gemello. Si chiamava Massimiliano ed era

"ritardato".

Quando si parla di gemelli, spesso si dice "due

gocce d'acqua". E per chi era capace di vedere al

di là delle apparenze, era la verità anche nel

nostro caso.

'E' un anno che non c'è più e avrei voglia di

portarlo a fare una passeggiata con la carrozzina

Cosa che non ho mai fatto quando era in vita.

Riecheggiano nella mia mente ancora le parole che

leggevo negli sguardi della gente: "Che bella

bambina, Giada. Com'è fortunata ! Almeno lei è

sana."

Credo che anche i miei genitori la pensassero

così. Io no.

Quanto mi ferivano quelle parole!

Nessuno ha mai capito che fra tutti e due, il

fortunato era lui.

Gelosia? Forse.

Tutte le attenzioni erano sempre per lui. Erano

tutti comprensivi con lui.

Quante volte ho desiderato fare a cambio!

Io, accettata per quel che sono e lui, dover pagare il fio

di essere "disgraziatamente" nato sano.

Quegli sguardi di compassione per lui, "poverino"!

Ed io sempre sotto accusa per scontare quella

grave colpa di essere nata sana.

Quanti ospedali abbiamo girato per cercare di

farlo diventare "normale"!

Se fosse toccato a me, avrei voluto rimanere così.

Mi sono sempre chiesta : che differenza c'è fra

normalità e anormalità? L'unica risposta che ho

saputo dare a questa domanda è stata: l'amore

incondizionato.

Lui alzava una forchetta da solo ed era quasi un

miracolo. Io mangiavo, studiavo, mi vestivo da

sola.

Ma io ero normale.

L'amore dei miei genitori me lo sono sempre dovuta

guadagnare. Lui era stra-amato così com'era.

Non gli ho mai detto quanto gli volessi bene,

seppur con la mia invidia. Glielo dico ora.

10 non l'ho mai visto come un "ritardato". Per me

era soltanto mio fratello.

E per quanto mi sforzassi di dare il meglio di me

in tutto quello che facevo, non era mai

abbastanza. Io ero sana.

Mi trattavano come fossi io, la "diversa". Quella

"anormale".

Che colpa ho, se sono nata così?

Certo, sono sicura che leggendo le mie parole,

nascerà in voi un senso di odio nei miei

confronti, Perché non provo compassione per questo

mio fratello "sfortunato"...

E vi sento sussurrare un imperativo; "Vergogna!".

Ma non è anche questa una forma di razzismo?

11 razzismo non è solo quello nei confronti di chi

è diverso. E poi, esiste un "diverso" se siamo

tutti uguali? E se, al contrario, siamo tutti diversi, a chi

rivolgiamo il nostro razzismo?

All'inizio di questa mia storia ho detto che oggi

sono nata per la seconda volta. Ma non è

propriamente così.

Il 4 Aprile di un anno fa c'è stato un incidente.

E non sono morta io.

E' morto Massimiliano.

E la mia colpa diventa sempre più pesante. Lui è

rimasto "sfortunato" fino in fondo.

Io, invece, quella cattiva che oltre ad essere

nata sana, a dispetto del mio gemello, mi sono

salvata anche da un destino crudele.

E anche ora che non c'è più, è rimasto il

rimpianto nel cuore di chi gli voleva bene.

Continua ancora ad essere amato, nonostante tutto

Mi domando tutt'ora quale sarebbe stata la

reazione dei miei genitori se in quell'incidente

si fosse salvato lui al mio posto?

La mia morte sarebbe passata inosservata? O,

peggio, sarebbe stata, per cosi dire, "normale"?

Lui, così bisognoso e indifeso! La sua morte è

proprio una disgrazia inaccettabile!

Credo che un giorno sarò genitore anch'io. Sarò

madre.

E, se avrò una figlia, non so con quale spirito

invocherò il Signore dicendo: "Speriamo che sia

sana!

 

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