Io sono un eroe
C’era una volta in un regno lontano un grande e possente
guerriero di nome Seifer Almasy, il cui sorriso smagliante faceva innamorare
ogni fanciulla e la cui spada aveva reciso la testa a più di un drago. Egli era
stato in seguito investito della carica di cavaliere da una bellissima strega, i
cui incantamenti erano stati messi al servizio della giustizia e della pace…
- Seifer sveglia, di nuovo a dormire! – il
ragazzo aprì gli occhi sbadigliando per poi stirarsi i muscoli
mentre il viso di un arrabbiatissimo insegnante gli si parava davanti.
Con noncuranza, il giovanissimo allievo poggiò i piedi sul banco e squadrò
l’uomo per qualche secondo, prima di rivolgergli un sorriso di sfida.
Ancora una volta si era addormentato, ma non era stata colpa sua. Il suo
desiderio di divenire un eroe a cui tutti avrebbero rivolto i loro sguardi
ammirati lo portava fin troppo spesso nel mondo onirico dove la sua fantasia
poteva spaziare facendolo divenire ciò che voleva: il cavaliere della strega.
Ma ormai la cosa gli sfuggiva addirittura di mano, ormai i suoi occhi si
chiudevano anche quando non era lui a comandarglielo, come se una forza magica
lo volesse strappare a forza dalla realtà per mostrargli qualcosa… qualcosa
che gli prometteva di realizzare al più presto.
- Almasy, adesso basta! Il tuo comportamento ha superato ogni limite… esci
dall’aula! Ma non pensare che te la caverai così facilmente!- come sempre
quell’uomo finiva per sbraitare contro un posto vuoto perché lui, il grande
piccolo Seifer, era già uscito con quel solito sorrisetto dipinto sul viso
infantile. Ma prima di uscire dalla porta aveva posato lo sguardo su Squall, il
compagno e rivale di tutti i suoi giochi. Quell’indecifrabile espressione che
aveva sul volto, come non la poteva soffrire! Almeno lui si sforzava di apparire
forte orgoglioso, Squall invece… chiuso come un riccio in una corazza di
solitudine che nemmeno lui, il grande Seifer, era riuscito a superare.
Oltrepassò la porta chiudendosela dietro, ma potendo ugualmente udire gli
strilli del professore. Seccato il ragazzino si sedette a terra, con la schiena
poggiata al muro. Di nuovo quel sogno, che mai poteva significare? Come se non
bastasse ultimamente gli stava facendo paura, molta paura. Allo scorrere delle
parole, pronunciate da una voce suadente, si susseguivano immagini che non
venivano più evocate da esse. Uomini che lo guardavano con paura e timore, lui
che brandiva una spada che si faceva portatrice di morte e dolore. Lui voleva
solo essere un eroe.
- Ciao Seifer.- una voce di una ragazzina della sua età lo riscosse dai suoi
pensieri, i suoi occhi si posarono su una biondina che portava un paio di
occhiali leggermente sporchi sul naso all’insù.- Ti hanno di nuovo cacciato
dall’aula eh? Quante volte te lo devo dire che devi cercare di controllarti!
Con lo stesso gesto che si usa per scacciare le mosche, il bambino parve voler
così scacciare le parole veritiere e perciò ancora più fastidiose. Si alzò
pulendosi il pantalone dalla polvere da poco accumulata ed ergendosi in tutta la
sua altezza osservò la compagna che parve un po’ impaurita.
“Gli stessi sguardi della gente del mio sogno…” pensò Seifer un po’
scosso, rimandendo però in quella posa.
- Professoressina Quistis, non accetto ordini da lei!- rispose tutto d’un
fiato lui con un tono di voce un po’ troppo aggressivo.
La bambina fece un passo indietro con gli occhioni chiari colmi di lacrime e
scappò lungo il corridoio, verso la sua aula.
Sospirò. Lui non avrebbe voluto… ma lei continuava a parlarle così
dolcemente dei piaceri di essere un cavaliere. E per poterlo essere lui doveva
comportarsi in questo modo, solo che lui non avrebbe voluto. Voleva solo essere
un eroe, quello che i bambini guardano con ammirazione, quello che le ragazze
osservano con sguardo languido e quello che le streghe vorrebbero sempre avere
al proprio fianco. Un eroe buono e portatore di giustizia che combatte con
coraggio perché il bene trionfi.
Il
suono della campanella. L’orario della lezione finita. Lo sguardo severo
dell’insegnante, quello freddo e distaccato di Squall e quello ferito di
Quistis. Non era un eroe. Non ancora.