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Alpinismo

Estivo

Gruppo del Velino - Sirente

Sirente (testo di Vincenzo Abbate CAI Sulmona - foto di Giancarlo Guzzardi)
- Storia Alpinistica
Parlare dell'alpinismo praticato su Monte Sirente, non è facile, si tratta di dare ordine ad un pugno di salite che si sono svolte in tempi diversi e tra loro molto distanti, significa anche cogliere il nesso sottile che ha unito le varie cordate che si sono avvicendate su questa montagna, legate da un desiderio di avventurarsi in un ambiente ancora inesplorato.
La storia alpinistica del Sirente l'hanno fatta personaggi fin troppo gelosi del loro piccolo mondo, custodito come qualcosa da non diffondere, per paura di perdere - diciamolo pure - la primogenitura di qualche nuova via. Addentrarsi nei meandri tortuosi di una tale cronologia, non è stato facile!
Chi per primo seppe intendere le possibilità alpinistiche del Sirente fu Enrico Alessandro Abbate, vero padre dell'alpinismo invernale dei monti dell'Appennino Centrale.
Il 23 febbraio 1881 in compagnia di Edoardo Martinori 
e del guardiaboschi di Aielli, Benedetto Petracchia, effettuò la prima salita invernale della montagna, partendo da Aielli e percorrendo la Valle della Defenza, il Passo del Cancello e il vasto versante meridionale.Effettuata all'indomani della prima invernale del Monte Velino, tale salita non fu l'unica fatica dei due valorosi alpinisti romani; compiuta la lunga discesa, congedata la guida, i due raggiunsero a piedi Gagliano Atemo, ove pernottarono. Da qui, l'indomani, intrapresero un vero trekking che li condusse fino a Scanno prima e al Piano delle Cinquemiglia poi. Infine con una diligenza raggiunsero Caianello Vairano per prendere il treno alla volta della capitale.
Da quell'inverno ne passarono moltissimi, prima che si possa assistere a qualcosa di nuovo; unica salita conosciuta fu quella effettuata da Emanuele Gallina ed Ettore Segre, che va pure ricordata come la prima senza guida e probabilmente la terza salita assoluta della parete Nord-Est. Era 1 'anno 1909.
Il 30 ottobre 1934 un 'altra cordata farà visita al M. Sirente: Dario Cavallini ed Enrico Vecchietti salirono la parete NE vera e propria raggiungendo la Punta Macerola per una impegnativa via che chiamarono Dell'Arco Naturale, per la presenza di una elegante struttura rocciosa a forma di arco. Questa via segna l'inizio di un ' attività alpinistico-esplorativa che dura ancora ai nostri giorni.
Ancora silenzio: la lunga pausa durerà 35 anni!
Molti anni dopo, i complessi rocciosi incombenti sul Majore, attirarono l' attenzione di Sandro Graziosi, Domenico D'Armi di L' Aquila, di Giuliano Mainini di Macerata e di G .
Garavini. A cavallo del giugno 1969 e dell'agosto 1971, componendosi in cordate miste, esploreranno le pareti degli speroni rocciosi costituenti la destra e sinistra orografica di Valle Inserrata.
Le vie - 4 in tutto - definirono alpinisticamente ancor meglio la complessa orografia della zona, attribuendo alle singole punte, quote e oronimi.
A partire dal 1977 attivissimi sul Sirente furono Armando Baiocco ed Ettore Pallante di Tivoli. La loro attività frequente, tanto nella stagione estiva quanto in quella invernale, si indirizzò verso l' esplorazione di angoli poco noti e si svolse nel più completo isolamento. Le numerose ricognizioni estive ed invernali dettero loro la possibilità di assaporare lentamente il gusto di un alpinismo solitario, sicuramente poco alla moda. Salita dopo salita, canalini e speroni, spigoli e creste verranno superati senza concedere nulla alla pur minima pubblicità. Un modo romantico di praticare l' alpinismo, molto personale forse, comunque difficile da catalogare, senz'altro testimonianza rara di un certo andare per monti.
Nell ' ottobre del 1977 Baiocco e Pallante salgono per due vie il complesso roccioso conosciuto come "Balzi del Sirente" e nel settembre del 1979 ebbero l'intuizione di andare a scalare, per una via nuova che chiamarono Dei Vecchiacci, uno degli speroni rocciosi - quello centrale di quota 2207 - incombenti sulla Neviera. Ancora nell'ottobre del 1981 salirono per lo Spigolo Est la prima Punta dello Sperone a sinistra del Majore e cinque anni più tardi, sempre in ottobre, compirono una variante alla via dell'Arco naturale.
Nell'estate 1987 Manilio e Ignazio Prignano si affacciano su La Neviera e colgono un frutto prezioso scalando lo Spigolo NO della Torre (2200 m), per una via breve ma su roccia buona, cosa rarissima nel gruppo: la chiamarono Quanto silenzio.
Nel frattempo A. Baiocco con Pier Giorgio Coccia ripetono la via dei Vecchiacci e nel giugno 1990 salgono per una via Diretta il grande Imbuto della parete NE della vetta principale. 
Nell'ottobre 1992 ancora con Pallante, Baiocco sale la Cresta Nord dello Sperone di quota 2151 nella zona di Monte Canale.
Infine, questa è storia recente, nell'estate del 1995 un'altra bella realiZzazione per i Tiburtini: Baiocco e Moreno Cecconi salgono lo Spigolo Nord dell 'inconfondibile cuspide rocciosa che si innalza dal Canalone di Monte Canale, La Pala. La pessima qualità della roccia impegnò moltissimo i due alpinisti che giudicarono la via tra le più difficili percorse sulla montagna.
Come si avrà avuto modo di capire, l'alpinismo estivo praticato sino ad oggi sul Sirente, merita di essere analizzato singolarmente, proprio perché non è assolutamente in sintonia con quanto avvenuto su altri gruppi montuosi dell'Appennino Centrale, Gran Sasso in particolare. Se su quest'ultimo l 'attività alpinistica ha avuto modo di evolversi secondo un succedersi di periodi storici ben definiti, dagli "scienziati -esploratori " ( 1573) ai "pionieri" (1897-1900), da quello dei "vagabondi senza guida " ( 1900-1929) a quello degli "alpinisti montanari" prima, "cittadini" poi (1930-1990); sul Monte Sirente tutto è fermo a primigenie forme di alpinismo esplorativo. Gli alpinisti, individuando vie di salita che sfruttano le linee deboli della montagna, come le creste, gli spigoli, i canali, si limitano per il momento all'esplorazione, restando in un certo modo fermi ad un alpinismo in voga al Gran Sasso tra gli anni 1900-1940.
Ciò non si può dire de11'alpinismo invernale.
- Vie d'accesso
Asse portante per raggiungere il Sirente è l'autostrada Roma L' Aquila - A24 e la diramazione A25 per Pescara.
Dall ' Aquila si raggiunge l' Altopiano delle Rocche con la S.S. n. 5 bis ed in breve il versante Subequano della montagna. Da Pescara conviene dirigersi verso la Valle Subequana attraverso la S.S. n. 5 e con la S.P. dell' Altopiano delle Rocche raggiungere il paese di Secinaro che, insieme a Rovere e Rocca di Mezzo, è il centro abitato più vicino al versante nord della montagna. 

 

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