Ogni anno in Colombia si contano 5mila persone uccise per ragioni politiche, 300 massacri, intesi come omicidi contemporanei di cinque o più individui, più di mille sequestri di persona. E poi vanno aggiunti 4mila desaparecidos e più di un milione e mezzo di sfollati a causa della violenza.
Questa barbarie che ricorda, e spesso supera, quella più nota realizzata in passato in altri paesi latinoamericani, così come in questi anni in Algeria, Ruanda, Afganistan e ex Jugoslavia, non può più venire rimossa.
Per anni una stampa superficiale e distratta ha ignorato il bagno di sangue o la ha spiegato parlando di droga.
Una bugia che è stata smentita con forza perfino dal presidente della Repubblica, Andres Pastrana. Anche per merito suo sono iniziati da mesi dei timidi tentativi di dialogo con le forze della guerriglia. Ma intanto, nonostante i drammatici rapporti delle Nazioni Unite e delle organizzazioni come Amnesty International e America’s Watch, niente e nessuno riesce o vuole fermare le macchine di morte. E soprattutto il terrore più efferato e impunito, che è quello dello Stato e dei suoi agenti, in divisa o mascherati, come sono i sanguinari paramilitari.
L’impunità continua a coprire tutti i delitti più atroci di “lesa umanità”.  In Colombia basta avere un’uniforme per godere della più assoluta licenza di uccidere.
Lo dimostra la recente e scandalosa assoluzione dei 5  poliziotti  che nel settembre 1995 hanno assassinato a Cartagena il  giovane italiano Giacomo Turra. E lo dimostrano gli omicidi e i massacri di ogni giorno, come quello dei 32 abitanti della città petrolifera di Barrancabermeja che sono stati uccisi o fatti sparire lo scorso 16 maggio 1998.
Questi due casi sono comuni nell’orrore colombiano, ma anche particolari per la grande mobilitazione e commozione che hanno suscitato, nonostante le minacce e la sfiducia.
L’omicidio di Giacomo, per il quale ancora oggi la sua famiglia e i suoi amici chiedono con forza e con coraggio la solidarietà soprattutto dei cittadini e delle istituzioni italiane e europee.
Il massacro di Barrancabermeja, per il quale non solo quella cittadinanza, ma l’intero popolo colombiano, rappresentato da centinaia di organizzazioni, chiedono la punizione degli assassini e dei loro complici e il ritorno degli scomparsi.
Il Comitato Solidaridad Colombia Giacomo Turra, che intende realizzare entro il prossimo mese di maggio (anniversario della strage di Barrancabermeja), insieme all’associazione degli amici di Giacomo, ai suoi familiari e alle organizzazioni che lottano per i Diritti dell’Uomo, alcune iniziative di informazione sui due casi ricordati e in genere sulla tragedia colombiana chiede di aderire
- alla condanna delle violazioni dei diritti umani in Colombia, del terrorismo di Stato e dell’impunità che lo alimenta
- e in particolare alla richiesta rivolta agli organi di governo della Comunità Europea e dell’Italia di condizionare ogni eventuale aiuto, finanziamento o collaborazione giudiziaria con lo Stato colombiano al rispetto provato e non solo promesso o enunciato dei diritti umani e alla realizzazione di atti concreti contro l’impunità, a partire dai casi di Turra e Barrancabermeja.
- e alla richiesta rivolta ai parlamenti europeo e italiano di inviare dei loro rappresentanti alla grande iniziativa contro l’impunità e per la giustizia che si svolgerà nel mese di maggio 1999 a Barrancabermeja e al prossimo processo di appello per l’omicidio di Giacomo Turra
 

All’appello hanno finora aderito Dario Fo, Franca Rame, Pietro Folena, Luciana Castellina, padre Vitaliano


 
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