IL FOGLIO QUOTIDIANO 24 ottobre 1996

Di Pietro, Pacini Battaglia e gli altri. Per fatal combinazion

Le ultime rivelazioni dei magistrati di La Spezia sugli investigatori di Mani Pulite, Floriani e D'Agostino

La Spezia. L�ultima di un numero ormai fantasmagorico di coincidenze fatali ha rivelato come il dottor Antonio Di Pietro, il quale non disdegnava l�idea di farsi prestare denaro da un proprio inquisito, abbia alcuni amici i quali, per simpatia, amano a loro volta farsi prestare denaro da propri indagati di primissimo piano. Gli amici, come si sa, sono l�ex capitano della Guardia di Finanza, Mauro Floriani, stretto collaboratore di Di Pietro, poi finito, chiss� come, alle dipendenze del dottor Lorenzo Necci; e il maggiore Francesco D�Agostino, stretto collaboratore di Di Pietro, poi finito, chiss� come, alle dipendenze della nostra diplomazia in Turchia. Il primo, stando alle intercettazioni corroborate dalla conferma della signora Eliana Pensieroso, avrebbe avuto �in prestito� da Francesco Pacini Battaglia 70 milioni di lire utili a finanziare la campagna elettorale della consorte, la signora Alessandra Mussolini. Il secondo, stando ad altre intercettazioni, confortate dagli arricchimenti della stessa signora Pensieroso, avrebbe ottenuto da Pacini Battaglia un appartamento (in via dell�Anima?) pagato per modo di dire. Resta stupefacente come, alla luce delle ricostruzioni gi� rivelate dal Foglio, l�ormai irrefrenabile serie di coincidenze che riguardano il dottor Di Pietro non abbia sollevato, se non l�indignazione tout-court, quantomeno un�imperiosa richiesta di indagine, giudiziaria, sul medesimo Di Pietro.

Le notizie spezzine, secondo cui due tra i principali collaboratori dell�attuale ministro dei Lavori pubblici sarebbero stati all�orecchio, oltrech� al portafoglio, di un grande ma impunito regista delle tangenti e dei traffici politici nazionali, si inquadrano, infatti, dentro un contesto tanto noto quanto preoccupante.

Quell�inchiesta sull�Enimont Un frettoloso riepilogo dei contesti , partendo dal Foglio del 21 settembre 1996 , ricorda come il sostituto procuratore Di Pietro, il 10 marzo 1993, avesse interrogato il finanziere Pacini Battaglia per dieci ore, sorvolando sulle dichiarazioni gi� acquisite a proposito del dottor Lorenzo Necci. Panorama, un po� dopo, scrisse: �In quell�interrogatorio, Di Pietro chiese a Pacini Battaglia se fosse vera la storia di una tangente di cinque miliardi che si erano equamente divisi Necci, Cragnotti e Gardini. La storia della tangente l�aveva confessata Cragnotti. Pacini Battaglia la neg� e salv� Necci. Parola contro parola. Di Pietro credette a Pacini Battaglia�. E il Giorno, a ruota: �Dottor Borrelli, non pensa che Pacini Battaglia se la sia cavata un po� troppo bene?�. Borrelli: �E� vero, � cos�. Non posso che confermarlo�. Il nome dell�avvocato di Pacini Battaglia, ramment� ancora il Foglio, coincideva, per puro caso, con quello di un amico strettissimo del suo accusatore: quel Giuseppe Lucibello che, da allora, sarebbe rimasto attaccato al suo cliente come una cozza al suo scoglio.

�C�� un ufficiale della Guardia di Finanza�, si lesse sul Foglio del 24 settembre, �che forse pu� raccontare come sono andate le cose su quella tangente da cinque miliardi. E� il capitano Mauro Floriani, l�ufficiale che ha seguito passo passo con Di Pietro l�inchiesta Enimont... ma il marito di Alessandra Mussolini oggi avrebbe dei problemi, se venisse chiamato a rispondere delle indagini che furono, o non furono, fatte da Antonio Di Pietro, il suo capo, a carico di Lorenzo Necci, suo attuale datore di lavoro�. Dove la coincidenza fatale era la seguente: che l�ufficiale di polizia giudiziaria di Di Pietro era stato assunto proprio da quel Lorenzo Necci che riceveva venti milioni al mese da un tale Pacini Battaglia, su cui lui stesso aveva indagato, ma che aveva scagionato Necci per la famosa tangente. In quella congiuntura di sorvoli, dove sorvolava Floriani, sorvolava Di Pietro, sorvolava Mani pulite, Necci prendeva a servizio uno dei sorvolatori e Pacini Battaglia, buon peso, gli allungava 70 milioni per l�elezione alla Camera della signora. I quotidiani, chi pi�, chi meno, registrarono. Ma si guardarono dal battere pi� di un ciglio.

E le coincidenze intorno a Di Pietro, nel frattempo, si moltiplicavano. Il Foglio, con le sue quattro paginette, il 28 settembre scorso avvisava i propri lettori che il maggiore Francesco D�Agostino, il quale avrebbe ottenuto un appartamentino niente male da Chicchi Pacini Battaglia, raffigurava anche lui un fantastico esempio di coincidenza vivente. Perch� D�Agostino era il capo della polizia giudiziaria del dottor Vittorio Paraggio, pubblico ministero dello scandalo sulla Cooperazione. Perch� era �compagno di banco ad honorem� del dottor Di Pietro. Perch�, imbattendosi nel nome di Pacini Battaglia come corruttore, ne avvis� al volo l�amico del cuore. Perch� Di Pietro, che sul punto dei suoi rapporti con mister Karfinco aveva mentito alla Procura di Brescia il 2 luglio 1995, comunic� subito a Paraggio che di Pacini Battaglia voleva occuparsi lui e soltanto lui. Perch� D�Agostino non mosse una paglia, anzi, quando il dottor Paraggio, stando agli ordini, cess� d�un colpo di occuparsi del corruttore Pacini. E perch�, infine, pare che sia stato proprio il maggiore �ad honorem� a portare a Milano i famosi fascicoli Pacini- Cooperazione che, fino ad allora ordinatissimo, il pool milanese di Mani pulite avrebbe poi distrattamente perduto. Vi sareste aspettati, a quel punto, che i grandi fustigatori della pubblica morale avrebbero fatto fremere, e scatenato, le scuderie degli inviati. Invece, aplomb. D�Agostino, in quanto coincidenza, altro non era che una coincidenza.

Il pm Paraggio e la Cooperazione

E il Foglio insisteva a pestare acqua nel suo mortaio. All�inizio di ottobre avvertiva che il trio di coincidenze umane e fatali, rispondente ai nomi di Di Pietro, Paraggio e D�Agostino, non contento di aver cassato da un�inchiesta formidabile il formidabile nome di Chicchi, era addirittura entrato a vele spiegate, come pool esperto, nella Commissione bicamerale d�inchiesta sulla Cooperazione stessa. Per orientare, dopo l�inchiesta giudiziaria, l�indagine politica. Il 15 ottobre, ancora, il Foglio cercava di confortare lo smarrimento del pool milanese, che di l� a poco avrebbe ammesso a mezza bocca di aver aver usato Pacini come gola profonda, raccontando qualche contenuto delle famose carte smarrite tra il maggiore D�Agostino, l�amico Di Pietro e la solita, disordinata coincidenza: �Nei fogli ora smarriti si legge che lo stesso Pacini Battaglia � stato interrogato ancora, e da nessun altro se non da Di Pietro, l�8 e il 13 luglio 1993. Ma questi due misteriosi interrogatori, che da qualche parte devono pur essere, non risultano agli atti�. Adesso � diventato proprio ufficiale, La Spezia conferma: il capitano della Finanza, Floriani, succhiava denaro da Pacini Battaglia. E il maggiore D�Agostino invece mattoni. Per coincidenza, entrambi, collaborando con Di Pietro, hanno chiuso gli occhi sul loro benefattore. La domanda che inquieta, ma a cui sarebbe urgente trovare una risposta, � la seguente: il ministro dei Lavori pubblici ci azzecca o non ci azzecca ?
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a cura di Primoaprile

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