Lettera dalla pelliccia
Cara signora,
Ti scrivo queste poche righe perché ho avuto l'impressione che
malgrado abitiamo sotto lo stesso tetto tu non mi conosca
ancora: sono la tua pelliccia. Sicuramente non ti aspettavi che ti
scrivessi e ne resterai sorpresa, visto che mi hai sempre
considerato un bene di consumo inanimato, o meglio un sofisticato capo
di vestiario da sfoggiare davanti alle tue amiche e
conoscenti per mettere in mostra la tua presunta distinzione e classe
sociale. Però anch'io ho avuto un cuore, o meglio 40
piccoli cuori di altrettanti visoni innocenti sacrificati sull'altare
della tua vanità.
Quando mi hai acquistato, da brava signora sensibile, che ha sentito
parlare di crudeli trappole dove gli animali mutilati
agonizzano per giorni interi e di caccia indiscriminata di specie in
via di estinzione, hai chiesto al negoziante quale era la mia
provenienza. Però quando ti è stato risposto che sono
stata fabbricata con animali da allevamento, la tua coscienza si è
tranquillizzata.
Sicuramente non sai, e solo chi ha vissuto gli orrori di un lager nazista
può sapere, cosa vuol dire per noi visoni vivere in questi
cosiddetti allevamenti. Siamo nati in una squallida gabbietta metallica,
e molti dei nostri fratellini (i più fortunati) sono stati
soppressi al momento della nascita dalle nostre stesse madri, che non
sopportavano di darci un futuro così triste e senza
speranza. Presto siamo stati separati dalle nostre famiglie e posti
in anguste gabbiette individuali. Siamo stati nutriti con cibi
sintetici, e la temperatura lì dentro era sempre troppo bassa,
tutto ciò per fare in modo che la nostra pelliccia diventasse più
corta. Dai nostri avi abbiamo ereditato il desiderio della libertà
e, anche se non avevamo mai avuto la gioia di assaporarla,
sognavamo di correre liberamente nei boschi e nei prati, sulla riva
dei fiumi, tra pianure e colline. Ma quando ci svegliavamo tra
le strette pareti e le sbarre delle nostre prigioni, la realtà
soffocava i nostri sogni e ci sembrava di impazzire. La rete metallica
posta sul fondo di quel nostro minuscolo e squallido universo straziava
le nostre zampette riempendole do piaghe, ma i nostri
carcerieri non potevano permettersi che ci sporcassimo il nostro preziosissimo
pelo con i nostri escrementi. Poi per finire ci
hanno macellati: un colpo di bastone sul naso, due o tre ... I più
sfortunati perdevano soltanto i sensi e finivano per essere
scuoiati vivi!
Inoltre, cara signora, tu pensi ancora che portarmi addosso riveli verso
gli altri la tua ricchezza e raffinatezza. Ma non ti sei
accorta che anche la tua vicina del piano di sotto, pur essendo la
moglie del lavapiatti, ha una pelliccia? E ti ricordi di quella
ragazza che tutte le mattine alla stazione ti guarda di traverso, e
ti sei sempre chiesta il perché? Ebbene, è a causa mia. In
fondo
anche tu arricci il naso con una sensazione mista di schifo e compassione
quando vedi sulla strada un uccellino morto. Anche se
non puzzo sono pur sempre un cadavere!
Avere una pelliccia non è chic, ma è solo sintomo di ignoranza e crudeltà.
Ora continua pure ad indossarmi, se vuoi, ma non puoi più dire di non sapere!
la tua pelliccia.