La
fotocamera spaziale utilizzata per le missioni precedenti
a quelle Apollo (Gemini e Mercury) fu un'Hasselblad 500C con
ottica Planar 80mm f/2,8.Nei
voli successivi fu impiegato un corpo Hasselblad SWC con il
38mm Biogon. Grazie a questo obbiettivo gli astronauti avrebbero
potuto includere nell'inquadratura il panorama più
vasto possibile.
Secondo quanto riportato, alla 500C furono abbinati magazzini
caricati con pellicola Ektachrome a colori e negativa bianconero
Plus X.
Per l'Apollo XI la prescelta fu un'Hasselblad
55EL con magazzino 70mm, Planar 80mm f/2,8, Biogon 50mm f/5,6
e polarizzatore.
Ci
furono diverse modifiche: alle pellicole (supporto più
sottile) e alla piastra. Questa era incisa da una serie di
piccole croci disposte in righe e colonne allineate. Proiettando
la loro ombra sulla pellicola avrebbero permesso di rilevare,
attraverso i fuori asse delle crocette, e le eventuali distorsioni
dell'obiettivo, consentendo di correggerle in riproduzione.
Queste
fotocamere non furono mai testate sulla Luna e per di più
non c'era neanche una macchina di ricambio...
Foto brutte avrebbero potuto significare il fallimento dell'azienda
e anche una rivolta popolare vista la mancanza di prove materiali
da distribuire all'intera umanità. Tutti, dopo l'allunaggio,
si aspettavano foto, video e altre cose sensazionali, la NASA
doveva a tutti i costi portare dalla Luna (o da un laboratorio)
degli scatti degni dell'evento.
Magari
nel '69 sbarcarono sulla Luna, ma ritornarono con foto più
che scadenti.
Il crimine della NASA: aver creato dal nulla (attraverso le
simulazioni) o aver ritoccato delle foto, divulgate come autentiche.