NECRONOMICON


il libro maledetto


La notte s'apre sull'orlo dell'abisso.
Le porte dell'inferno sono chiuse:
A tuo rischio le tenti. Al tuo richiamo
Si desterà qualcosa per risponderti.
Questo regalo lascio all'umanità:
Ecco le chiavi.
Cerca le serrature; sii soddisfatto.
Ma ascolta ciò che dice Abdul Alhazred:
Per primo io le ho trovate: e sono matto.
(dalla prefazione al Necronomicon)
2. Il Necronomicon prende forma.

Un materiale così ricco di suggestioni misteriche e di riferimenti pseudoeruditi, non poteva non infiammare la fantasia (ben predisposta alla combustione) degli appassionati di letteratura fantastica: che non soltanto stettero al gioco, ma moltiplicarono le carte sul tavolo inventando a loro volta falsi riferimenti, particolari ulteriori, nonché nuove versioni e abbellimenti per la nascente leggenda. Tutto ciò spesso all'insaputa dello stesso Lovecraft che, per esempio, nel 1936 si meravigliò quando il suo corrispondente Willis Conover gli inviò il fascicolo di una rivista amatoriale contenente una «finta recensione» scritta dall'appassionato Donald Wollheim (che poi sarebbe divenuto una personalità eminente nel mondo della fantascienza), a proposito di una «versione in inglese moderno» del famigerato volume. Eccone il testo:

Il Necronomicon, secondo la Traduzione e compendio dall'originale in lingua araba di Abdul Alhazred, di W.T. Faraday. Stampato privatamente dall'autore.

Nei primi anni del Medioevo, poco prima dell'avvento di Maometto, un arabo ritenuto folle, di nome Abdul Alhazred, compilò questo libro misterioso. Secondo la prefazione, questa è la prima traduzione moderna in lingua inglese; l'unica traduzione esistente oltre a questa, destinata alla pubblicazione, è la rarissima opera in latino di un certo mago Olaus Wormius, che venne bruciato sul rogo diverse centinaia di anni fa per eresia. La presente versione è una riduzione dall'originale.
Questo non è un libro destinato al pubblico. E' stato stampato principalmente per essere messo a disposizione di quegli studiosi dell' Occulto che ne stimano necessaria la consultazione per le loro ricerche. Si suppone che sia un trattato sulle Sfere dell'Occulto e la loro interazione con l'umanità fin dall'alba della storia. Dal testo traspare con molta chiarezza la mente squilibrata dell'autore, il quale era convinto di aver appreso questi fatti da forze soprannaturali. Curiosamente, peraltro, il libro sembra ispirare al presente recensore una certa aria di verità.
A quanto si dice nella prefazione, questa edizione è estremamente ridotta. L'originale copre infatti novecento pagine di manoscritti, mentre la presente edizione ne contiene soltanto trecento. Il dottor Faraday ammette di aver omesso interi capitoli per «motivi di sicurezza ...». Nel complesso, questa pubblicazione rimarrà un contributo essenziale per la scienza dell'Occulto.
E' anche un'introduzione alla cosmogonia degli Antichi Dèi che, secondo le opinioni dei mistici, vennero prima della nascita dei Dèmoni moderni. Si ritiene che Robert W. Chambers ed Ambrose Bierce avessero consultato entrambi quest'opera per trarne spunto nello scrivere alcuni dei loro lavori giovanili più fantastici.
Questo è di sicuro un volume che per certe persone si dimostrerà di valore inestimabile.

Di fronte a quello citato, che è probabilmente il primo calenbour sul suo libro, Lovecraft «stette» al gioco. Nel rispondere a Conover, puntualizzò per esempio gli errori commessi da Wollheim (sottolineando che Alhazred è posteriore e non anteriore a Maometto, che il testo greco e latino erano stati stampati, che Olaus Wormius non era morto sul rogo, ed altre inesattezze), ed affermò di attendere con ansia di poter consultare «la traduzione di questo Faraday». Non mancò peraltro di concludere: «Se la leggenda del Necronomicon continua a crescere in questo modo, la gente finirà per crederci davvero, ed accuserà me di falso per aver affermato di averlo inventato io!».

In questo fu profeta. Ben presto, agli scherzi fra appassionati di letteratura fantastica cominciarono ad aggiungersi voci più autorevoli. Philip Duchêsnes, titolare di una libreria antiquaria di New York, fu probabilmente il primo, nel 1941, a inserire nel proprio catalogo il Necronomicon (scherzosamente, ma con tutti i crismi dell'inserzione autentica). Forniva una descrizione precisa del volume e fissava il prezzo di 900 dollari, un'enormità per quell'epoca. Malgrado ciò, ricevette numerose richieste. A tutti, rispondeva di essere già in trattative per la vendita del volume con «una Università straniera».

Col passare del tempo la leggenda, lungi dall'estinguersi, si allargò arricchendosi di sempre nuovi particolari. Nel 1953, un giornalista specializzato in argomenti outrè, Arthur Scott, scrisse per il mensile americano Sir! un articolo dal titolo: «Curiose utilizzazioni della pelle umana», che si concludeva con queste parole:

Per quanto mi riguarda, mi piacerebbe vedere l'opera che la tradizione vorrebbe far passare per uno dei libri più rari del mondo. Si tratta di un esemplare del famoso Necronomicon - una raccolta di formule magiche per evocare i Dèmoni ed altre forze diaboliche - che si afferma essere sia stato scritto intorno al settimo secolo dal «Folle Arabo», il Mago Abdul Alhazred. Fra i rari esemplari, tutti manoscritti, esistenti in collezioni private, è il solo le cui pagine e la rilegatura siano - si dice - in pelle umana. Per di più, la pelle utilizzata è stata prelevata da corpi di persone uccise per mezzo della Stregoneria; questo è, almeno, ciò che si racconta.

Dopo di ciò, la presenza del Necronomicon cominciò a moltiplicarsi sui bollettini dei bibliofili, sui quali gli appassionati inserirono numerosi annunci con i quali richiedevano gli esemplari a qualsiasi prezzo. Ad un certo punto, la fama di questo libro maledetto varcò l'oceano: per anni, ad esempio, il volume inesistente rimase in testa all'elenco dei titoli più richiesti nella libreria parigina La Mandragore.

Questo inserimento (opera dell'appassionato Marcel Bèalu), innescò il «gioco» anche in Francia, dove il disegnatore Philippe Druillet annunciò di aver ritrovato - e ricopiato accuratamente - alcune pagine del Necronomicon, e cominciò a far apparire alcuni stralci in molte riviste.

Jacques Bergier - che fu corrispondente di Lovecraft - rincarò la dose diffondendo, sia in Francia che in America, la seguente «notizia» (che attribuì all'appassionato americano Paul J. Willis, direttore della rivista amatoriale Anubis e della piccola casa editrice Golden Goblin Press):

La paternità del documento ritrovato da Druillet non è stata ancora riconosciuta, per quanto alcune allusioni facciano presumere che possa essere stato preparato, probabilmente come facsimile di un precedente manoscritto, o dal dottor Dee, o da uno dei suoi colleghi, o dai suoi studenti.

La pubblicazione di queste pagine si ritiene che ora possa essere consentita, poiché le pagine qui riprodotte significherebbero ben poco per i non iniziati. La pubblicazione integrale del manoscritto avverrà invece presso le Editions du Terrain Vague, Parigi. Si spera che presto appaia un'edizione americana sotto gli auspici della Golden Goblin Press.

Jacques Bergier, delle Editions Panète e Terrain Vorgue, mi informa che «l'edizione francese apparirà presso la Terrain Vogue, se non sarà proibita. Questa casa editrice è stata fatta saltare diverso tempo fa da una bomba al plastico, dopo la visita di alcuni arabi dall'aspetto sinistro. La polizia ha detto che l'attentato è da attribuire ai fascisti algerini, ma alcune persone - tra le quali il Consigliere del prefetto della polizia, il cavaliere G. Auguste Dupin - ne sanno certamente qualcosa di più».

Ultimamente altre edizioni del Necronomicon hanno fatto notizia. Nella biblioteca Pio XII dell'Universita di St. Luis, il microfilm della copia della Biblioteca Vaticana del Necronomicon viene tenuto in una cella sotterranea, con accesso controllato. Però, nei mesi scorsi, due noti studiosi locali hanno perso gradualmente la ragione dopo aver scoperto alcune strabilianti relazioni tra le pagine del testo. Si indaga sulla faccenda con grande segretezza.

Non molto tempo fa, poi, un corrispondente dall'Argentina mi ha fatto sapere che uno scienziato venuto in visita che stava consultando la copia del Necronomicon in possesso della biblioteca dell'università di Buenos Aires, dimenticando ogni cautela, ha letto ad alta voce alcuni passi del Settimo Capitolo. Alla lettura è seguita una serie di incidenti troppo orribili per riferirli. La sorveglianza al volume è stata raddoppiata, ed alcune parti dell'edificio hanno richiesto la fumigazione.

Negli Stati uniti, intanto, le prove dell'esistenza dell'infame testo si moltiplicavano fino a diventare difficilmente confutabili. Nel 1962, l'Antiquarian Bookman (la più autorevole rivista americana per i bibliofili), pubblicava nella sua rubrica di libri in vendita la seguente nota, redatta da Walker Baylor:

Alhazred, Abdul. Il Necronomicon. Spagna 1647. Rilegatura un po' logora in cuoio e con qualche macchia, anche se in perfetto stato. Numerose xilografie e segni iniziatici. Sembra essere un trattato di Magia Rituale in latino. L'Ex Libris a margine della pagina indica che li libro proviene dalla Miskatonic University. Al miglior offerente.

Un vero e proprio «sigillo accademico» venne infine dalla scoperta, nel catalogo della Biblioteca Centrale della California University, di questa scheda:

BL430                                                              A 47 Alhazred, Abdul
                                                                  ca. X. 738 Scaffale B
Necronomicon (Al Azif), di Abdul Alhazred.
Tradotto dal greco da Olaus Wormius (Olao Worm)
XIII, 760p., incisioni su legno, tavole
sm. fol. (62cm)
Toledo 1647

La scheda, comparsa nella prima metà degli anni '60, esisteva ancora una quindicina di anni fa, quando si constatò che l'ignoto studente autore dello scherzo aveva fatto le cose perbene: la Sezione BL430 comprende infatti testi riguardanti Religioni Primitive, mentre lo scaffale B è il cosiddetto «Inferno» della Sezione: cioè il comparto chiuso che ospita i volumi non ammessi alla consultazione del pubblico generale per via del loro contenuto, o della loro antichità, o della rarità. Oggi in seguito alla conversione elettronica del catalogo, la scheda è stata soppressa. Peccato.

Col passare del tempo, e il crescere della notorietà di Lovecraft, in una misura inquietante, l'indebita tendenza del Necronomicon a materializzarsi si sviluppò in una misura inquietante, coinvolgendo le persone più insospettabili. Nel 1968, di ritorno da un viaggio in Oriente, lo scrittore L. Sprague de Camp (che qualche anno dopo avrebbe dato alle stampe la più importante biografia di Lovecraft scritte finora ) si incontrò con due studiosi del libro e, tirato fuori dalla borsa un grosso quadernone in pergamena vergato in una scrittura incomprensibile somigliante all'arabo. Lo aveva acquistato a Baghdad, spiegò, attratto dal titolo, che gli era stato tradotto dal funzionario della Direzione Generale delle Antichità Irachene che glielo aveva offerto in vendita. Il titolo era L'ululato dei dèmoni.

«Al Azif», appunto.

Naturalmente, de Camp non credeva che il manoscritto (il cui contenuto gli era stato assicurato riguardante una serie di formule necromantiche) avesse niente a che fare con il libro lovecraftiano, ma lo incuriosiva la singolare catena di coincidenze in seguito alle quali ne era venuto in possesso. Esaminato da esperti americani, il testo risultò in un oscuro dialetto curdo, parlato da pochissime persone di un villaggio dell'Irak meridionale. Nessuno (a quanto si sappia) lo ha ancora tradotto. De Camp ne fece pubblicare un'edizione in fac-simile e, nel presentarla, portò un altro grano al mulino della leggenda affermando che tre filologi arabi, dopo aver cominciato a studiare il testo, erano scomparsi, probabilmente perché mormoravano sottovoce le parole mentre le trascrivevano.

Un altro noto scrittore entrato pesantemente nel gioco è l'inglese Colin Wilson, saggista, romanziere e grande studioso di Lovecraft. Wilson affermò che, in seguito ad una serie di eventi fortuiti, peraltro concatenati da una specie di «sincronismo» junghiano, era venuto a sapere che il padre di Lovecraft faceva parte di una filiazione americana della Massoneria Egiziana fondata da Cagliostro, attraverso la quale era entrato in possesso di una copia della traduzione inglese di Al Azif effettuata dal mago elisabettiano John Dee. Il libro - aggiunse - era esattamente quello che aveva descritto Lovecraft: un antico trattato di Magia Goetica nel quale si insegnava come entrare in contatto con malvagie entità disincarnate. Evidentemente - sosteneva Wilson - il piccolo Lovecraft doveva aver trovato l'infame testo fra le carte del padre, e ne aveva fatto in seguito il fulcro della sua narrativa orrorifica, fingendo di averlo inventato lui per non screditare la memoria del genitore. Da tutto ciò Wilson trasse un libro, intitolato per l'appunto Necronomicon, nel quale sosteneva di aver identificato il testo originale di John Dee: un manoscritto in cifra dal titolo Liber Logaeth, custodito al British Museum. Decifrato grazie al computer, lo scritto si sarebbe poi rivelato per l'appunto la versione inglese del testo di Abdul Alhazred. Nel suo libro, Wilson riporta tutti gli estratti dal Necronomicon inseriti da Lovecraft nei suoi racconti, incastonando questo materiale in un contesto formante un trattato di Magia Evocatoria, modellato sulla struttura degli Antichi grimoires, i formulari grazie ai quali i maghi di un tempo evocavano spiriti e dèmoni di ogni genere.

Lo scherzo (perché di questo - in effetti - si tratta) perpetrato da Wilson, ebbe un gran successo, ed incise profondamente sulla credulità degli appassionati del Fantastico e, soprattutto, su quella degli adepti delle «Scienze Occulte». Da quando questo libro fu pubblicato in una collana italiana ora non più esistente, un numero incalcolabile di «esoteristi» hanno cercato di ottenere ulteriori informazioni sul testo misterioso. Di più: varie associazioni occulte hanno detto di aver messo in pratica i rituali descritti nel libro, ottenendo successi spettacolari. Davvero, come sosteneva Paracelso, la fantasia è l'ingrediente principale di qualsiasi operazione magica.

In conclusione, attualmente il Necronomicon - pur non esistendo - è più vicino che mai. Con lo stesso titolo sono usciti, in lingue diverse, numerosi centoni di carattere necromantico, mentre varie scuole esoteriche evocano (o sarebbe meglio dire «costruiscono»?) Cthulhu, Yog-Sothoth Shub-Niggurath e compagni, impiegando ogni genere di rituali. In diversi trattati di occultismo si tracciano paralleli fra il Pantheon lovecraftiano e i dèmoni delle più varie tradizioni magiche.

Lovecraft aveva dunque davvero divinato il futuro: ormai, le sue creature fantastiche vivono di vita propria, e ciò di cui si dibatte non è più l'esistenza del Necronomicon, data per certa, ma le vie misteriose attraverso le quali il sinistro manoscritto può essere giunto fino a lui.



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