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I Neocatecumenali

piaga cancerogena nella Chiesa

 

Io sono Giovanni Battista in mezzo a voi. Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino. Io sono testimone di Cristo con la mia vita. Nessuna comunità fondata da noi è fallita: vi assicuro che qui c’è Dio.

Modestia a parte, ci attenderemmo da Kiko un richiamo alla conversione vera. Invece non c’è movimento oggi nella Chiesa che sia così radicalmente perversivo quanto il Movimento Neocatecumenale da lui fondato.

Dovrebbero aprire gli occhi i sostenitori e simpatizzanti la mancata approvazione da parte di cinque organismi centrali della Chiesa agli statuti del Movimento - Congregazione per la Dottrina della Fede, del Culto Divino, del Clero, dell’Educazione e Consiglio per i Laici in occasione dell’incontro del 27-29 maggio 1998 sui movimenti laicali -, e gli errori dei Neocatecumenali già da parecchi anni segnalati da pastori e sacerdoti dotti e competenti.

 

Il sistema neocatecumenale

- Le origini. Il Movimento Neocatecumenale è sorto nelle baracche di Palomeras Altas alla periferia di Madrid nel 1964, dall’esperienza spirituale del pittore Francesco (Kiko) Arguello, uscito da una crisi esistenziale che lo spinse all’orlo del suicidio e approdato alla conversione - quale? - attraverso i cursillos de Cristindad: Ben presto nelle sue catechesi improvvisate con Bibbia e chitarra, fu affiancato dalla ex suora Carmen Hernandez. Ne nacque una piccola comunità di zingari raccolti intorno alla celebrazione eucaristica di un sacerdote.

Giunto a Roma sotto Paolo VI, il movimento si è esteso in una settantina di nazioni con centinaia di migliaia di aderenti.

-Il convertito. Il linguaggio drastico e intransigente è tipico dei convertiti da militanze aberranti: Kiko viene dall’area comunista, e l’esperienza del suo passato lo porta a espressioni perentorie tipiche di chi non ha raggiunto un conveniente equilibrio evangelico. Grandi convertiti come Ignazio di Loyola, Paolo della Croce e altri insegnano che il convertito non passa improvvisamente dall’errore alla verità piena: le preformazioni mentali e morali errate accumulate dall’ uomo non si cancellano in un attimo. L’equilibrio evangelico si raggiunge un po’ alla volta con un paziente lavorio di purificazione del cuore e della mente sotto una buona guida spirituale. Le espressioni perentorie di Kiko, temperamento artistico di attore, esercitano un influsso notevole su persone influenzabili e prive di dottrina, le quali finiscono per seguire il loro leader anche nei suoi errori più per il suo fascino personale che per una sequela evangelica informata da una esatta conoscenza e pratica della Fede.

- Un manuale segreto. Le idee di Kiko, trasmesse dapprima su nastri magnetici, sono state raccolte nel 1972 nel volume di Orientamenti alle èquipes di catechisti per la fase di conversione, trasmesso in fotocopie con aggiunte varie per la via riservata ai catechisti dal centro neocatecumenale Servo di Jahvè di piazza San Salvatore in Campo, 00186 Roma.

La segretezza in cui il volume viene trasmesso, con la raccomandazione di non dire nulla dei suoi contenuti, fece sorgere il sospetto di indottrinamenti non corrispondenti alla purezza della fede, come sono venuti gradatamente alla luce.

- Il cammino di conversione, proposto da Kiko in varie tappe, dura dai sette ai dodici anni, sulla base di letture bibliche, riunioni frequenti per un dialogo di salvezza, accentuazione comunitaria, convivenze mensili di gruppo, ecc.

Nonostante l’affermazione che non si tratta di plagiare nessuno, perché non si fa alcun lavaggio di cervello, il sistema di coinvolgimento settario risulta dal segreto che avvolge i successivi passi, del cammino di conversione sotto la direzione fortemente autoritaria dei catechisti.

- Eccentricità dottrinali. Kiko in particolare non entra in campo conversivo con una dotazione dottrinale pulita. Porta in sé idee sbagliate e le immette nel Movimento senza il correttivo di guide ben preparate a setacciargli gli errori, che in lui sono tali da distruggere le stesse fondamenta della Fede. L’assenza di una solida dottrina si rivela deleteria anche in altri movimenti, e stupisce il fatto che molti pastori siano stati così poco oculati nel dare eccessivo affidamento ad aggregazioni fondate piuttosto sull’elemento emotivo e su carismatismi inconsistenti che su una dottrina solida. Il pressappochismo dottrinale di base di molti movimenti odierni rispecchia lo smarrimento dottrinale di uomini di una Chiesa alle prese col neomodernismo postconciliare.

- Il plagio. Il neocatecumenismo rivela l’indole di una setta, in cui l’individuo diventa strumento cieco intruppato del gruppo, dal quale non riesce a liberarsi se non a fatica con conseguenze pesanti, dato il sistema di stretta obbedienza alla volontà dei capi.

I Neocatecumenali vengono iniziati per gradi tramite una serie di coinvolgimenti progressivi. Il catechista tra i neocatecumenali è maestro indiscusso, al quale si deve obbedienza cieca. Un catechista ha confessato: Noi abbiamo vincolato tua madre all’obbedienza e le abbiamo ordinato di cacciarti via di casa. L’adepto si trova chiuso in un sistema di controllo garantito dal dovere di delazione. La confessione pubblica dei propri peccati diventa per i Neocatecumenali uno strumento di ricatto nel caso che l’individuo voglia staccarsi dal gruppo: i suoi peccati passati diventano di pubblica conoscenza, per cui l’adepto rimane imbrigliato nel movimento per il timore che le sue malefatte vengano rese pubbliche.

- Egemonia ambientale. A Firenze i neocatecumenali sono entrati in una parrocchia con queste espressioni: Siamo gli angeli del Signore. Con noi sta passando Gesù Cristo. Prendete al volo questa proposta, perché potrebbe non passare più.

L’accusa è che quando entrano in una struttura ecclesiale, i Neocatecumenali si impongono come dominatori egemonizzando tutte le attività senza lasciare spazio ad altri gruppi o iniziative che non siano loro.

L’egemonia più odiosa riguarda la famiglia. Il catechista afferma il dovere di obbedire a lui più ancora che ai familiari, coniugi e genitori compresi.

L’educazione dei figli, più che ai genitori, è affidata al gruppo dei neocatecumenali. Il plagio in tal senso provoca situazioni paradossali, come la donna che ha concepito 7 figli, e gli ultimi quattro li ha sottratti al padre per farli educare dal catechista; oppure la madre di uno psichiatra che non avendo ottenuto l’adesione del marito al Movimento è stata costretta a dividersi da lui. Altre testimonianze accusano il Movimento di esercitare una pressione perché gli adepti sposino appartenenti al gruppo. Libere scelte vengono impedite. Anche l’unione tra gli sposi viene sconvolta fino a provocare la rottura del vincolo coniugale col coniuge che non aderisce alla setta. Solo Dio dev’essere amato: se il tuo coniuge o altri ti è di impaccio, rifiutalo.

Un altro elemento di distruzione della vita di famiglia è il coinvolgimento asfissiante agli incontri e alle iniziative neocatecumenali: l’adepto non appartiene più alla famiglia ma al Movimento, fuori del quale ogni altro affetto è considerato idolatrico. In certe occasioni, come nelle feste pasquali, i Neocatecumenali vengono sequestrati dalla famiglia per gli impegni comunitari.

Si è giunti perfino ad assistere una malata all’ospedale per impedire che in un momento di debolezza riprendesse i rapporti col marito.

Né favorisce l’armonia coniugale l’obbligo alle famiglie neocatecumenali di versare un’alta percentuale delle entrate al Movimento per sostenere l’azione.

Quanto ai sacerdoti, Kiko ammonisce: Non facciano discorsi alla gente. Un aspetto dottrinale preoccupante riguarda il rapporto sacerdoti e laici nella ecclesiologia di Kiko.

Un laico che riuscì a liberarsi dal plagio afferma: Ero magnetizzato dalla loro catechizzazione e dalle loro certezze. Il Movimento gli veniva presentato come l’unico modo autentico di essere cristiani... Il fanatismo dei capi responsabili ha fatto prendere decisioni folli e irresponsabili a mia moglie senza consultare il marito. Eravamo destinati a diventare una fabbrica di aborti... I capi assicuravano di avere l’appoggio incondizionato del Papa, ma non mi sembra che l’insegnamento neocatecumenale sia la stessa cosa che insegna il Papa. Nei tre anni che frequentai il Movimento mi resi conto della potenza persuasiva dei capi e che la loro concezione della famiglia ha ben poco a vedere con quello che insegna la Chiesa cattolica. Loro attuano una sola famiglia di trenta o quaranta persone guidate dal capofamiglia che è il catechista... Col moltiplicarsi degli impegni di gruppo, con l’aumento naturale delle amicizie tra i membri del gruppo, e soprattutto col controllo psicologico dovuto alle confessioni pubbliche negli incontri, mi resi conto che i loro capi riescono a monopolizzare anche la vita privata delle singole persone. Quasi per premunirci da misteriosi pericoli futuri, fin dall’inizio ci è stato insegnato che ci saremmo dovuti ben guardare da chiunque ci avesse detto cose diverse da quelle insegnate dai responsabili.

 

La dottrina

La dottrina trasmessa da Kiko al Movimento è infetta di errori gravissimi che scardinano la fede e la pratica cristiana.

- Antropologia luterana. Kiko afferma: L’uomo, separatosi da Dio, è rimasto radicalmente impotente a fare il bene. La concezione fatalistica dell’uomo, predestinato da Dio al paradiso o all’inferno, e che non sarebbe in grado di orientare il proprio destino evitando il male, è assolutamente contraria alla fede e alla dichiarazione del Concilio Tridentino (VI, c. 22), e disimpegna dallo sforzo di miglioramento morale. Se il peccato è una fatalità ineluttabile, cade naturalmente ogni responsabilità personale.

Secondo Kiko i soli eletti sarebbero i membri del Movimento; coloro che si opponessero al cammino neocatecumenale sarebbero dei Giuda condannati alla dannazione.

Ma un’altra stranezza dottrinale è dichiarare che Dio, in quanto infinito, non perderebbe nulla se offeso dall’uomo; quindi il mio peccato non può offendere Dio e neppure Gesù. Cade quindi l’obbligo di chiedere perdono dei propri peccati. La gente è molto sentimentale quando pensa di aver offeso Gesù coi propri peccati. L’uomo non può fare a meno di rubare o litigare: se lo fa, non ha colpa, perché è schiavo di Satana, che lo manipola come vuole. Se l’uomo non può fare a meno di peccare, siamo tutti perdonati per qualsiasi caduta: per giustificarsi è sufficiente riconoscersi peccatore.

Se il peccato è una fatalità, non ha senso il pentirsi, e neppure il confessarsi prima della Comunione, come accade fino ai nostri giorni. Oltre che inutile, la confessione sarebbe anche ridicola fatta in quelle casette di legno. Il valore essenziale del sacramento della penitenza è l’accusa comunitaria dei propri peccati esigita nelle comunità neocatecumenali.

Col rigetto della confessione cade quindi anche la confessione frequente come mezzo di santificazione, la direzione spirituale, il pentimento dei peccati veniali. Kiko ci confida: È successo anche a me di confessare simili stupidaggini (le venialità). Ma non dite nulla di questo alla gente: creereste un mucchio di problemi.

Il sacramento della penitenza sarebbe un inutile surrogato del Battesimo che non risalirebbe alle origini della Chiesa.

- La redenzione come viene intesa dalla Chiesa, nella mentalità di Kiko non ha senso, data la fatalità del peccato. Il cristianesimo non è un appello all’onestà, ma l’invito ad accogliere l’annuncio del perdono gratuito di tutti i nostri peccati. Il cristianesimo non esige nulla da nessuno: regala tutto. Al più peccatore, al più vizioso regala la vita eterna. Lo Spirito vivificante è ben lontano dallo spingere al perfezionismo, alle buone opere, alla fedeltà al Cristo morto.

Altre espressioni di Kiko sulla redenzione: Forse che Dio ha bisogno del sangue del suo Figlio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio del suo Figlio, alla maniera degli dei pagani? Le idee sacrificali sono entrate nell’Eucaristia per condiscendenza, suggerita dal momento storico, alla mentalità pagana. Del resto col rinnovamento teologico del Concilio non si è più parlato di dogma della redenzione ma di mistero di Pasqua di Gesù. Il mondo si è salvato non in virtù della sua morte in croce, ma della sua risurrezione. Oltre a ignorare il Concilio, Kiko dimentica che la Redenzione operata dalla morte di Gesù in croce è uno dei due misteri principali della fede!

Per lui alla fine dei tempi tutti saranno salvi in virtù della misericordia di Dio.

- La grazia. Dice Kiko: Per un cristiano come san Luigi col suo morire piuttosto che peccare, è fondamentale essere in grazia, non perdere questa grazia, perseverare. Ma la grazia non si sa bene che cosa sia, che si ha dentro, con cui bisogna morire. Grazia è vivere nella gratuità. Il cristianesimo è l’invito ad accogliere l’annuncio del perdono gratuito dei nostri peccati. Il cristianesimo non è un moralismo. Lo Spirito Vivificante è ben lontano dallo spingere al perfezionismo, alle opere buone, alla fedeltà al Cristo morto.

- L’ecclesiologia. La Chiesa - a detta di Kiko - non è una società gerarchicamente istituita, ma carismatica con un sacerdozio unico, quello battesimale, che incorpora con Cristo unico sommo Sacerdote. Ma non è necessario appartenere alla Chiesa per salvarsi.

Gesù Cristo, suo fondatore, non può essere nostro modello di vita, come pensa la gente: Non ti sembra che sarebbe meglio un modello più umano, dato che il modello di Gesù è irraggiungibile? Come possiamo imitarlo se abbiamo una natura umana decaduta?

La vera Chiesa non è quella preconciliare, deviata dal casaropapismo e inaridita in un gretto giuridismo dal Concilio Tridentino, responsabile del suo decadimento.

Messa domenicale, prima Comunione, non ammazzare, non rubare ed espressioni simili, che schifo! Dio ci ha convocati per iniziare un Catecumenato verso la rinascita e il regno di Dio sulla terra.

Risorgere con Cristo è avere lo stesso sangue redentore di Cristo. Dobbiamo noi pure divenire Spirito vivificante e manifestare ad ogni generazione ciò che è avvenuto sul Calvario lasciandoci uccidere. Nel precatecumenato si dovranno vendere tutti i beni, non potendo altrimenti entrare nel Regno e neppure nel Catecumenato.

La Bibbia non ha bisogno di essere interpretata dal magistero, ma il vero senso è conoscibile mediante parallelismi. Interpreti autentici sono Kiko e Carmen.

- L’Eucaristia. La Chiesa afferma da sempre tre aspetti dell’Eucaristia: è Sacrificio, è Comunione, è Presenza. Questi tre aspetti sono totalmente stravolti dai Neocatecumenali.

- Presenza reale di Cristo? Secondo Kiko la Presenza permanente è stata affermata in opposizione al protestantesimo: non bisogna insistervi. La Chiesa cattolica è ossessionata dalla presenza reale: per essa è tutto. Le discussioni sulla presenza reale (o transustanziazione) fanno ridere. Non è questione di briciole o non briciole. Se Gesù avesse voluto affermare la presenza permanente, non si sarebbe dichiarato presente nel pane e nel vino, ma si sarebbe dichiarato presente in una pietra, che non va a male.

Anche l’adorazione è subentrata contro i protestanti. Come Dio era presente nella Pasqua, cioè nella liberazione dall’Egitto, così Gesù è presente col suo spirito risuscitato da morte. Abbiamo trasformato l’Eucaristia, che era un canto al Cristo risorto, nel divino prigioniero del tabernacolo!

- Sacrificio? La salvezza non viene dalla morte in croce, ma dalla risurrezione. Gesù non ha offerto alcun sacrificio: l’idea del sacrificio viene dal paganesimo. La Messa è solo memoriale della Pasqua di Gesù, che viene sul carro di fuoco per introdurci nella sua gloria. Le idee sacrificali di Israele erano delle impalcature: ora che l’edificio è stato costruito - lamenta Kiko -, si è tornati a tali impalcature, alle idee sacrificali e sacerdotali del paganesimo. Le discussioni medioevali sul sacrificio riguardavano cose che non esistevano nell’Eucaristia primitiva, non essendovi in essa alcun sacrificio cruento, nessuno che si sacrifica. C’era solo un sacrificio di lode per comunicare il passaggio del Signore dalla morte alla risurrezione.

L’offertorio rievoca l’idea pagana di portare le offerte per placare Dio. Si è giunti all’enormità di offrire a Dio il giorno che comincia, il tuo lavoro...

Kiko non ammette il sacerdozio dei preti e la loro esclusività nel consacrare. Il sacramento è il pane e il vino, e l’Eucaristia sgorga dall’assemblea. Quindi non ha senso celebrare in privato. Il rito eucaristico è solo commemorativo, il sacerdote è solo il presidente dell’assemblea, la Messa è un banchetto di esultanza. Dalla Messa vanno tolti il Gloria, perché è una preghiera del mattino; il Credo, perché risale ai tempi delle eresie; l’offertorio, perché non si offre nulla.

- Comunione? Ricevendo la sola ostia di pane senza il vino è come raccogliere la pioggia con un canestro di vimini. Quindi i Neocatecumenali ricevono sempre la Comunione sotto le due specie. E la ricevono da seduti.

È inconcepibile astenersi dalla Comunione ove si va per un banchetto. Occorre quindi eliminare dalla Messa gli atteggiamenti di adorazione, contemplazione, raccoglimento, ringraziamento dopo la Comunione.

Di conseguenza perde significato tutto ciò che accompagna il culto cattolico dell’Eucaristia: Comunione frequente, visite, adorazioni, benedizioni, processioni, congressi eucaristici, prime Comunioni, osservanza delle rubriche liturgiche, basiliche grandiose, esortazioni alla riverenza verso l’Eucaristia, ecc.: tutte cose che riempiono le liturgie di idee pagane. Tutto vecchiume preconciliare! ammonisce Kiko.

Una piaga cancerogena

La documentazione sugli errori del Neocatecumenato potrebbe proseguire indefinitamente, sulla base dei loro scritti e delle innumerevoli testimonianze raccolte da persone di ogni categoria. Per una conoscenza più estesa rimandiamo alle documentazioni raccolte da p. Enrico Zoffoli, in Verità sul Cammino neocatecumenale, Catechesi neocatecumenale, ecc. Ma già il nostro umile saggio consente di concludere che il neocatecumenismo si radica in una teologia schizofrenica, un vulcano di errori e contraddizioni, che scardinano radicalmente la fede e finiscono con l’allontanare gli stessi suoi adepti dalla pratica religiosa.

Come fondare, inoltre, un diritto canonico dei seminari neocatecumenali Redemptoris Mater su simili basi teologiche? (v. B. Esposito, Un nuovo tipo di seminario? Quaderni di diritto ecclesiale n. 12, 1999).

Ma ciò che più addolora è la cecità di ecclesiastici che accettano il neocatecumenalismo: come pensare a una buona fede in loro? Quale ombra di disistima è calata sui pastori che vengono a compromessi coi Neocatecumenali, e peggio ancora li gratificano del loro appoggio incondizionato!

La gravità degli errori e l’estensione del Movimento costituiscono per la Chiesa una piaga cancerogena che potrebbe diventare inguaribile come il protestantesimo se non si ricorre senza indugi a smascherarne l’insidia.

Dina Mite

 

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