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ENRICO ZOFFOLI

 

 

Lettera al Direttore

di Radio-Maria

Ancora sul Cammino neocatecumenale

 

 

 

 

«Annunzia la parola, insisti in

ogni occasione, opportuna e inop-

fortuna, ammonisci, rimprovera,

esorta con ogni magnanimità e

dottrina… » (2Tm 4,2).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRO DEO, CHRISTO ET ECCLESIA

 

 

 

PREMESSA

 

Con viva ripugnanza torno a scrivere dei Neocatecumenali.

 

Sono stimolato a farlo sia dal loro atteggiamento, sempre più baldanzoso e trionfalistico; sia perché gran parte del pubblico — Clero e popolo — ignora il pensiero dei Dirigenti del Cammino; sia per l’enorme potere di cui dispongono, ostinandosi ad impedire la diffusione di scritti che rivelino la verità oggettiva della loro dottrina; sia, infine, per dare una voce alle proteste di una moltitudine sommersa di cattolici, che non tollerano più la minacciosa avanzata di un Cammino che insidia l’autenticità della loro fede.

 

Ha fatto traboccare il vaso — ormai colmo — un nuovo recente intervento del Direttore di Radio-Maria.

 

Col rispetto dovuto alla medesima, per molte ragioni altamente benemerita, non ho potuto rifiutarmi di rispondere ad alcune urgenti richieste di indicare anche il risvolto della vicenda neocatecumenale, finora ignorato dal pubblico.

 

Spesso la verità non interamente rivelata equivale alla menzogna.

L’AUTORE

Roma, 22 febbraio 1994,

festa della Cattedra di S. Pietro Apostolo.

Molto Reverendo e caro Padre Livio,

sabato scorso, 12 febbraio, ore 9.30, Lei mi ha fatto nuovamente l’onore di nominarmi, informando gli ascoltatori di Radio-Maria di aver ricevuto una ventina dei miei libri sui Neocatecumeni (*).

 

La ringrazio e mi permetto di aggiungere che La invidio, avendo a sua disposizione una stazione trasmittente che le consente di farsi udire da milioni di persone al giorno; ciò che a me non è dato, per cui parto con lo svantaggio di dover ricorrere alla stampa che, come tutti sanno, è dispendiosa, lenta a raggiungere il pubblico ed è riservata ai pochi generosi impegnati nella più seria ricerca della verità.

Prometto di essere molto chiaro e possibilmente conciso.

Non si preoccupi: non ho nulla da dire contro la sua persona, le sue intenzioni, il suo lavoro, di cui ho sentito sempre dire un gran bene. Perdoni soltanto una certa vivacità di stile.

Ed ora mi ascolti.

 

 

(*) Così, secondo la registrazione del suo discorso. Ma evidentemente Lei confonde, perché di veri «libri» ne ho scritti soltanto due, più due opuscoli. Sono curioso di conoscere il titolo degli altri 16 di cui sarei autore (!). Trattandosi poi di semplici «copie», bisogna elogiare lo zelo degli ascoltatori a Radio-Maria, preoccupati dei suoi panegirici del Cammino Neocatecumenale.

 

 

 

 

 

I

 

«SIAMO UNA POTENZA!...»

 

Da un attento ascolto della registrazione della sua catechesi mi sono accorto che Lei non fa più mistero degli ottimi rapporti che lo legano col Cammino Neocatecumenale (= C.N.).

È liberissimo.

Continui pure ad interessarsene e parlarne. Credo che ne potrà ricavare tutti i vantaggi umanamente desiderabili.

Lei opera all’ombra di due Papi, di numerosi vescovi, di altrettanti parroci e di alcune Congregazioni Romane. «Al borsino vaticano delle nuove esperienze ecclesiali le azioni più in rialzo sono quelle del Cammino neocatecumenale... » (30 Giorni, 2, 1994, p. 197).

Il Cammino conta — in Europa, Asia, America e Australia — 24 Seminari con 850 seminaristi. Soltanto a Roma vanta ben 11.846 «fratelli», ecc.

Lei, rev.do P. Livio, patrocina la causa di un Movimento che dispone di risorse economiche straordinarie, di cui parlerò in seguito. Al termine di certe «convivenze» si arriva a raccogliere nel «sacco delle immondizie» persino miliardi. Basti solo sapere che i pranzi (le «agapi») organizzati in alberghi di lusso sono lautissimi con enorme spreco di cibi raffinati e costosi... In una città del Veneto, ogni commensale ha dovuto versare ben 200.000 lire: una volta, il rosbif avanzò per settimane...

«Dal 28 al 31 gennaio sono venuti a Roma per ascoltare il fondatore Kiko Argüello ben 130 tra vescovi e cardinali africani. Il raduno si è svolto in un albergo della capitale. Tutte le spese a carico del cammino (...).

 

Incontri analoghi si sono tenuti negli scorsi anni con altri episcopati continentali. Nell’ottobre del ‘92, a Santo Domingo, c’erano 120 vescovi dell’America Latina. Nell’aprile del ‘93, a Vienna, 130 vescovi europei» (30 Giorni, iv.).

Chi non sa, caro P. Livio, che il denaro costituisce la maggiore e più irresistibile potenza di questo mondo? S. Tommaso ha potuto scrivere che «omnia corporalia obediunt pecuniae» (S. th., I-II, q. 2, a. 1, 1um). «El denaro serve a ogni cosa», scrive nei suoi Ricordi, Francesco Guicciardini.

 

* * *

 

A Lei — me lo permetta — sarà sempre facile e conveniente elogiare il C.N., trattandosi di un Movimento organizzatissimo, retto dalla suprema e indiscutibile autorità carismatica dei suoi Ideatori, venerati e obbediti da tutti gli adepti; a loro volta spesso intimiditi, plagiati e persino terrorizzati dal contegno di «catechisti» talmente presuntuosi da attribuirsi un potere superiore a quello dei «presbiteri».

Dunque, aveva ragione alcuni mesi fa un neocatecumeno che, sulla soglia della basilica di S. Giovanni in Laterano, tutto compiaciuto diceva ad una persona che me l’ha riferito: «noi siamo una potenza!...».

Verissimo.

È sufficiente riflettere, per dimostrarlo, che la sètta ha i suoi fidatissimi emissari negli uffici postali, nelle librerie cattoliche, nelle redazioni dei giornali, nelle banche, nella stessa Radio Vaticana. Ed è comprensibile che qualsiasi notizia, libro che si azzardi a criticare il Movimento è inesorabilmente bloccato. In realtà, tutto è severamente controllato come e più di quanto sia possibile alla Questura; per cui il pubblico viene a sapere soltanto le iniziative, i meriti e i successi del Cammino.

 

Ora, rev.do P. Livio, sembra che anche Radio-Maria abbia ceduto al medesimo armi e bagagli, avendo esso il privilegio di estendere la propria influenza anche oltre i confini d’Italia... Credo che non si esageri affermando che nessuna diocesi, nessun Istituto religioso, nessuna Conferenza Episcopale ha mai raggiunto un sì alto livello di potenza.

Alcuni neocatecumeni. quasi impazziti per la gioia, vanno propalando persino che Kiko sarà «il Papa» di domani.

Non mi stupisce allora quanto essi dicono anche al mio indirizzo: io sarei «eretico», «ribelle al Papa», «nemico della Chiesa», «contrario al Vaticano II», «dimesso dalla mia Congregazione», «apostata», «posseduto dal demonio»... Qualcuno ha aggiunto che sono morto...

In una cittadina delle Marche, qualche anno fa, si diffuse la voce che io sarei stato chiamato ad pedes dal card. Ratzinger, il quale mi avrebbe rivolto una severa reprimenda anche a nome del Pontefice...

A tale cumulo di fandonie non poteva mancare l’indegna manovra delle solite lettere anonime, infiorate di epiteti e d’insulti anche di tipo «boccaccesco».

Quei signori, in cammino verso la riscoperta del battesimo e chiamati dallo Spirito a ri-cristianizzare il mondo, sembra che non siano capaci di altro. Rallegramenti!

 

* * *

 

Ma non c’è da stupirsi. Quel che tutto spiega è la diffusa, radicata ed espressa convinzione che la Chiesa del Cammino è l’unica vera e che la salvezza è possibile soltanto seguendone le direttive. Si tratta quindi dell’«atteggiamento di chi riconosce se stesso come l’unico futuro della chiesa, classificando gli altri come cristiani di seconda categoria e rendendo di fatto impossibile l’integrazione del proprio gruppo nella comunità parrocchiale...

«Lo stile educativo», «la prassi dell’insegnamento Catecumenale ha un corso poco dialogico, autoritario. Domande e richieste di ulteriori informazioni non sono consentite…». Logico dunque che «conflitti spesso sorgono nelle comunità parrocchiali ospitanti il movimento...». Da più parti, quindi, si chiede «fino a che punto possa esservi una particolare disponibilità nei riguardi della comunione ecclesiale quando (...) "una discussione e un confronto teologico-pastorale non possono aver luogo, e quando, dall’altro lato, con l’istituzione di seminari sacerdotali neocatecumenali in tutto il mondo, vengono posti strutturalmente dati di fatto che spesso creano un parallelismo rispetto alla responsabilità del clero locale e del popolo di Dio..."» (R. BLEISTEIN, Stimmen der Zeit, tradotto da Rassegna di teologia, n. 4,. luglio-agosto, 1993, pp. 378-395).

«Siamo una potenza!», si ripete. Ma è difficile giudicare se in tale vanteria sia maggiore la demenza o l’orgoglio luciferino di poveri presuntuosi.

 

 

II

 

LA MIA BATTAGLIA

 

Carissimo P. Livio, sopra ho detto che Lei ormai è passato apertamente al campo neocatecumenale. Ma la carità cristiana mi obbliga a supporre che sia in buona fede, perché ignora quanto sto per comunicarle; ed anzi penso che sia all’oscuro principalmente dei presupposti dottrinali del Cammino, unico motivo della mia reazione, determinata non da cattivo umore o antipatia per Kiko-Carmen e collaboratori, e assai meno per ragioni personali di rivalità o rancore; ma esclusivamente dal dovere di sostenere la causa della fede.

Mi dica: ha mai letto le catechesi contenute in alcuni ciclostilati di Kiko-Carmen? Li elenco:

Orientamenti alle Equipes di Catechisti per la fase di conversione (Madrid, febbraio 1972). La copia da me esaminata, che risale al marzo del 1982, è stata curata dal Centro Neocatecumenale «Servo di Jahvè in san Salvatore», P.zza S. Salvatore in Campo. Roma, tel.:

6541589). È la raccolta più ampia, sistematica, conosciuta e discussa. Consta di 373 pagine, di non facile lettura;

Orientamenti alle Equipes di Catechisti per lo "shemà" (Appunti presi dai nastri degli "shemà" fatti da Kiko e Carmen ad alcune Comunità di Roma e Madrid nel 1974, pp. 110);

Orientamenti alle Equipes di Catechisti per la Convivenza della Rinnovazione del primo Scrutinio battesimale (Appunti tratti dalle catechesi di Kiko e Carmen a Madrid nel 1972, con aggiunte del 1986, pp. 14).

 

 

L’avverto, rev.do P. Livio, che nel mio volume (Eresie del Movimento Neocatecumenale) esamino soltanto il 1° degli Orientamenti, il più importante; mentre, nell’altro (Magistero del Papa e Catechesi di Kiko), studio anche il 2° e il 3°, da cui ho appreso alcuni dati anche più significativi e compromettenti sotto un certo riguardo.

Precisamente questa serie di Orientamenti costituisce la base da cui muove la mia non ancora confutata protesta contro il Cammino.

Dunque, non sono in questione le «idee», «i sentimenti», «le intenzioni» e assai meno la «vita privata» di Kiko-Carmen; ma unicamente le loro parole che essi hanno lasciato registrare e ciclostilare, destinandole ai catechisti.

Io mi sono limitato ad esaminarle e notarvi gli errori contra fidem: ne avevo il dovere e anche la competenza, almeno quanta può averne ogni comune credente informato della dottrina della Chiesa.

Dovevo attendere che la Gerarchia si pronunciasse?

È quanto Lei osserva in una lettera di qualche anno fa: «Argomenti così importanti vanno studiati dall’Autorità ecclesiastica, e solo quando l’Autorità ecclesiastica avrà espresso un parere autorevole, ne daremo notizia attraverso i mass media». Ora, ciò, oltre ad essere molto comodo, è semplicemente ingenuo, insostenibile... Avverta bene che non si tratta di questioni disputate, di sottigliezze teologiche; ma di eresie, di gravi eresie.

Se il Magistero si è già espresso da millenni solennemente, categoricamente e ripetutamente contro determinati errori, ai fedeli spetta solo il dovere di insorgere per redarguire chiunque osa riesumarli, senza pretendere che il Papa torni a condannarli. A che scopo il Magistero se non illuminasse i credenti, sì da renderli capaci non solo di professare pubblicamente la propria fede, ma anche di difenderla? Nel Catechismo della Chiesa Cattolica leggo che la confermazione «ci accorda una speciale forza dello Spirito Santo per diffondere e difendere con la parola e con l’azione la fede, come veri testimoni di Cristo, per confessare coraggiosamente il nome di Cristo e per non vergognarsi mai della sua croce» (n. 1303).

Se, dunque, devo combattere contro ateismo e materialismo, laicismo e relativismo, storicismo e modernismo, perché non dovrei condannare un cammino neocatecumenale che avvia ad un battesimo negatore di fondamentali verità del Cristianesimo?

Più d’uno ha ripetuto che io me la sarei presa contro «mulini a vento», come avrebbe potuto farlo un esaltato, un attaccabrighe... Ora, se ciò può offendermi, non mi potrà mai convincere: da chi mi è contrario esigo ragioni criticamente valide, degne di gente seria. E per questo che ancora una volta torno in prima linea, augurandomi che Lei, buon P. Livio, conosciuta la verità, si renda conto della eccezionale gravità del caso.

 

 

III

 

AUTENTICITÀ DELLE FONTI

Qualche sprovveduto ha avuto l’impudenza d’insinuare che le catechesi da me esaminate non sarebbero di Kiko-Carmen, ma inventate o qua e là interpolate, travisate e alterate da me o altri, specialmente nei punti più incriminati.

Incontrovertibile invece è il fatto che:

— degli Orientamenti elencati, il primo è redatto dal Centro Neocatecumenale di cui sopra. Potei averlo da un amico, a sua volta confidente di un presbitero di una comunità della diocesi di Viterbo;

— il 2° e il 3° mi sono stati forniti da un religioso, presbitero di alcune comunità, già da lui assistite per una quindicina di anni;

— i tre tipi di Orientamenti contengono la medesima dottrina, ampiamente confermata dai molti ex-neocatecumeni, che oltre tutto mi hanno confidato le ragioni per le quali non intendevano più seguire il Cammino, pur riconoscendo onestamente che in un primo tempo ne avevano tratto del bene. Posso esibire gli originali delle lettere ricevute dai medesimi. Peccato che non ho pensato di registrare le numerose confidenze avute nel corso di visite personali e conversazioni telefoniche...;

— il 1° degli Orientamenti è quello medesimo esaminato precedentemente da altri che se ne erano interessati scrivendone su giornali e riviste. Un alto prelato della Curia Romana ne aveva preparato una confutazione fin dal 1979;

— che poi il contenuto dei vari Orientamenti sia esattamente quello da me posseduto e studiato lo dimostra il fatto che finora nessuno ha sollevato obiezioni, come sarebbe stato doveroso per difendere la verità e fugare ogni ombra sull’ortodossia del Cammino. Alludo specialmente a membri della Gerarchia...;

— un paio di anni or sono vennero a visitarmi due eccellenti personalità neocatecumenali: Giampiero Donini e il Vice-Rettore del Seminario Redemptoris Mater, di cui non ricordo il nome... Com’è ovvio si parlò molto anche degli Orientamenti; ma i medesimi non osarono accusarmi di aver fondato la mia critica sopra un falso.

* * *

Essi credono di non doversi mai difendere. Ma al riguardo, aggiungo che mi sembra pietosamente pretestuoso interpretare il consiglio evangelico del «perdono» e del «silenzio» quando non si tratta di reagire a delle offese personali, ma principalmente di purgarsi di un’accusa che per se stessa è motivo di scandalo per credenti e miscredenti; mentre sarebbe doveroso opporre alla medesima una chiara e coraggiosa professione di fede, che basterebbe a risolvere tutte le controversie.

I neocatecumeni non riflettono che i veri offensori sono stati loro nell’impugnare verità di fede per le quali i Martiri hanno versato il sangue e che per tutti i credenti sono ragione di vita, non avendo altro di più caro e geloso su questa terra.

Quanto a me, non ho fatto altro che imitare l’esempio degli Apostoli, da Paolo a Pietro, da Giovanni a Giacomo e Giuda, sempre durissimi nel colpire i nemici della fede, come Gesù non era stato mai tenero contro scribi e farisei.

Per questo, la letteratura patristica non è stata meno decisa e pungente contro tutte le aberrazioni dottrinali: la preposizione «contra» precede decine di scritti di Apologisti, da Taziano ad Ireneo, da Tertulliano ad Ippolito, da Origene ad Atanasio, da Gregorio Nisseno ad Ambrogio. Nelle opere di S. Agostino essa figura non meno di 14 volte...

Ingenui, illusi, violenti uomini della loro statura? Tali oggi sono giudicati quanti ancora credono nella verità e possiedono delle certezze assolute. Ma si tratta di un giudizio possibile solo a gente dal «pensiero debole», capaci soltanto di dubitare e irridere.

Nessun dubbio, dunque, sull’autenticità della fonte principale del mio studio. Io, del resto, sarei sempre pronto a riconoscerlo, se qualcuno me lo dimostrasse.

 

 

 

ORTODOSSIA DELLE CATECHESI

DI KIKO-CARMEN

 

 

A) Dati storici preliminari

 

Kiko-Carmen sembra che abbiano tentato di minimizzare il contenuto teologico degli Orientamenti.

Nella loro introduzione al volume Il Cammino Neocatecumenale secondo Paolo VI e Giovanni Paolo II, EP 1993, p. 9, scrivono che a mons. Massimino Romero, segretario della Congregazione del Clero, presentarono delle «pagine ciclostilate, che non erano nemmeno state corrette per non dare loro molta importanza». E precisano: «Pertanto, non avevamo scritti ufficiali. I ciclostilati erano solo indicazioni, delle tracce, la trascrizione di una predicazione orale adattata alla gente che ascoltava, per aiutarla a riscoprire la prassi e la liturgia della Chiesa all’interno di un cammino di conversione» (iv.).

Due osservazioni:

— chi legge una relazione del genere e, insieme, ignora il contenuto dottrinale di quelle «indicazioni», di quelle «tracce», di quella «predicazione orale...», può supporre che fossero del tutto irreprensibili dal punto di vista del dogma; mentre tali non potevano essere, almeno se costituiscono il nucleo del ponderoso ciclostilato di 373 pagine, ossia degl’incriminati Orientamenti di Kiko-Carmen;

— capisco che quelle «pagine ciclostilate» potevano non essere state ancora «corrette»; ma non è affatto credibile che non avessero «molta importanza» e non meritassero quindi molta considerazione. Un primo annunzio (nuovo, dirompente, riformatore) poteva non essere stato elaborato ed essere un po’ confuso, come suole accadere...; ma non può ammettersi che non contenesse almeno in germe gli elementi essenziali di un messaggio che pretendeva di essere travolgente.

 

* * *

 

Kiko-Carmen informano che il contenuto del ciclostilato fu fatto esaminare dalla Congregazione del Clero e fu trovato «dal punto di vista dottrinale (...) molto positivo» (iv., p. 9-10); tanto che il consultore del medesimo dicastero conclude il suo giudizio «invitando i responsabili della S. Congregazione del Clero a incoraggiare i responsabili della S. Congregazione del Clero a incoraggiare questo Movimento, aiutandolo con comprensione e con paterna indulgenza a restare sempre nella linea intrapresa... » (iv., p. 10).

Nella medesima introduzione scritta da Kiko-Carmen si legge che il 9 maggio 1986 entrambi furono chiamati dalla S. Congregazione per la Dottrina della fede (S. Ufficio), che ad essi «sottopose un questionario sull’ermeneutica, sulla pastorale, sulla dottrina». E proseguono: «Dopo aver studiato le nostre risposte, fummo convocati dal card. Ratzinger per un incontro in cui, ci dissero, potevamo essere accompagnati da un teologo.

In quell’incontro ci comunicarono che avevano studiato tutto, che si erano anche informati e che volevano aiutarci... » (iv., p. 14).

Dunque, i fondatori del Cammino potevano restare tranquilli: la S. Sede era con loro.

Del resto, fin dall’8 maggio 1974, Paolo VI si era espresso a favore del Cammino in termini entusiastici (iv., p. 10).

L’attuale Pontefice aveva accolto i Neocatecumenali nella sua diocesi fin da quando era cardinale a Cracovia, contro il parere di «certi parroci» (iv., p. 12).

A sua volta, Giovanni Paolo I, quando era patriarca di Venezia, nel 1972, aveva permesso a Kiko-Carmen «di aprire il Cammino nella sua diocesi. Negli anni successivi lo incoraggiò e lo seguì presiedendone personalmente tutte le tappe e gli scrutini... » (iv., p. 13).

Quanto a Giovanni Paolo II, è a tutti più che noto il favore col quale non ha mai cessato di benedire, incoraggiare e proteggere il C.N. - Superflua qualsiasi documentazione, di cui sono stracolmi giornali e riviste di tutte le correnti.

 

 

B) Il problema di fondo

 

Capisco il compiacimento dei dirigenti del C.N. al ricordo di tali successi, certamente superiori a quelli riportati finora da tutte le istituzioni cattoliche sorte in questi ultimi secoli a tutti i livelli della vita ecclesiale.

Spiego pure la soddisfazione dei seguaci di Kiko, in molti dei quali la gioia supera i limiti dell’entusiasmo e degenera in presunzione e spavalderia, sentendosi essi chiamati a riformare la Chiesa, ad infondere una nuova anima nel «corpus christianorum». Ma interessa soffermarci su qualcosa di molto più serio.

Le vicende e i «successi» del C.N., quanto ai suoi rapporti con la Gerarchia, si devono al capitolo introduttivo del volume citato, scritto dai principali interessati di tutto: Kiko Argüello e Carmen Hernandez.

Procedendo per ordine cronologico, mi chiedo se:

— il card. Casimiro Morcillo, arcivescovo di Madrid coi suoi vescovi ausiliari;

— il pontefice Paolo VI;

— il card. Carlo Wojtyla, vescovo di Cracovia;

— il card. Albino Luciani, patriarca di Venezia;

— il pontefice Giovanni Paolo Il;

— mons. Casimiro Romero, segretario della S. Congregazione del Clero;

— i consultori di questa Congregazione;

— i Vice-gerente e poi card. Vicario Ugo Poletti, preceduto dai cardinali Dell’Acqua e Ruini;

— il card. Ratzinger coi suoi esperti;

— e infine quelli delle numerose Conferenze Episcopali favorevoli al C.N. nelle rispettive diocesi italiane e straniere...:

 

a) abbiano mai letto ed esaminato personalmente e integralmente i vari Orientamenti di Kiko-Carmen, e specialmente il primo; e domando:

 

b) I ciclostilati di cui sopra contenevano almeno in germe le idee fondamentali espresse in quegli Orientamenti?

 

 

C) Prima ipotesi

 

Se ciascuno dei membri della Gerarchia ora elencati avesse letto personalmente i ciclostilati di Kiko-Carmen non contenenti le premesse d’indole dogmatica da me ritenute ereticali, ma altre notizie (d’ordine organizzativo, pastorale, liturgico, ecc.), bisogna ritenere che le varie — esplicite o implicite — approvazioni del C.N. da parte dell’Autorità ecclesiastica non sarebbero valide, perché fondate sull’errore. In altri termini: Kiko-Carmen, in buona o cattiva fede, avrebbero ingannato tutti. Essi avrebbero occultato il fondo dottrinale del loro piano di ricristianizzazione della Chiesa.

Questa prima ipotesi avrebbe la sua conferma nel segreto che ha sempre avvolto gli Orientamenti. In realtà, dopo ventidue anni (perché questi raccolgono le catechesi tenuti a Madrid fin dal febbraio del 1972) essi non sono stati ancora pubblicati... E pensare che Kiko-Carmen avevano cominciato la propria attività dal 1964, per cui avevano avuto tutto il tempo di elaborare i loro appunti, fissare e chiarire le loro idee...

D’altra parte, le copie ciclostilate che circolano clandestinamente sono riservatissime; per cui, tranne i catechisti (e neppure tutti!) la stragrande maggioranza degli stessi neocatecumeni ne ignora il contenuto teologico.

Da notare che la bibliografia riguardante il C.N. è ricca di ben 33 titoli, cinque dei quali spettano personalmente a Kiko (cf. op. cit., pp. 191-3); il quale però — come tutti gli espositori e panegiristi del Cammino — non tratta mai gli argomenti che gli hanno procurato l’accusa di eresia. In altri termini, i punti caldi delle catechesi non sono oggetto di una leale riflessione critica, volta a purgarle di quell’accusa, e perciò assicurare tutti della loro ortodossia.

C’è dunque da chiedersi perché non si degni di pubblicare anche gli Orientamenti. Kiko avrebbe potuto benissimo ritoccarli, emendarli, e avrebbe dovuto sentirsi stimolato a farlo anche da quando è stato raggiunto dalle numerose critiche apparse qua e là in Italia da alcuni anni. Se le catechesi rispettano il dogma, non farebbe opera lodevole farne conoscere a tutti la verità, come i suoi catechisti sogliono «gettare le reti» per salvare credenti e miscredenti?

Sappiamo che san Paolo non esitò a rivelare l’evento del Sacrifico della Croce espiatrice e redentrice, scandalo per i Giudei e follia per i Pagani... E, allora, egli cosa ha da annunziare al mondo di più misterioso e formidabile, da obbligarlo a nascondere il proprio messaggio persino ai suoi seguaci, che soltanto dopo anni di catechesi arrivano ad intravedere qualcosa della sua dottrina?...

E pensare che, tra i neocatecumeni, gli ultimi arrivati — ancora ignoranti, rozzi, impelagati nel vizio — partecipano subito all’Eucaristia, Mistero dei misteri...

L’incoerenza è inqualificabile, scandalosa e direi pure sacri1ega.

 

* * *

 

Tutto ciò comprova la fondatezza della prima ipotesi: i membri della Gerarchia da quelli di Madrid a quelli di Roma non avrebbero approvato validamente il C.N. perché la documentazione esibita da Kiko-Carmen conteneva tutto, eccetto gli elementi dottrinali concernenti le basi teologiche dell’iniziativa, poi severamente riprovati da me e da altri.

La strategia del segreto è stata usata anche con me dagli esponenti del Cammino sopra citati, quando vennero a visitarmi. Non finivano di ripetere che accettavano tutti e singoli gl’insegnamenti della Chiesa Cattolica...; ma si opposero decisamente e ripetutamente alla mia proposta di registrare la loro «professione di fede», che ovviamente io avrei pubblicato.

Insomma, il «credo» del Cammino mi sarebbe rimasto occulto, se non avessi letto gli Orientamenti. Il loro comportamento fu dunque ambiguo: mentre affermavano di aderire in tutto al Magistero, non vollero rivelare la vera dottrina neocatecumenale... Una signora di una città della Calabria mi ha assicurato che «chiunque rivela i segreti del Cammino è colpito da maledizioni che si estendono fino alla terza e quarta generazione...».

Ripeto: la strategia del segreto, a cui i neocatecumeni sono abituati, conferma l’ipotesi avanzata: la Gerarchia cattolica sembra che abbia potuto conoscere il Cammino solo in parte: quella positiva ed innocua, originale ed anche entusiasmante, perché ricca di elementi piuttosto suggestivi per la sensibilità popolare, specie per gente venuta quasi dal nulla: nulla di una totale carenza di fede o appena istruita sui primi rudimenti del Cristianesimo, e perciò con la mente confusa, carica di pregiudizi; vissuta nel peccato, lontano dalla Chiesa e dai sacramenti, digiuna delle fonti della Rivelazione, ignara delle definizioni del Magistero.

 

Dunque, incapace di distinguere il vero dal falso in materia religiosa, l’eresia dal dogma... Ora, chiunque intuisce che soggetti del genere sono disposti a credere a tutti e in tutto, e ciò particolarmente quando chi parla — pur non essendo sacerdote — assume toni ieratici, si ritiene ispirato, s’impone in modo categorico, esige obbedienza cieca, ricorre a minacce terrificanti, ecc., come purtroppo sogliono fare tanti catechisti del Cammino, avvezzi ad un fondamentalismo biblico che talvolta fa rizzare i capelli per l’orrore.

Significativa, tra le altre, l’esegesi del Vangelo dove Gesù vuole che i suoi discepoli siano disposti a preferire Lui ai genitori, ecc.; secondo Kiko, invece, noi dovremmo odiarli in senso letterale... Com’era da prevedersi, ne sono seguite lacerazioni sanguinanti in seno alle famiglie, vere tragedie tra genitori e figli, marito e moglie, ecc. - Al riguardo, dispongo di una documentazione che grida vendetta. Tornerà sull’argomento.

Riepilogando: la prima ipotesi, se accusa Kiko-Carmen nel senso che preciserò meglio, salva però l’onore della Chiesa gerarchica.

 

 

D) Seconda ipotesi

 

Il discorso sull’ortodossia delle catechesi ciclostilate di Kiko-Carmen non è concluso, dovendo esaminare la seconda ipotesi.

È quella che, nei rapporti di costoro con la Gerarchia, suppone un comportamento pienamente leale, per cui essi avrebbero fatto conoscere a tutti le premesse teologiche delle tanto discusse catechesi.

Suppongo — ma non concedo — che «le pagine ciclostilate» contenenti «le tracce», «le indicazioni» di cui parlano (op. cit., p. 9) potessero, all’inizio, non comporre il volume delle 373 pagine degli Orientamenti oggi ben noti: l’essenziale è che quei ciclostilati esprimessero almeno le idee riguardanti le verità fondamentali della fede cattolica.

Ora, Kiko-Carmen, dirigenti e catechisti si sono sempre sbracciati per convincere i vari critici che le loro catechesi sono irreprensibilmente ortodosse, ossia che tutto è stato esaminato, approvato, raccomandato dalla S. Sede...; che il Papa sa tutto...; quindi, che i censori del Cammino sono nemici della Chiesa, ribelli al Vaticano II, contrari all’opera di ricristianizzazione del mondo da loro ideata e intrapresa con infiniti frutti di bene.

Tanto vero — ci tengono a ripetere Kiko-Carmen —che Notitiae, rivista ufficiale della S. Congregazione del Clero, nel n. 95-96, luglio-agosto 1974, p. 229, ritenne le Comunità Neocatecumenali «un modello eccellente» [praeclarum exemplar] dell’attuale rinnovamento postconciliare (op. cit., p. 9 e 110-111).

Tutto ciò potrebbe imbarazzarmi, e sinceramente riconosco che non mi resterebbe da far altro che ritrattare le mie accuse e chiedere umilmente venia a quanti si sono sentiti offesi dalla mia presa di posizione.

Senonché, questa seconda ipotesi, tutto ponderato, se fosse realmente fondata, peggiorerebbe incredibilmente la causa del C.N. e di chi si ostinasse a sostenerla. Il discorso è molto semplice. Infatti:

— è certo che gli Orientamenti sono autentici;

— che il loro contenuto teologico contrasta apertamente col dogma.

Ora, supporre che la Gerarchia conosca e approvi le catechesi in essi contenute, obbliga a concludere che la Chiesa autorizza a professare vere e gravi eresie.

Ma ciò farebbe disonore non solo a singoli cardinali, Congregazioni romane e vescovi, ma sarebbe intollerabilmente vergognoso per i tre Papi che hanno favorito e benedetto l’opera di Kiko-Carmen...

E sarebbe assai più deprecabile per l’attuale Pontefice, che più lungamente e insistentemente ha mostrato di proteggerla ed anzi di prediligerla.

 

Carissimo P. Livio, sta a lei scegliere: o contro Kiko-Carmen reticenti.., o contro i membri della Gerarchia, accondiscendenti fino al compromesso che sconfina nella complicità con l’eresia...

 

* * *

 

Ora, io Le dichiaro che, prima di attribuire alla S. Sede le idee contenute nelle catechesi di Kiko-Carmen, ossia prima di ritenere che la Chiesa col suo Capo da me venerato ed amato — abbia tradito la Verità rivelata, facendo propria la dottrina teologica che soggiace al loro Cammino, preferisco pensare che Kiko-Carmen non abbiano fatto conoscere alla Gerarchia Cattolica il loro vero pensiero.

Ossia che nessuno dei vescovi, dei cardinali e dei Papi, abbia letto e studiato personalmente, pagina per pagina, gli Orientamenti quali sono stati da me esaminati e riprovati.

Avverta bene: non oso parlare d’inganno, non potendo giudicare le intenzioni di nessuno. E preciso che non escludo affatto l’ipotesi che l’impreparazione teologica di Kiko-Carmen, l’indole, lo zelo e l’entusiasmo tutto proprio di neoconvertiti, abbiano potuto illuderli, fino ad indurli ad usare ogni mezzo per ottenere dalla Gerarchia ecclesiastica l’autorizzazione e il positivo appoggio morale, indispensabile per attuare il piano di una radicale ricristianizzazione del mondo.

Parlo di quella impreparazione teologica che in un tempo di agnosticismo ed ecumenismo, propugnato a tutti i costi come il nostro, a molti — persino a dei teologi — fa sembrare inconsistente e del tutto accidentale e superabile la differenza che corre tra Chiesa Cattolica, sètte protestanti ed altre confessioni religiose... Ora, non posso escludere che anche Kiko e Carmen, con questa medesima mentalità ed una preparazione affrettata, confusa, frammentaria, abbiano creduto — in buona fede — di poter informare la Gerarchia omettendo una dettagliata ed esplicita esposizione della loro dottrina. La loro simpatia per la Riforma protestante e soprattutto l’intolleranza del rigore logico, come della precisione e chiarezza di linguaggio proprie della grande teologia tradizionale (specialmente d’indirizzo tomistico) non sono un mistero per nessuno...

Perciò, tirando le somme, credo di essere più aperto e benevolo di quanto alcuni mi possano giudicare.

Ma, ovviamente, tutto il discorso parte dal presupposto fondamentale che le catechesi di Kiko-Carmen contengano realmente dei veri e gravi errori, prescindendo dai quali non avrei mai osato pronunziarmi contro il C.N. — Ed eccomi al momento risolutivo dell’intera controversia.

 

 

V

 

COSA PENSARE DELLE ERESIE

DEL CAMMINO?

 

 

Rispondo: quel che ne ho pensato sempre spiegandolo ripetutamente nelle mie pubblicazioni. Voglio augurarmi che questa lettera valga pure ad esprimere le convinzioni delle persone più equilibrate e oggettive tra le file del clero e del laicato: gli estremismi e la faziosità non piacciono a nessuno. Sarei disonesto sostenendo che nel Cammino tutto è negativo; e un incosciente, se affermassi tutto il contrario.

 

 

A) Elementi positivi

 

Sono associati al fatto che molti individui, in seno al C.N., sono in buona fede e, qua e là, anche ricchi di fervore, pronti al sacrificio, disponibili alla grazia. Si tratta di gente avida della Parola di Dio, attratta dalla figura di Cristo; consapevole delle aberrazioni morali di una società dominata da una cultura materialistica ed atea; preoccupata del momento critico vissuto dalla Chiesa; bisognosa di coalizzarsi, distinguersi, difendersi dalla nefasta influenza del mondo.

Altro lato positivo, certamente fondamentale, è il programma di un «neocatecumenato» volto a scoprire il valore del battesimo e viverne il senso più profondo, secondo le esigenze di un’autentica vita di grazia...

Non meno sapiente e apprezzabile l’organizzazione secondo la quale i membri del Cammino sono raccolti in piccole comunità, operanti sotto la direzione di un responsabile, esemplare ed esperto...

Com’è ovvio, si tratta di aspetti validi come condizioni di una religiosità per la quale si è potuto parlare — e con ragione — di «frutti» innegabilmente positivi: lo hanno riconosciuto anche i moltissimi ex-neocatecumeni che, avendo voltato le spalle al Cammino, me lo hanno confidato.

Ma, come esamineremo subito, siamo ancora lontani da quanto ci si dovrebbe attendere da un Movimento che ha la pretesa di rivoluzionare il mondo, rivitalizzare la Chiesa.

Ultimo indispensabile rilievo. I risultati positivi del C.N.:

primo, spesso non superano il livello di una religiosità e moralità semplicemente umana e cristiana; ossia non reggono al confronto con le più ardue ed eroiche conquiste dello spirito di cui ci informa la grande storia della spiritualità cattolica...,

secondo, possono attribuirsi ad una precedente sana educazione ricevuta in famiglia, in parrocchia, a scuola...;

terzo, non riflettono affatto la specifica formazione spirituale esclusivamente propria della dottrina di Kiko-Carmen, la quale, per se stessa, produrrebbe ben diversi frutti...

 

 

B) Elementi negativi

 

Ne ho trattato a lungo e in modo dettagliato quanto documentato nelle mie pubblicazioni (cf. Eresie del Movimento Neocatecumenale, e Magistero del Papa e Catechesi di Kiko).

Non volendo ripetermi, rimetto alla diligenza di Lei, P. Livio, la verifica delle citazioni ivi fatte degli Orientamenti di Kiko-Carmen. Ha detto di aver ricevuto i miei volumi, per cui ne può disporre comodamente. Nella sua lettera mi assicurò di aver «letto con attenzione un libretto inviatomi... », al quale però sembra non abbia dato molta importanza, mentre avrebbe potuto e dovuto almeno confidarmi il suo parere.

I lati negativi che richiamo riguardano il contenuto degli Orientamenti indicati; per cui il mio esame non mira ad altro che a rilevare quanto di errato è stato detto (non dico pensato o affermato altrove) dai fondatori del C.N.

Così pure: ritengo eretici soltanto coloro che, avendo ben capito il contenuto ereticale di quelle fonti, ne sono anche convinti e lo propagano.

 

a) Osservazioni d’indole generale e introduttiva, verificabili anche dagli estranei al Cammino

1 - Cominciando dalla terminologia, la voce «cammino» è suggestiva, ma equivoca. Non basta muoversi, bisogna sapere dove si va. Cammina l’assassino per uccidere e il santo per soccorrere un moribondo; l’atleta nello stadio per vincere, e il pazzo che si precipita verso il burrone... La morale deve essere diretta dalla teologia dogmatica...

2 - Il Cammino prepara ad un nuovo battesimo. Benissimo. Ma di quale battesimo si tratta? Si parla di «battesimo» anche dalle molte sètte protestanti, dai Testimoni di Geova e dalle tante altre società pseudomisteriche, quale rito d’iniziazione... Ora, il «nuovo battesimo» dei Neocatecumeni è realmente e integralmente cattolico, almeno dal punto di vista (assolutamente primario) dei contenuti della fede? È quanto resta da esaminare.

3 - Altro lato negativo — come si è già notato — è la segretezza di questi contenuti. Nessuno potrà mai pensare che Kiko-Carmen abbiano da insegnare qualcosa di più vero e di misterioso del depositum fidei esposto, difeso e divulgato dalla Gerarchia Cattolica, che non esclude nessuno dal suo messaggio, neppure i più rozzi, prevenuti e ostinati dei suoi nemici. Pochi giorni fa, un signore mi ha spedito una vera piccola dissertazione dal titolo «massoni e neocatecumenali - Strane concordanze tra i principi dei primi e i comportamenti dei secondi».

4 - Gravemente errato, indegno di un cristiano, proporre i libri del Nuovo Testamento come «meno importanti» di quelli dell’Antico, come fa Kiko.

5 - Solo i Protestanti, dopo Lutero e collaboratori della Riforma, hanno presunto di interpretare la S. Scrittura indipendentemente dalla Tradizione Apostolica e dal Magistero di Papi e Concili... Ma Kiko non si preoccupa di tal Magistero. Egli insegna che «la Bibbia si interpreta da se stessa, attraverso parallelismi».

«L’interpretazione arbitraria della Bibbia, adatta alle esigenze individuali, è un’altra delle eresie neocatecumenali. Tutti i catecumeni — scrive un testimone —spiegano arbitrariamente la Bibbia e strumentalizzano la parola di Dio, tutti sono invitati a dire pubblicamente ciò che la "parola" ha ispirato loro; e, in genere, essa ispira solo testimonianze di peccato...».

6 - In seno al C.N. il potere è detenuto ed esercitato in modo autonomo e insindacabile dai «catechisti» che si attribuiscono il delicato compito non solo di formare, assistere e organizzare la vita della «comunità»; ma altresì quello di dirigere spiritualmente gli adepti, esigere da essi la confidenza dei propri segreti e debolezze, intimidirli, umiliarli in pubblico, decidere della loro sorte... Appunto ciò che da essi è negato ai presbiteri, perché anche questi sudditi, ossia subordinati in tutto ai catechisti, a cui compete il diritto di commentare la Bibbia, catechizzare i fedeli; mentre ai sacerdoti spetta il dovere di ascoltarli come tutti gli altri ed eseguire le liturgie secondo le disposizioni dei catechisti...

«Lo stesso presbitero — scrive un altro ex neocatecumeno — deve apprendere a situarsi nella comunità come gli altri, e deve fare lo stesso cammino di conversione e di fede. E così sminuisce sempre più il suo magistero. E così perdono valore i Sacramenti, specie la confessione individuale e la Comunione, che qui insegnano ad intendere solo come "simbolo e non come reale presenza" di Gesù...».

Qui dunque il carisma (?) prevale sul sacramento dell’Ordine sacro, un’istituzione di laici supera la Chiesa Gerarchica.

7 - Non meno preoccupanti sono la diffidenza e il deliberato rifiuto della speculazione teologica, quale tentativo di cogliere il senso intelligibile della Rivelazione cristiana. La Chiesa, pur essendo assistita dallo Spirito Santo, non ha voluto mai prescindere dal contributo dei «teologi» che — negli scritti degli Apologisti, nella catechesi dei Padri, nelle grandi sintesi dei pensatori della Scolastica e di quanti altri hanno continuato il solco da essi aperto — hanno preparato i responsi della S. Sede e le definizioni dei Concili Ecumenici... Il modo di esprimersi di Kiko-Carmen echeggia il fideismo della riforma luterana...

8 - Il comune credente — anche se sommariamente informato di storia della Chiesa — sa bene che questa, dall’età apostolica al Vaticano Il, non ha mai subito contaminazioni quanto alla struttura giuridica e soprattutto alla vitalità che caratterizza il Corpo Mistico... Ma, purtroppo, Kiko-Carmen, seguendo i pregiudizi della Riforma protestante, hanno preteso di scoprire nel corso della sua millenaria vicenda storica una frattura durata ben sedici secoli. Secondo loro, con la Pace costantiniana (e quindi dal Concilio di Nicea fino al Vaticano II), la Chiesa, istituzionalizzandosi, avrebbe prevaricato rispetto a quella primitiva eminentemente carismatica dei primi tre secoli...

 

Eppure, Gesù aveva promesso che non l’avrebbe lasciata «orfana», che il potere delle tenebre non avrebbe prevalso. Una volta interrotta — e per una lunga serie di secoli — la linea di successione dei suoi Pastori, chi e con quale autorità avrebbe potuto risuscitare la defunta Chiesa Apostolica?

 

 

b) Osservazioni particolari d’indole teologica

So bene che non sono state né saranno mai gradite queste osservazioni a quanti non intendono saperne di «dogmi», ossia di verità assolutamente certe, definitive, irreformabili, contro il relativismo gnoseologico e quindi lo storicismo seguito dal modernismo, secondo il quale «la verità non è più immutabile dell’uomo stesso, giacché essa si evolve in lui, con lui e per lui» (Decr. Lamentabili, n. 58). E: «Cristo non insegnò un determinato corso di dottrina applicabile a tutti i tempi né a tutti gli uomini» (iv., n. 59).

Come s’intuisce, uno storicismo del genere obbligherebbe a ritenere egualmente vere tutte le religioni d’ogni epoca e cultura; per cui la Chiesa Cattolica non sarebbe l’unica vera fondata da Cristo, non potrebbe imporsi alle altre come l’unica madre e maestra di verità e quindi l’unica arca di salvezza per tutti i redenti.

Ciò richiamato, posso dichiarare, contro la teologia di Kiko-Carmen:

È falso che l’uomo, pur subendo le conseguenze del peccato originale, non sia più capace di resistere al male e di fare il bene: la sua libertà e responsabilità morale è indiscutibile, contro il pessimismo luterano.

È falso che il demonio, per quanto malvagio e insidioso, possa dominare la volontà umana al punto da costringerla al peccato, per cui la colpa non ricadrebbe principalmente sull’uomo.

È falso che l’uomo, col soccorso della grazia, non possa ne debba lottare contro le proprie passioni, ossia sforzarsi di correggersi e tendere positivamente alla santità del suo stato.

È falso che una vera conversione comporti solo il riconoscimento e l’accusa dei propri peccati con la speranza del perdono di Dio; e non esiga quindi anche la contrizione e il fermo proposito di non peccare più.

È falso che il ricupero della grazia non implichi quella «giustificazione» che, insieme, è espiazione del peccato, riconciliazione con Dio e reale rigenerazione dell’anima, che torna a godere la sua amicizia e meritare la vita eterna.

6° È falso che l’uomo, peccando, non offenda veramente Dio e non sia perciò tenuto ad espiare la sua colpa, soddisfacendo un grave dovere di giustizia.

È falso che Dio, esigendo tale soddisfazione mediante il sacrificio, sia «crudele»: Egli non intende ricuperare qualcosa che l’uomo, peccando, Gli ha sottratto; e l’uomo può solo danneggiare se stesso, rifiutando il suo unico Bene. La «soddisfazione» a cui è obbligato consiste nel ri-affermare l’assoluto primato di Dio e la radicale dipendenza della creatura da Lui. Soltanto così essa dà a Dio quel che è di Dio, e a sé quel che è suo. Il dovere della giustizia coincide con quello del rispetto dovuto alla verità ontologica di Dio e dell’uomo.

È falso che la «religiosità», fondata sulla natura e la ragione, non sia un vero e degno culto dovuto a Dio quale Creatore e Provvidenza; e non sia perciò la legittima e doverosa tappa da raggiungere, necessaria perché l’uomo arrivi ad adorare il «Dio vivente» della Rivelazione ebraico-cristiana.

È falso che, nella Chiesa Cattolica, il sacrificio sia un residuo della mentalità pagana. Lo sarebbe soltanto se Dio, a cui si offre, fosse un idolo qual era concepito dalla mitologia classica: geloso e vendicativo... La legge mosaica prescriveva un «sacrificio di espiazione» ed altri, per celebrare i quali istituì il «sacerdozio». Perché la Chiesa non dovrebbe averlo come supremo atto di culto?

10° È falso e blasfemo affermare che Gesù, Verbo Incarnato, non abbia redento l’umanità peccatrice, espiando le sue colpe col Sacrificio della Croce.

11° È falso e offensivo negare che Egli si sia presentato come unico e supremo Modello di vita, e che la salvezza sia possibile soltanto a coloro che si sforzano di imitare il suo esempio.

12° È falso insegnare che Gesù, per continuare sulla terra la sua mediazione salvifica e applicare alle future generazioni i meriti del suo Sacrificio di espiazione e redenzione, non abbia istituito la Chiesa come socieanche gerarchica, ossia visibile e giuridicamente organizzata.

13° È falso ritenere che i poteri da Lui conferiti alla Chiesa non siano fondati unicamente sul sacramento dell’Ordine Sacro, ossia sul sacerdozio ministeriale, essenzialmente distinto da quello comune a tutti i battezzati.

14° È falso soprattutto pensare che il più sublime e caratteristico atto del culto cattolico non sia la celebrazione del sacrificio eucaristico quale ri-presentazione incruenta dell’unico, perfetto e irripetibile Sacrificio della Croce. Soltanto morendo Cristo ha redento il mondo, non risorgendo, come soltanto per la partecipazione alla sua morte l’uomo può meritare la vita dell’anima (= la grazia) oggi, e domani la risurrezione della carne.

15° È falso che la Messa non sia «il» sacrificio per eccellenza, ma solo un «convito fraterno»; è innegabile invece che questo — ossia la Comunione eucaristica — deriva il proprio significato e l’efficacia santificante dalla partecipazione dei fedeli al Sacrificio di Cristo, ripresentata nella distinta consacrazione del pane e del vino, fatta all’altare dal sacerdote-ministro, non dalla comunità, la cui eventuale assenza non rende invalida la celebrazione eucaristica.

16° È falso che la consacrazione del pane e del vino si limiti a conferire a questi elementi un nuovo significato, lasciandoli essenzialmente immutati; essa infatti fa diventare l’uno e l’altro il Corpo e il Sangue di Cristo in virtù del prodigio assolutamente unico della transustanziazione.

17° È falso che, in seguito alla consacrazione, sull’altare abbiamo soltanto dei segni del Corpo e del Sangue di Cristo, e non l’uno e l’altro veramente, realmente e sostanzialmente presenti, ossia la stessa Umanità integrale assunta dal Verbo. Non adoriamo «il segno», ma il Significato; non «il simbolo» di Cristo, ma la sua stessa Persona divina.

18° È falso che la Comunione eucaristica non esiga la Confessione sacramentale dei peccati mortali o che, al più, sia sufficiente un atto di contrizione perfetta per riceverla degnamente...; ed è altrettanto falso che non il sacerdote-confessore, ma la comunità riconcili il peccatore con Dio.

19° È falso che Dio perdoni e salvi tutti: perdona soltanto chi si pente di averlo offeso; e si salva unicamente chi, corrispondendo alla sua grazia, muore in pace con Lui. L’inferno è realissimo come e quanto è possibile l’ostinazione del peccatore che muore nello stato d’impenitenza finale.

20° È falso che non siamo tenuti ad imitare le virtù di Cristo e tendere alla santità, possibile mediante l’esercizio di un’ascesi ch’è volontaria pratica dei consigli evangelici. La purificazione interiore che ne segue è indispensabile per evitare il purgatorio.

 

Molto reverendo P. Livio, concludo l’elenco delle aberrazioni dottrinali di Kiko-Carmen, che sembra abbiano presunto di riformare la Chiesa inventando un nuovo Cristianesimo. Di fatto ne è risultato un sincretismo quale mostruoso agglomerato di fandonie, nel quale restano solo alcuni frammenti della dottrina cattolica, simili a tante verità impazzite, avulse dal loro originale, autorevole e venerando contesto.

Ho voluto che il pubblico udisse un’altra campana, da moltissimi non ancora udita. Il suo suono è talmente grave, solenne, assordante, da coprire tutte le voci di approvazione e di elogio dei vari membri della Gerarchia, che — in buona fede — si son lasciati sedurre da Kiko-Carmen.

Ed è con sincero rispetto che mi permetto ancora una volta di invitare tutti (Papa, cardinali, vescovi, parroci, sacerdoti) ad esaminare personalmente gl’incriminati Orientamenti, leggendone pagina dopo pagina e parola per parola le Catechesi quali risultano citate e discusse nei miei volumi.

Non prima sono disposto a reddere rationem del mio operato.

 

 

VI

 

SVILUPPI E RIFLESSIONI CONCLUSIVE

 

Penso di aver richiamato almeno l’essenziale di quanto mi ero proposto di scrivere sullo strano fenomeno del C.N.

Ma la quantità delle notizie raccolte al riguardo è tale da tentarmi di aggiungerne altre — non tutte! — particolarmente serie, che potranno confermare e chiarire questa rapida rassegna, volta ad informare meglio il caro P. Livio con tutti gli ascoltatori di Radio-Maria.

 

 

I - L’autore di queste pagine

 

In alcuni ambienti corre voce che io sarei un po’ cocciuto, fissato, con la mente indebolita per l’età; che vedrei eresie dappertutto, e sarei rimasto solo a difendere una causa definitivamente perduta...

Ora, tutti sanno che giudizi del genere non sono argomenti; e aggiungo che le offese possono affliggermi, ma non convincermi e assai meno abbattermi. Io preferisco rispondere pregando per tutti, in attesa del trionfo della verità.

È bene però che il pubblico sappia che un sereno e leale scambio d’idee — scritto e anche orale — potrebbe dimostrare se l’età abbia lasciato perfettamente libero e agile il mio pensiero...

Quanto poi ad essere rimasto solo, posso assicurare l’opposto perché in Italia e all’estero sono migliaia le persone che condividono le mie convinzioni, mi forniscono dati e mi incoraggiano perché non ceda alla campagna denigratoria sferrata contro la mia persona e i miei scritti.

A mio riguardo si parla anche di possessione diabolica; ed è proprio questo che mi lascia pienamente tranquillo, destando anzi la mia ilarità... Peccato però che appunto molti neocatecumeni siano particolarmente turbati da possibili insidie del demonio: sembra che non temino né parlino di altro.

 

 

II - Espressioni seriamente compromettenti

 

Trascrivo innanzi tutto la testimonianza di uno dei seguaci di Kiko, convinto che la Chiesa, se non si libera dai dogmi, non potrà sopravvivere. Sono parole di un «presbitero» neocatecumeno. Posso esibire nomi e cognomi dei presenti. L’espressione è disastrosa.

La seconda testimonianza è di un ottimo sacerdote toscano, fondatore di una benemerita istituzione d’assistenza sociale: «... Il venerato P. Pio da Pietrelcina chiamò i neocatecumenali i nuovi falsi profeti già dal loro inizio, e così è stato...» Posso esibire l’originale della lettera, 28.12.1993. Non occorre altro per definirli.

La terza testimonianza è del P. Antonino Santangelo, di Adrano (Catania), morto recentemente e ricordato «come zelante e infaticabile costruttore del Regno di Dio, specialmente nel servizio degli ultimi, dei poveri, dei lebbrosi, degli anziani. Mirabile e instancabile la sua opera missionaria a favore di comunità del Terzo Mondo».

La dichiarazione è la seguente:

«Conosco troppo bene i Neocatecumenali. Ne avevo sentito cose meravigliose; e, quando vennero in Italia e vollero fare il I Convegno Internazionale, dietro loro preghiera, li ospitai gratuitamente nel mio Eremo dell’Adonai a Brucoli (Siracura).

«Diresse il convegno tutti gli otto giorni il loro fondatore Kiko Argüello. Osservai varie cose che mi dispiacquero molto e dissi al gruppo dirigente: "tutte queste irregolarità nella celebrazione della S. Messa mi dispiacciono!"

«Essi mi risposero: "nella Chiesa, se nessuno disobbedisce, non si fa mai un passo avanti!".

«Da allora ruppi ogni rapporto con loro. Molte volte sono venuti da me per fare nella mia comunità una comunità neocatecumenale; ma mi sono rifiutato sempre...» (Adrano, 14.2.1992).

Come può sostenersi che Kiko-Carmen abbiano sempre proceduto lealmente con la Gerarchia Cattolica, disposti ad accettare umilmente norme e controlli in fatto di dottrina e liturgia? Risulta che «anche la presenza del Vescovo viene richiesta solo in particolari momenti, nei quali però egli non può rendersi conto delle "eresie" contenute e insegnate nel Movimenti neo-catecumenali». (Da Le Comunità neo-catecumenali di RICCARDO BLASQUEZ, c. 1).

Di fatto, dunque, la supremazia del «catechista» è indiscutibile. «Se il vescovo o il presbitero che presiede — secondo un’altra autorevole testimonianza — non obbedisce alle loro direttive, viene chiamato faraone, contro cui il popolo di Dio deve lottare».

 

 

III - Profanazioni eucaristiche

 

A proposito dello scempio che si fa dell’Eucaristia — come ho già denunziato nei miei saggi critici, in seguito ad una valanga di proteste piovute da tutte le parti d’Italia —, posso confermare tutto aggiungendo altre gemme:

— A Trento, un neocatecumenale di discreto livello sociale, un giorno si portò in casa un avanzo del «pane consacrato» e lo sbriciolò per darlo in pasto agli uccelli. Lo ha deposto la moglie che me l’ha riferito.

— A Roma, un altro si mise in tasca l’Eucaristia e ci fece colazione, bagnando il «pane consacrato» nel caffellatte.

— Sempre a Roma, una neocatecumenale ha spiegato ad una persona, che me l’ha raccontato, che nessuno del Cammino può commettere dei sacrilegi quando avanzi e frammenti del «pane consacrato» cadono in terra e sono gettati tra i rifiuti, perché gli ostiarii, mediante una certa loro preghiera, sconsacrano quegli avanzi e frammenti. C’è da inorridire.

«Nell’assistere a questo spettacolo (quella della presunta "Eucaristia" neocatecumenale) — depone una signora di Reggio Calabria — con i catecumeni che ballavano inneggiando a Dio, quando mi è toccato di accedere alla Comunione, con il pane azzimo e con il vino, bevendo allo stesso calice in cui bevevano tutti, ho provato non poca nausea! Ma l’orrore più grande mi avveniva quando vedevo le briciole del pane consacrato che cadevano a terra e che venivano calpestate dai piedi di tutti. Che strazio! che dolore!

«Essendomi ribellata a simili abitudini, mi sono conquistata l’antipatia dei catechisti; di uno in particolare, che arrivò fino a profetizzarmi un presunto futuro amante. E questo alla presenza di mio marito, che, per evitare questioni, abbandonò ipso facto il "cammino catecumenale"...

— A Pisa, «nelle Messe celebrate da sacerdoti neocatecumenali non viene fatta la purificazione dei vasi in modo corretto (di cui io sono stato più volte testimone oculare), non si fa caso se dei frammenti cadono a terra (una volta si chiamava sacrilegio) e viene negato ogni culto al SS. Sacramento.

«Nella mia parrocchia i giovani non sanno nemmeno cosa siano le "Quarant’ore" o un’adorazione eucaristica seria, essendo il culto eucaristico limitato ad una esposizione del Santissimo per una ventina di minuti il primo venerdì del mese, mantenuta per accontentare le "vecchiette" che ormai sono abituate a questi riti!

«Una volta uno che era entrato in una comunità, vedendo dei frammenti abbandonati in un calice, lo fece notare e gli fu risposto: se credi ancora a queste cose, questa spiritualità non fa per te!...

«I neocatecumenali poi non si inginocchiano mai, né davanti al Santissimo, né alla consacrazione; assumono atteggiamenti irriverenti durante le celebrazioni (la posizione classica in chiesa è con le gambe accavallate e i due gomiti appoggiati sullo schienale, possibilmente in posizione obliqua rispetto alla panca. Una volta ho visto un ministro straordinario dell’Eucaristia (neocatecumenale) che andava a portare il Santissimo ad un ammalato fumando. Avendoglielo fatto notare, mi rispose: "Che ne sai tu che anche Gesù non fumasse?".

Preferisco non fare commenti».

Il medesimo teste aggiunge: «Nel neocatecumenato tutta l’autorità e tutto il sapere è nelle mani dei catechisti ai quali i sacerdoti devono obbedienza. Quanto volte ho visto sacerdoti trattati in malo modo, senza il minimo rispetto per il loro stato!...».

Dalla Sardegna, un’altra ex-neocatecumenale ha potuto attestare: «... Niente formazione religiosa, niente vita eucaristica, niente vita interiore (...). Kiko Argüello e Carmen sono persone furbissime: per farsi accettare sanno benissimo cosa bisogna fare e dire. Detto in parole povere: cercano di cancellare con stupide e originali argomentazioni la vera dottrina della Chiesa (...). Io ho resistito tre lunghi anni e ho il rimpianto di non aver piantato tutto prima. S. Giovanni Bosco diceva che in tempi calamitosi la salvezza della Chiesa sarebbe venuta dall’Eucaristia e dalla devozione alla Madonna. I nostri bravi teologi Kiko e Carmen fanno di tutto perché ci si allontani dall’Eucaristia e dalla Madonna...». Nulla da aggiungere!

«Del Movimento Neocatecumenale conservo una molto incresciosa esperienza. Quando, invitato a celebrare per un gruppo di essi — due anni or sono — l’Eucaristia, mi sono visto davanti, come pane da consacrare, una pizza, e come vino una specie di bacinella piena di vino, per poi vedere, al momento della Comunione, grosse briciole della pizza e abbondanti gocce del vino consacrati cadere a terra e venire conseguentemente calpestati. Alle mie rimostranze (prima dell’offertorio) nel dover prestarmi a quella forma di consacrazione (...), ricevetti la formale assicurazione di un esplicito, totale beneplacito della S. Sede al riguardo...». Così un sacerdote, col quale penso che solo «uomini della Curia Romana» (e non certo «la Chiesa», quale unica e suprema Maestra di verità e santità) possono arrogarsi l’autorità di esporre il Santissimo alla profanazione, dimostrando di aver perduto la fede nella presenza reale.

 

 

IV - Un benevolo rimprovero a P. Livio, a modo di «fraterna correctio»

 

Moltissimi, che finora da Lei — via Radio-Maria — hanno sentito parlare dei neocatecumeni, non hanno potuto che concepirne una grande idea; soprattutto quando sentono confermarsi la panegirica presentazione dalle lusinghiere espressioni di Paolo VI e Giovanni Paolo II.

Ora, quel che io non Le perdono, caro Padre, è che Lei si è mostrato alquanto seccato, imbarazzato e sbrigativo quando — ed è accaduto più volte — Le sono state chieste informazioni intorno ai neocatecumeni e alle critiche da essi provocate. Perché non ha soddisfatto quelle richieste, lasciando molti ascoltatori nel dubbio, e spesso anzi piuttosto irritati? Non penso che questo sia il metodo migliore per informare l’opinione pubblica...

Eppure, Lei aveva la possibilità di leggere i miei scritti, avendone ricevuto varie copie... Pur non condividendo il mio parere, doveva almeno sospendere ogni giudizio e rivolgersi a me per avere chiarimenti. Lei, quindi, ha preferito che i fedeli di Radio-Maria udissero soltanto una campana e ha permesso che alcuni — e forse molti — mi ritenessero una testa calda, litigioso e magari anche un discepolo di Lefebvre, quale io non sono mai stato né sarò mai. — È ovvio che questo suo modo di comportarsi avrà fatto esultare i neocatecumeni, che certamente Le saranno stati grati.

 

 

V - Originalità del «Neocatecumenato»

 

Il singolare favore col quale l’iniziativa del Cammino ideata da Kiko-Carmen è stata sempre accolta dalla Gerarchia deriva anche dal supporre che il neocatecumenato sia un’istituzione nuova e non solo provvidenziale, indispensabile. Lo riconosco, ma è bene intenderci.

Come anche Lei sa benissimo, reverendo P. Livio, la novità del neocatecumenato riguarda soltanto la forma, non la sostanza di un richiamo della coscienza cristiana, sempre vivissimo nel corso dei secoli, e ciò perché fondamentale in ogni genere di attività pastorale, missionaria, educativa, promotrice di valori, premessa di ogni necessario sviluppo del Corpo Mistico.

Se non si comincia (e ri-comincia) dal battesimo, se non se ne penetra il mistero, non se ne misura la portata e le responsabilità, nulla può essere autentico e duraturo nell’ambito della grazia.

Se la prassi del catecumenato è venuta gradualmente meno, diminuendo il numero degli adulti e aumentando quello dei bambini, non vuol dire che un reale neocatecumenato non si sia conservato ed anzi potenziato, essendo stato sempre e necessariamente implicito in tutte le forme del ministero sacro... Lo impone il dovere di una incessante (perché mai definitiva) morte dell’uomo vecchio nel Cristo crocifisso e sepolto; e di una sempre rinnovata e più alta rinascita dell’uomo nuovo nel Cristo risorto e glorioso, come santi pastori, missionari e direttori di spirito hanno sempre intuito, vivendolo per sé e predicandolo agli altri.

Non è vero, forse, che un credente veramente illuminato, sa di essere sempre «neocatecumeno» e sempre «neofito»? Chi si ritiene adulto, ossia maturo, arrivato, perfetto..., è perduto al cospetto di Dio.

Dunque, il neocatecumenato, storicamente, non può considerarsi un’istituzione né originale né geniale, creata da Kiko-Carmen, i quali hanno avuto soltanto il merito di richiamarla e presentarla sotto nuove forme. In realtà, è nata con la Chiesa e si è venuta evolvendo secondo le fasi della sua ininterrotta crescita, assumendo modalità relative alle diverse epoche e culture.

Kiko-Carmen hanno avuto l’abilità di valersi del «neocatecumenato» — prassi esclusivamente propria della Chiesa — per avviare un cammino che prepara ad un «battesimo» svuotato del contenuto soprannaturale, verissimo e comprensibile soltanto alla luce della Rivelazione cristiana proposta dal Magistero. Il termine, piuttosto ambiguo, è un vero «cavallo di Troia».

 

 

VI - Frutti del Cammino Neocatecumenale

 

Le pubblicazioni filo-neocatecumenali non cessano mai di vantare l’enorme espansione del Cammino nel mondo, quindi il notevole numero dei «fratelli», delle parrocchie in cui operano, delle conversioni, delle vocazioni religiose e sacerdotali, dei Seminari sorti ovunque. L’estraneo, che non sa altro, non potrebbe che rallegrarsi dell’istituzione; ma, per una sua valutazione oggettiva, è necessario che sia informato anche del resto, mai rivelato dalla stampa a servizio del C.N.

 

a) quanto al numero dei «fratelli»,

bisogna fare un bell’atto di fede. Chi si è preso mai la bega di verificare la fondatezza delle lunghe e complicate statistiche curate e pubblicate dal Cammino?

Evidente, d’altra parte, la sua gran voglia d’impressionare l’opinione pubblica, organizzando pellegrinaggi, raduni, manifestazioni clamorose con «striscioni» e «cartelli», specie in piazza S. Pietro, sotto le finestre del Papa...

Ora, è certo che, se sono numerosi quelli che iniziano il cammino, altrettanto lo sono altri che l’abbandonano e talvolta arrivano persino a maledirlo. Nessuno parla di questi?

 

b) e le conversioni?

Adagio. Per considerarle, bisogna conoscerle, esaminando quel che esse comportano veramente.

«Conversione» è solo il passaggio dalle tenebre dell’errore o dell’ignoranza alla luce della verità...; e da una vita di peccato alla riconciliazione con Dio in un reale mutamento di rotta, che è sforzo di tendere alla santità del proprio stato.

1° Quanto alla verità, qual è quella insegnata dai catechisti e creduta dai neocatecumenali? Se è quella che risulta da un attento esame delle catechesi contenute negli Orientamenti di Kiko-Carmen, non posso non rifiutarla, come ho chiarito abbastanza...

2° Quanto alla conversione morale, stando agli elementi di quelle catechesi, la ritengo impossibile:

primo, perché, se l’uomo è dominato dal Maligno, non può fare nulla di buono...;

secondo, perché, sempre secondo Kiko, la grazia non rigenera, facendone una nuova creatura...;

terzo, se nessuno è obbligato ad imitare Cristo, non è possibile raggiungere neanche il minimo grado di vita soprannaturale...

 

* * *

 

Ma, a questo punto, da innumerevoli testimoni è stato fatto notare che le cose vanno piuttosto male in moltissimi casi.

Precisamente in alcune comunità neocatecumenali, pur dopo anni di cammino, si è ancora sguaiati e licenziosi nel parlare, si arriva a litigare e persino bestemmiare; non mancano abortisti, divorziati e conviventi...; un presbitero è giunto a dire che peccato è solo l’adulterio, non la fornicazione...

«Un altro aspetto del Movimento — dichiara un’exneocatecumena — è quello di seminare odio, di creare situazioni spiacevoli e, per uscirne, dire bugie d’ogni sorta! Posso dire che molti "catecumeni" conducono una vita ambigua: predicano la povertà, per esempio, ma loro si comprano pulmini da 40 milioni, e appartamenti costosi, e fanno mostre di quadri e mercanteggiano.

«Altri chiedono soldi in prestito, che non restituiscono più! Molti di loro, poi, sono stati comunisti e atei, ed ora impartiscono insegnamenti evangelici! Come predicare l’amore al nemico, mentre loro odiano il prossimo più vicino; e portano alcuni alla disperazione, o chiudono loro le bocche con minacce? Annunciano il kerigma, cioè la risurrezione di Cristo, assicurando a tutti la salvezza eterna, purché siano fedeli al "cammino neocatecumenale"; diversamente — dicono — saranno cancellati dal libro della vita, anche se prima ne erano stati iscritti.

«E voglio dire anche del loro comportamento, scorretto perfino nel tempio sacro dove, poco prima della celebrazione eucaristica, non pochi catecumeni entrano con abiti scollati, con minigonna, e altri fumano, gridano, cantano, litigano e perfino imprecano!

«Ora, a considerare tutti questi elementi, è ben difficile credere che, tra quelle storture, possa nascere l’uomo nuovo. Sarà invece più facile che succedano scompensi affettivi e deviazioni spirituali che li spingono ad abbracciare altre sètte, come del resto si è ripetutamente verificato. Molti neocatecumeni, infatti, sono passati ai Testimoni di Geova; altri agli Evangelisti, ed altri — perfino dei «catechisti» di 18 anni di cammino! — sono diventati atei!... ».

 

* * *

 

Sono numerosi i matrimoni distrutti per colpa dell’ottusità e l’ostinazione di mariti o di mogli fuorviati dai catechisti.

«L’errore di base del mio matrimonio — confida accoratissima un’ottima madre di famiglia — è stato il continuo rifiuto da parte di mio marito di dialogare. Non gli interesso, il matrimonio cristiano per lui non ha importanza (...). Solo il Signore sa quanti anni di solitudine e di disperazione ho passato. Temevo di diventare pazza...

Terribilmente angosciosa anche la lettera di un padre di famiglia, dove tra l’altro scrive: «... Si tratta (almeno agli occhi dei fedeli) di una Sètta segreta, che ha portato via per anni una moglie e madre di famiglia per quattro sere a settimana; che divide le famiglie, che separa dalla vera comunità (...). Si tratta — insiste accorato — proprio di una Sètta, tutta volta a scardinare le fondamenta stesse della famiglia, allo scopo di ottenere per se stessi l’asservimento di ogni singolo (...). È giunto il momento che i cristiani sappiano che questa Setta distrugge le famiglie...».

Incredibile l’insistenza con la quale, in seno alle comunità, si chiede denaro, sempre denaro. Gli adepti, «arrivati ad un certo punto del cammino, devono dare le «decime», non sapendo ovviamente dove vanno a finire: nessuno presenta consuntivi. In gran parte vengono date in elemosina alle parrocchie ed alle diocesi che li ospitano al fine di accrescere il consenso della gerarchia nei loro confronti... ».

«Va infatti precisato — conferma un’altra ex-neocatecumena — che gli adepti devono autotassarsi per far fronte alle grosse spese di "gestione" (es.: seminari, affitti sale, convivenze, alberghi, mantenimento di novelli Lutero itineranti o in missione) attraverso continue offerte, decime, devoluzione dei beni, ecc. ecc.».

L’obbligo di vendere i propri beni, in alcuni casi, ha provocato veri disastri, come da varie parti d’Italia mi è stato confidato: più di una persona, ridotta sul lastrico, è impazzita.

Risulta documentatissimo che i neocatecumeni, se sono generosi tra i «fratelli» (fino allo spreco) e con le Autorità religiose che li favoriscono, sono però spietati coi propri familiari che non condividono le loro idee. «Come nel giuramento "massone" è fatto obbligo di aiutare i "fratelli" della stesso loggia — leggo in una dichiarazione di accusa —, anche per i neocatecumeni c’è l’obbligo del mutuo soccorso all’interno della propria comunità ed eventualmente delle altre comunità, mentre non bisogna aiutare chi non appartiene al movimento...».

Mi vedo ancora davanti un giovane medico afflosciarsi sulla poltrona e piangere, essendo stato cacciato di casa dalla madre che, dopo anni d’insistenza, non era riuscita a fargli accettare il cammino neocatecumenale...

Dolentissima la storia della vendita dei beni. «A noi — mi informa una signora per telefono — è stato detto di vendere tutto quel che avevamo. Non disponendo che del mio oro, l’ho venduto e sono stata, obbligata a consegnare tutta la somma ricavata, ossia 600.000 lire. Quella sera, in una sola comunità furono raccolti nel «sacco delle immondizie» ben 40 milioni. Chiesi dove sarebbe andato a finire quel denaro, e dal catechista mi fu risposto che non avevo diritto a nessuna spiegazione. Volendo io chiarire la faccenda, egli ribadì che dovevo convincermi di essere indemoniata.

La medesima mi aveva scritto, spiegando: «Invitano i presenti ad essere generosi col Signore, e a non fare del denaro in idolo; a pensare che il Signore nella sua magnanimità, centuplicherà le loro rinunce con maggiori beni, e via dicendo. Le cifre, da noi, andavano da cinque a sette milioni (necessari per pagare gli alberghi di prima categoria, perché al Signore bisogna dare le cose più belle e costose.

«E così si buttano via tanti milioni per "agapi", divertimenti, viaggi, scrutini. Un vero sperpero di denaro e un vero furto! La vendita dei beni, poi, costituisce l’inganno più grave per i catecumeni! (Ma in tutte le sette lo si fa. Si ricordi, ad esempio, la Gigliola Ebe Giorgini, fondatrice della falsa Congregazione Pia Opera di Gesù Misericordioso, detta mamma Ebe, che guadagnò con la sua setta molte somme di denaro!).

«C’è una sorta di mala fede che può compromettere anche seriamente una vita, creando divisioni e lotte nella propria famiglia. È scandaloso quindi questo depredare i frutti di tanti sacrifici fatti col lavoro! Ma, poi, chi ha autorità di dire: "Se vendi tutto, sarai iscritto nel libro della vita"? Forse che è santità mettere nella povertà i propri figli e perfino abbandonarli perché sono persone libere? E che significa quell’andare lontano, in terre di missioni, abbandonando i propri genitori o i fratelli handicappati?... ».

Insomma, secondo la constatazione di un arcivescovo, «il Movimento maneggia un fiume di soldi, miliardi e miliardi, ottenuti con la scusa della "rinuncia ai beni"». Un altro eminentissimo personaggio della Curia Romana non fece che confermarmelo, assicurandomi di essere stato a sua volta informato da altri vescovi..., che però non osano agire per paura del Papa. Incredibile!

Non si tratta di casi sporadici, ma di una mentalità, di un sistema... Se poi mi si viene a dire che da chi è ancora in cammino non si può esigere che sia arrivato, per cui sono comprensibili cadute e miserie..., rispondo che le premesse dottrinali di Kiko-Carmen non possono consentire a nessuno di arrivare realmente.

Come ho accennato più volte: secondo loro, la natura è irrimediabilmente guasta, incapace di fare il bene, tiranneggiata com’è dal Demonio, responsabile di tutto il suo male... Per questo, ogni sforzo per correggersi è inutile, proibito. A quale mèta dunque può tendere un cammino destinato a non raggiungerla mai?

Di quali «conversioni», pertanto, possono parlare neocatecumeni, vescovi e sacerdoti che se ne rallegrano? Sarebbe possibile essere più ingenui? Ignorano questi che, stando alla dottrina di Kiko-Carmen, la «conversione» si riduce per il peccatore all’umile riconoscimento delle sue colpe e alla fiducia di essere salvato da Cristo? Almeno i membri della Gerarchia dovrebbero ricordare che la sola «fiducia» — tipicamente luterana — non può salvare nessuno. Il Concilio di Trento è inequivocabile al riguardo. Ma Kiko rifiuta questo Concilio, come tutti i Protestanti del mondo.

 

c) e i «Catechisti itineranti?

Sono ritenuti il fiore all’occhiello del C.N., il risultato più luminoso di un’iniziativa che il Papa non cessa di benedire e incoraggiare. Peccato che non l’ha mai conosciuta a fondo. Se potessi informarlo, non esiterei a fare le seguenti considerazioni:

1° è vero che i «catechisti itineranti» vanno all’estero per diffondere il messaggio cristiano a gente che lo ignora o l’ha dimenticato; ma è anche certo che essi non sono neppure l’ombra dei missionari cattolici che — dopo gli Apostoli — da millenni hanno continuato a percorrere il mondo, avendo abbandonato realmente tutto e vivendo perciò soli, poveri, esposti ad ogni disagio, disposti a morire per la causa della fede, impegnati per voto a spingersi ovunque e restarvi per sempre...

Condizione, questa, profondamente diversa da quella dei «catechisti» che:

primo, conducono con sé moglie e figli e sono quindi potentemente sostenuti dagli affetti familiari ...;

secondo, economicamente sono assistiti in tutto dai «fratelli», per cui restano liberi da ogni assillo d’ordine materiale, come possono permetterselo dei turisti benestanti...;

terzo, dopo un certo numero di anni, possono tornare in patria, per cui l’impegno è limitato nel tempo e anche — come noterò subito — condizionato...;

 

2° alludo ai figli, a proposito dei quali il discorso si complica. Se seguono i genitori, crescendo, devono essere lasciati liberi di scegliersi un avvenire diverso o addirittura contrario alle convinzioni dei medesimi... Se poi restano in patria ancora bambini, i catechisti mancano gravemente al dovere di prodigare loro affetto, educazione, cura, difesa..., non potendo affidarli ad altri. E la natura che lo esige, mentre il contrario riflette soltanto la falsa esegesi fondamentalista secondo la quale — stando a Kiko — per seguire Cristo dobbiamo odiare i familiari, non posporli a Lui, ciò ch’è ben diverso...

Ora, Gesù non ha mai comandato ai genitori di abbandonare figli ancora bisognosi di loro; ed è per questo che la vocazione missionaria è condizionata al celibato quale consacrazione a Dio e alla Chiesa, implicante la generosa rinunzia al matrimonio e a tutte le gioie della famiglia.

In conclusione, la scelta dei «catechisti itineranti» è seriamente problematica e carica d’incognite, provocando complicazioni e crisi facilmente immaginabili...;

 

3° non è meno preoccupante il contenuto della predicazione di uomini istruiti alla scuola di Kiko-Carmen. Essi dovrebbero annunziare la Parola di Dio com’è stata interpretata dalla Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, non come i loro presunti maestri l’hanno ingarbugliata e tradita. Nel caso, non ci sarebbe ragione alcuna di rallegrarsi della loro «missione».

Un vescovo, a proposito degli «itineranti», ha confidato — in base ad informazioni inconfutabili — che «la maggior parte dei vescovi delle diocesi in cui vanno i neo-catecumenali, non li vogliono, perché la loro presenza, nonostante le informazioni positive fatte nei loro confronti, non serve a niente, anzi è controproducente! Ma al Papa fanno credere chissà che cosa!

 

d) quanto ai Seminari

Il discorso è anche più serio. Io li ritengo focolai d’infezione ereticale particolarmente temibili, destinati a sconvolgere la Chiesa nel giro di pochi anni, se i giovani sono educati seguendo la teologia (!) di Kiko-Carmen...

Sono essi decisi a consacrarsi a Dio, votandosi ad una castità integrale e perpetua?... Se la sentono di inserirsi nella Chiesa Gerarchica, obbedire alle norme generali del Diritto Canonico, prestare obbedienza al proprio Vescovo come tutti gli altri sacerdoti della diocesi?

Solo a queste condizioni posso credere nella soprannaturale autenticità della loro missione sacerdotale; altrimenti li ritengo « lupi » intrusi nell’Ovile per sbranare il gregge.

 

 

VII - Vita cristiana e consacrazione religiosa

 

Kiko dimostra di non avere idee chiare sulla distinzione tra la comune vita di grazia possibile e doverosa per ogni fedele, e la vita di consacrazione riservata ad anime aspiranti ad un superiore grado di perfezione spirituale, reso possibile dalla pratica effettiva e perpetua dei consigli evangelici, promessa con voto.

Ora, la confusione tra i due stati spiega la severità intransigente e talvolta spietata con la quale i catechisti presumono di dirigere spiritualmente i neocatecumeni. Ma, nella stessa prassi da loro imposta non mancano contraddizioni vistose, che compromettono il buon esito dell’impresa, dando luogo a lamenti, rivolte, diserzioni più che giustificabili.

Così, per esempio:

a) si insiste sulla vendita dei beni, che per se stessa sarebbe un’ottima prova dello spirito di povertà che animò Gesù, gli Apostoli, moltitudini di eremiti, monaci, religiosi di entrambi i sessi...

Ma, secondo Kiko, la vendita dei beni basta farla una sola volta in vita, perché dopo è lecito arricchirsi, scialare, godere..., come dimostra il tenore di vita dei catechisti e relativi discepoli... Questa però non è la povertà evangelica praticata dai Santi, incoraggiata e benedetta dalla Chiesa... Kiko scherza... Certamente è molto furbo come si ripete da più parti.

b) Un’altra incoerenza riguarda la pratica della castità coniugale. Il C.N. esalta la paternità allietata da una prole numerosa...; ma non accetta, ed anzi oppone un altero rifiuto alla dottrina della Chiesa, secondo la quale la paternità deve essere «responsabile», per cui dichiara lecito — per gravi ragioni — il naturale controllo delle nascite nel ricorso ai «giorni infecondi» della donna, che impongono la continenza periodica... Niente affatto! Tale norma non è degna — secondo i neocatecumeni, credenti di serie A — di una coppia veramente cristiana (cf. Humanae vitae, 167).

c) Quanto all’obbedienza, il costume neocatecumenale è anche più incoerente, provocando squilibri tremendi, scompaginando la famiglia. In fatti la moglie è tenuta a seguire più le direttive del catechista che quelle del marito, e viceversa...

Il neocatecumeno sembra soggetto al suo catechista come un religioso è obbligato ad obbedire al proprio superiore per voto.

Non è dunque facile, ed è anzi impossibile, delineare la vocazione spirituale del «neocatecumeno», che sembra voglia stare col piede in due staffe, seguendo i criteri di una coscienza stranamente confusa, che ostacola un vero cammino interiore, rende impossibile la santità; della quale del resto non si parla mai in seno alle comunità di Kiko... Come sarebbe possibile, se l’uomo è irresistibilmente dominato dal Maligno?...

 

* * *

 

A proposito di santità, la dottrina kikiana si presta ad altri gravi rilievi. Se essa consiste essenzialmente nella perfezione dell’amore, e l’amore — quanto al prossimo — si estende anche ai lontani e persino ai nemici, sono più che giustificate le accuse fatte ai neocatecumeni, perché generosi soltanto con coloro che condividono le loro idee o si spera che le accettino, restando esclusi tutti gli altri e specialmente i contrari. Non è affatto cristiano, dunque, l’amore del prossimo praticato nel Cammino, che — anche solo per questo — merita la più aperta condanna.

C’è di peggio. È contraddittorio un cammino di conversione che esclude sia il pentimento di aver offeso Dio sia il proposito e lo sforzo di emendarsi: nella comunità neocatecumenale, chi pensa diversamente è tacciato di moralismo... E si arriva al colmo quando s’insegna che «l’uomo non può fare il bene perché ha peccato ed è rimasto radicalmente impotente e incapace in balia dei demoni. È rimasto schiavo del Maligno. Il Maligno è il suo Signore» (Orientamenti, p. 130).

Impossibile quindi la «santità», che l’unanime tradizione della spiritualità cristiana ha sempre celebrato come fondamentale dovere-privilegio d’ogni credente.

Ma Kiko, sopprimendo libertà e responsabilità delle azioni umane, si spinge fino a sbarazzarsi degli stessi indispensabili presupposti dell’ordine morale: la sua dottrina — assecondata fino alle sue ultime conseguenze — equivale ad un’istigazione al male (a tutto il male), ch’è reato perseguibile a norma di legge, come può esserlo ogni istigazione all’anarchia.

Dunque, «cammino» non di conversione, ma di perversione quello neo-catecumenale, derivato da una dottrina che è un pietoso guazzabuglio di contraddizioni... Forse il buon P. Livio non l’ha sospettato neppure per sogno.

 

 

VIII - Mito della personalità di Kiko-Carmen

 

Lo strapotere dei catechisti, l’ingenuo fanatismo delle comunità neocatecumenali, la sopportazione di rinunzie e umiliazioni da parte dei medesimi hanno una seria spiegazione nella fede cieca di tutti nella quasi sovrumana potenza carismatica riconosciuta a KikoCarmen. Ne sono affascinati anche sacerdoti, vescovi e — sembra — persino il Papa...

Non sono il primo a pensarlo. I rilievi critici — scrisse nel 1992 mons. Luis Alberto Luna Tobar, vescovo di Cuenca (Equador) — riguardano anzitutto il «culto» dei fondatori: «Kiko, il culto della sua figura e di quella di Carmen raccoglie nelle comunità una magia inaccettabile...» (cit. in Il Regno, 15.10.1993, p. 554).

Magia potenziata dalla collaborazione di catechisti che «all’inizio del cammino cercano di concentrare la volontà del gruppo su tecniche psicologiche e sociologiche, in modo da promuovere nei più deboli, entusiasmi e reazioni calde sino al fanatismo e all’esaltazione mistica, mentre nei più forti generano disgusto, sgomento e ribellione; che vengono però subito soffocate dalla rigidità delle regole neocatecumenali, basate sul silenzio e sul segreto su tutto ciò che avviene in comunità.

«Le testimonianze di peccato che accompagnano per tutti i lunghi anni del cammino neocatecumenale, sconvolgono e violentano le coscienze dei partecipanti deboli e indifesi...».

L’esaltazione — sempre determinata dall’abilissima regia di Kiko, maestro universale — fa sì che «durante le liturgie (...) c’è sempre chi si confessa pubblicamente, ad alta voce, dicendo, per esempio, di essersi masturbato tutta la notte, o di aver violentato la figlia del convivente, o di essersi drogato e poi dato ai piaceri sessuali, e via dicendo. E questo avviene anche alla presenza di bambini e di adolescenti, scandalizzandoli e stuzzicando in loro curiosità malsane...».

Così una testimone oculare. Ma in un incandescente clima di esaltazione tutto è possibile fare e dire...

Citando il teologo R. Blasques, la medesima scrive:

«L’accento posto sulla incapacità dello sforzo umano suscita in alcuni inquietudine... È molto chiara anche la percezione che la libertà dell’uomo è come incatenata. Sì, è vero. La libertà dell’uomo è come incatenata, e per questo è anche molto facile effettuare il p1agio! ...». Questi i frutti del Cammino?

In condizioni del genere, com’è possibile un «cammino di conversione» nella gioia e nella spontaneità di un’autentica vita di grazia vissuta nella libertà dei figli di Dio?

 

 

IX - Annunzio della Risurrezione

 

Positivo, lodevole, doveroso tale kerygma, ma non tale da costituire una presentazione del Cristianesimo colto quanto al suo nucleo più vivo, almeno in un primo annunzio della salvezza. Ma, secondo Kiko, la Risurrezione di Cristo sarebbe tutto, perché tutto risolverebbe, mentre tutto non è secondo la teologia del Nuovo Testamento, della Tradizione Apostolica, del Magistero.

Il nucleo centrale della Rivelazione cristiana è l’amore misericordioso di Dio, che intende redimere l’uomo mediante l’espiazione del suo peccato realizzata (quale supremo atto di giustizia) col Sacrificio della croce in quanto più eccelsa prova di amore di Gesù al Padre e alla famiglia umana decaduta.

È la sua Passione, quindi, l’unica causa meritoria della salvezza; è la sua morte (e morte di amore) che ha generato la vita. In altri termini: la Risurrezione è causa efficiente ed esemplare della nostra salvezza (giustificazione delle anime e risurrezione dei corpi) solo in quanto è condizionata alla Morte che l’ha meritata; per cui, se Cristo non si fosse sacrificato, noi non saremmo stati redenti... (cf. S. TOMMASO, Summa th., III, qq. 48 e 56).

Ora, qui — nel peccato, nell’espiazione, nel sacrificio, ecc. — abbiamo elementi del tutto esclusi dalla teologia kikiana. Perciò il «kerigma neocatecumenale» discorda da quello «paolino», ossia dalla predicazione della Chiesa universale.

Cosa possono annunziare di autenticamente cristiano i «catechisti itineranti»?

 

 

X - Verità oggettiva ed esperienza neocatecumenale

 

Più volte mi sono sentito rivolgere la domanda se io abbia mai partecipato alle liturgie neocatecumenali, perché, nel caso, non avrei scritto i miei volumi di critica: la verità del Cammino può essere conosciuta soltanto da chi lo intraprende.

Ho sempre risposto che per conoscere la verità oggettiva del C.N. basta esaminare serenamente le catechesi di Kiko e informarsi minutamente di tutto alla luce delle descrizioni di ex-neocatecumeni di tutte le categorie e livelli culturali, ormai liberi, oggettivi, disincantati.

Del resto, nessuno finora ha potuto sollevare obiezioni sulla verità delle mie conclusioni; ed è appunto la mancata esperienza personale della vita delle comunità neocatecumenali che mi ha consentito di restare imparziale, come deve esserlo chi affronta una ricerca rigorosamente critica.

Purtroppo, la medesima istanza è stata fatta nell’ultimo solenne convegno di Vienna ad alcuni Vescovi italiani intervenuti. Premetto la segnalazione del vergognoso comportamento di Carmen: «ai Vescovi che volevano intervenire è stato impedito di parlare (...). Al Vescovo di (*) la Carmen, in maniera arrogante, disgustosa ed irruenta, ha impedito di parlare perché, disse: "Lei non ha permesso che il Movimento entrasse (o si sviluppasse) nella sua diocesi". Al Vescovo che affermava, tuttavia, di conoscere il Movimento, la Carmen ha soggiunto che il Movimento lo si può conoscere solo vivendolo ed accettandolo! Chi sta fuori, non lo capisce e non lo può capire.

«In quel convegno, anche altri Vescovi volevano parlare, ma è stato loro impedito, perché la parola era concessa solo a quelli di loro che ne parlavano favorevolmente. Ora — conclude un Arcivescovo presente che ha riferito tutto — questa arroganza è unica nella storia della Chiesa! E questo non è un fatto isolato, perché si basa sulla loro concezione di "Chiesa

Strano che l’esperienza neocatecumenale sia talmente straordinaria, sublime, che soltanto chi la vive è autorizzato a parlarne!... Ma si tratta di un’esperienza possibile specialmente in stato di nevrosi o alienazione pseudo-mistica, subita da soggetti suggestionabili, data l’abilissima orchestrazione della liturgia di Kiko-Carmen.

 

 

XI - Catechesi di Kiko-Carmen e Catechismo della Chiesa Cattolica

 

Non appena il nuovo Catechismo apparve, mi fu riferito che alcuni neocatecumeni andavano dicendo che essi ne avevano un altro superiore a quello destinato a tutti i fedeli. Poi le cose cambiarono, perché si volle e si continua a far credere che essi l’hanno accolto, se lo portano con sé, lo studiano.

Ma evidentemente: o sono bugiardi o non l’hanno capito, dato l’aperto contrasto tra gli Orientamenti di Kiko-Carmen e il Catechismo della Chiesa Cattolica, come dimostrerà un volume di prossima pubblicazione.

Proprio per tale insuperabile contrasto, ho sempre pensato che il nuovo Catechismo della Chiesa sarebbe stato la tomba degli Orientamenti di Kiko-Carmen.

Possono essi disfarsene, ritrattando la catechesi finora impartita, abiurandone gli errori? Ho tutte le ragioni di escluderlo: i neocatecumeni l’avrebbero dichiarato almeno implicitamente, cambiando rotta, conferendo alla loro attività e alle loro «liturgie» un diverso stile.

E comprendo come P. Leone Poggi, da Cuevo, potesse chiedere: «Perché Kiko non presenta le sue prediche, pubblicandole, affinché il pubblico sappia, a scienza certa, chi è, cosa predica, cosa vuole in fine con le sue cosiddette rivelazioni e quelle di Carmen?...

«Perché le riunioni sono sempre di sera e in piccoli gruppi, quasi sempre senza permesso dei rispettivi parroci? Perché quelle istruzioni riservate per i catechisti?

«Perché, nelle sue predicazioni, mai si fa cenno alla confessione, alla Comunione e alla vita di Grazia, ma solamente si parla di necessità di una nuova istruzione catechistica e, precisamente, della sua istruzione catechistica e non altra? E perché è necessario che duri tanti anni, fino a dieci e più, e considera la vecchia catechizzazione come erronea e falsa?...», presumendo di proporre un Cristianesimo finora sconosciuto, almeno dall’inizio del IV secolo al Vaticano II, Concilio — del resto — principalmente «pastorale»?

Kiko certamente non ha mai letto o finge d’ignorare quanto Giovanni XXIII dichiarò l’11 ottobre 1962 nel discorso di solenne apertura del Concilio a proposito della «rinnovata, serena e tranquilla adesione a tutto l’insegnamento della Chiesa nella sua interezza e precisione, quale ancora splende negli Atti Conciliari da Trento al Vaticano I...». Evidente è la matrice luterana della sua «dottrina» quando si scaglia contro il Concilio di Trento e la Controriforma... Possibile che il Clero non se ne sia ancora accorto?... Non ha capito che Kiko biasima e rifiuta la Chiesa Cattolica quale è risultata in seguito alla controriforma di Trento?...

 

 

XII - Il C.N. non è un «Movimento» approvato dalla S. Sede

 

Una delle notizie che i neocatecumeni hanno sempre travisato per sostenere la propria causa riguarda la lettera spedita dal Papa a mons. P. Cordes il 30 agosto 1990.

Ora, quella brava gente ha osato spacciarla come una bolla di solenne approvazione del Cammino; mentre è stata una lettera privata di encomio e incoraggiamento. Finora infatti la S. Sede non si è mai pronunziata a livello giuridico, esprimendo un pubblico riconoscimento del medesimo, valido per la Chiesa universale.

Questa la verità che, alcune settimane dopo arrivai a conoscere in seguito ad una dichiarazione del card. E.P. Pironio, Presidente del Pontificio Consiglio per i laici dall’8 aprile 1984.

All’inizio si volle far credere il contrario, tentando di dare al documento pontificio un’importanza che realmente non aveva. Infatti, risulta che il Nunzio d’Italia lo fece noto al card. Poletti, allora Presidente della C.E.I., perché a sua volta lo comunicasse a tutti i Vescovi «per conoscenza e per norma». Ma non si tardò a rettificare, riducendo alle dovute e più oggettive proporzioni la lettera del Papa al Cordes. Su Acta Apostolicae Sedis 1990, p. 1513, si poté leggere: «La Mente del Santo Padre, nel riconoscere il Cammino Neocatecumenale come valido itinerario di formazione cattolica, non è di dare indicazioni vincolanti agli Ordinari del luogo, ma soltanto di incoraggiarli a considerare con attenzione le comunità neocatecumenali, lasciando tuttavia al giudizio degli stessi Ordinari di agire secondo le esigenze pastorali delle singole diocesi».

 

 

XIII - La responsabilità del Papa

 

Reverendo e caro P. Livio, Lei mi ripeterà che, di tutto, unico giudice competente è il Papa, per cui, prima di pronunciarmi, avrei dovuto attendere la sua autorevole parola su quanto concerne il C.N.

D’accordo, ma io torno ad osservare:

— Il Papa non conosce realmente il contenuto dottrinale dei famosi Orientamenti né l’attività neocatecumenale ad essi ispirata: per un figlio della Chiesa, è la supposizione più cauta e rispettosa;

— ho buone ragioni per ritenere che si è fatto del tutto per impedire che nelle sue mani (e sotto i suoi occhi) arrivasse qualcosa che potesse far conoscere veramente il Cammino;

— e ingenuo pretendere che egli debba sapere tutto e informarsi di tutto, sì da non potersi fidare di nessuno. Uomo anche lui, ha i suoi limiti, per cui ha bisogno della collaborazione di alcune centinaia di esperti che lavorano nella sua Segreteria e nelle nove Congregazioni Romane;

— è certamente infallibile quando si pronunzia come Dottore della Chiesa universale in materia di fede e costumi. In altri campi e contesti i suoi insegnamenti e decisioni sono rispettabilissime, ma solo a condizione che egli sia a conoscenza dei loro necessari presupposti, forniti dai suoi collaboratori...;

— se dunque, non erra quando parla «ex cathedra», può errare quando i suoi giudizi dipendono dalle informazioni che riceve da altri, unici responsabili di eventuali comportamenti inopportuni o sbagliati e criticabili. La storia dei Papi abbonda di casi da cui emergono limiti, debolezze e responsabilità alquanto negative attribuite a Pontefici eccessivamente fiduciosi nella competenza e correttezza dei collaboratori. Per tutti, valga l’esempio di un punto della riforma liturgica approvata da Paolo VI.

Mi riferisco alla Institutio o Istruzione Generale del Messale Romano entrato in vigore il 30 novembre 1969. Nel capitolo 2, n. 7 della prima edizione si leggeva una nozione della Messa che poteva essere accettata con soddisfazione anche dai Protestanti, perché non vi figurava né il sacerdote-ministro, né il Sacrificio eucaristico, né la presenza reale derivata dalla transustanziazione. Le omissioni erano talmente gravi da sollevare un uragano di proteste, per cui si ritenne di dover rimediare nella seconda edizione. Ora, quella prima Istruzione Generale recava la firma di Paolo VI, che si era fidato degli addetti ai lavori.

Nel caso nostro Giovanni Paolo II, se ha favorito Kiko-Carmen nella propagazione del C.N., non si è mai pronunziato approvando la loro dottrina: il suo Magistero è rimasto limpido e fermo, in tutto degno del Vicario di Cristo. Chi, dalla sua protezione del Cammino, volesse dedurre che egli avrebbe tradito la sua missione di Maestro universale di verità, sarebbe disonesto. Ed è per questo che io non cesserò di sostenere che Giovanni Paolo Il non ha mai letto ed esaminato personalmente le catechesi contenute negli Orientamenti.

 

* * *

 

Non posso omettere un’altra ipotesi: quella che il Papa sappia assolutamente tutto, perché sia Kiko-Carmen che altri l’avrebbero informato senza alcuna reticenza. Egli perciò avrebbe lasciato correre, non avrebbe dato alcun peso al fatto di vere e proprie eresie, e ciò: primo perché fiducioso in una futura maturazione della loro coscienza...; secondo, perché preoccupato che un suo chiaro intervento avrebbe nociuto spiritualmente a molti che, in buona fede, avevano iniziato il cammino di conversione.

Ora, anche se l’ipotesi fosse fondata, queste ragioni non potrebbero giustificare il comportamento del Papa, non potendo essere mai valido un metodo pastorale che, incoraggiando, benedicendo e auto rizzando gli eretici a propagare i loro errori, tradisce verità fondamentali come appunto quelle impugnate dalla dottrina del Cammino... Ed è sempre nell’ipotesi suddetta che, pur col rispetto dovuto al Pontefice, farei le mie gravi riserve autorizzato dall’esempio di Paolo, che si permise di opporsi «a viso aperto», «alla presenza di tutti», a Pietro, — primo nella serie dei Papi — «perché evidentemente aveva torto... » (Gal 2,11). Del resto, lo stesso Codice di Diritto Canonico scrive che i fedeli «secondo la scienza, la competenza e il prestigio di cui godono hanno il diritto ed anzi talvolta il dovere di manifestare ai sacri Pastori la loro opinione su ciò che riguarda il bene della Chiesa, e di farla conoscere agli altri fedeli di Cristo, salva restando l’integrità della fede, la morale e il rispetto verso i Pastori... » (c. 2 12/3. Cf. Conc. Vatic. Il, Lumen gentium, 37).

Ciò nondimeno, conoscendo la «strategia del segreto» propria di Kiko-Carmen, torno ad escludere come inconsistente l’ipotesi fatta, ed insistere che Giovanni Paolo II tuttora ignora che il C.N. si muove su di un fondo di gravi eresie: la sua sapienza e rettitudine gli avrebbero impedito di comportarsi come tutti sanno.

 

 

XIV - Riepilogo generale

 

Kiko-Carmen, negando il carattere sacrificale della Messa, logicamente — stando ai termini essenziali del dogma cattolico — si rifiutano di accettare il sacerdozio ministeriale conferito per l’Ordine sacro.

Ora, il sacerdozio ministeriale fonda la Gerarchia, ossia comporta il triplice potere di santificare, insegnare e governare la Chiesa.

Dunque, negato il sacerdozio, crolla la Gerarchia; crollata la Gerarchia, rovina la Chiesa quale società visibile giuridicamente costituita...; infine, rovinata la Chiesa, non si dà più alcun potere sulla terra che — specie quanto al Magistero s’imponga insegnando infallibilmente la verità.

Segue che la Chiesa Cattolica non è superiore a nessun’altra chiesa cristiana, a nessun’altra religione monoteistica: tutte sarebbero egualmente vere, ossia nessuna sarebbe realmente fondata, riducendosi ad un fatto di coscienza, esclusivamente privato, insindacabile.

Non altra la tesi del mondialismo massonico, ossia di un umanesimo ateo, essenzialmente anticristiano e anticlericale.

Resta da dedurre che Kiko-Carmen — pur non sapendolo e non volendolo — sono buoni alleati della Massoneria, che dovrebbe essere loro molto grata e sostenere perciò anche finanziariamente il Cammino.

Il Demonio — secondo essi principale responsabile di ogni peccato — sembra che, alle loro spalle, sia l’occulto e scaltro regista di uno dei più turpi drammi che ricorderà la storia della Chiesa.

Paolo VI, un anno prima della morte, come «da spirito profetico dotato», sembra che l’abbia intuito e confidato a Jean Guitton, aprendosi ad una visione del futuro della Chiesa, lacerata da errori che avrebbero prevalso, senza però offuscare la luce del suo Magistero. Evidentemente doveva ignorare i contenuti dottrinali del Cammino Neocatecumenale quando, con paterna benevolenza, credette di doverlo elogiare... Ma la sua previsione di «un pensiero di tipo non-cattolico» è esatta: l’esame delle catechesi di Kiko-Carmen ne è stata la verifica più sorprendente. Si mediti quanto segue: è la trascrizione di una confidenza del Papa allo scrittore francese.

«C’è un grande turbamento in questo momento nel mondo della Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel vangelo di san Luca: «Quando il Figlio dell’uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?». Capita che escano dei libri in cui la fede è in ritirata su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri. Questo, secondo me, è strano. Rileggo talvolta il vangelo della fine dei tempi e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo. Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non-cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia».

Tace e poi dice: «Ciò che manca in questo momento al cattolicesimo è la coerenza», e ripete più volte questa parola: «coerenza». Sembra dire:. «Spetta al papa raddrizzare, riunire, rendere coerente ciò che è incoerente». Tace (JEAN GUITTON, Paolo VI segreto, Ed. Paoline, 1985, p. 152 s.). È una lezione per tutti.

 

 

COMMIATO

 

Carissimo P. Livio,

sappia che non odio nessuno, non posso pensar male neppure di Kiko-Carmen e assai meno di Lei, che rispetto come sacerdote ed apostolo.

Le ho scritto per informarLa meglio di tutto; e me la son presa contro gl’ideatori del Cammino solo per segnalare al gran pubblico che ascolta Radio-Maria gli errori delle loro catechesi.

Ad essi basterebbe condannarli con una esplicita e dettagliata professione di fede.

Non pretendo altro.

Ai medesimi potentissimi presso il Papa mi permetto di chiedere soltanto la carità di ottenermi una sua udienza privata, oppure l’autorizzazione per un «processo» che esamini la posizione da me finora sostenuta.

 

Tutto per la causa della verità, la soluzione di ogni controversia, la pace d’innumerevoli anime.

 

La ringrazio e saluto cordialmente.

 

P. Enrico Zoffoli

 

 

APPENDICE

 

Non potrà lasciare indifferente nessuno l’annunzio della prossima pubblicazione di un grosso volume contenente alcune centinaia di lettere a me spedite, rivelatrici di una «realtà neocatecumenale» terribilmente vissuta da gente di tutte le categorie, che si confida — quasi allo stremo delle forze — per avere consiglio e conforto. Si tratta della più documentata e inconfutabile conferma di quanto ho potuto esporre in alcuni miei scritti. Delle testimonianze accennate posso sempre esibire gli originali.

Qui, a modo di appendice, aggiungo le lettere di queste ultime settimane, suggerite precisamente dalla trasmissione di Radio-Maria in cui il rev.do P. Livio mi ha nominato.

[Nota dei redattori del sito internet: il testo è stato pubblicato con il titolo "Verità sul Cammino Neocatecumenale" per i tipi delle "Edizioni Segno" Via del Vascello, 12 33100 UDINE Tel.: 0432/521881 – Fax: 0432/603195]

 

* * *

 

 

12.2.‘94

 

Reverendo P. Zoffoli,

sono molto allarmata e amareggiata per l’accanita difesa dei Neocatecumenali fatta oggi da P. Livio a Radio Maria.

Non è stato fatto nessun accenno alle gravi accuse di eresia sollevate da più parti nei riguardi del Cammino. Tutto in tono trionfalistico: il Papa, molti vescovi, sacerdoti e liturgisti appoggiano e incoraggiano la diffusione del Cammino.

Io, come «ex» del Cammino, potrei controbattere P. Livio su tanti punti, perché ne ho fatto parte per tre anni. Ma tutto sarebbe inutile: gli ho già scritto l’anno scorso su questo argomento, ma non ho avuto nessuna risposta.

Dopo quattro anni dal mio abbandono della Comunità, mi sento ancora chiedere da molti il perché di questo abbandono. E io a ripetere tutte le mie ragioni e le mie critiche. Ma è tutto inutile...

Il guaio è che mio marito ne fa ancora parte. Io sono sempre iscritta negli elenchi della Comunità, e i «cari» responsabili non lasciano passare occasione per venirmi a trovare e per invitarmi a rientrare. Recentemente, al responsabile che è venuto ad invitarmi a partecipare alle catechesi, ho risposto con un «no» secco.

Dopo avermi manifestato la sua soddisfazione per essere responsabile del Cammino, catechista, predicatore, «quasi sacerdote», mi ha detto che mons. (...), vescovo di (...), lo ha pregato vivamente di non leggere mai i libri di P. Zoffoli perché sono dannosi (*)

Io, da sette anni, studio e osservo il Cammino e davanti a Lei, Padre, non esito a definire Kiko più furbo e più cattivo di Martin Lutero...

Comunque, d’ora in avanti dovrò tacere sempre perché qualunque prova e qualunque argomento io porti, vengo presa per eretica e vengo zittita con l’affermazione che il Papa è entusiasta del Cammino.

Ho anche una mia conclusione: il Cammino continuerà ad espandersi sempre di più, finché Dio Padre non dirà: Basta! Allora, ma non so in che modo, la Verità verrà a galla.

Ripenso spesso alle parole pronunziate dalla SS. Vergine a La Salette: «Satana penetrerà fino ai vertici della Chiesa: Roma perderà la fede e diventerà sede dell’Anticristo»

(19.9.1846).

Papa Giovanni XXIII centoquindici anni dopo, disse: «Mai prima tale messaggio è stato attuale come oggidì».

Padre, La incoraggio a continuare la sua battaglia, mentre l’assicuro del mio costante ricordo nelle mie preghiere. Mi benedica.

 

 

 

* * *

 

(*) Mi sorprende l’informazione, ma non mi stupisce che un vescovo si sia espresso in questi termini. Era suo grave dovere scrivermi e avvertirmi di tutto. Sarebbe stato possibile, nel caso, un bel "dialogo» chiarificatore. Finora ho sempre invitato tutti a rivolgersi direttamente a me, disposto a ritrattarmi, se necessario. Il vescovo di (...) potrebbe farmi l’onore di giustificare i suoi timori. Da una indagine ora condotta, mi è stato possibile conoscere la verità. Ancora una volta un catechista neocatecumenale si è rivelato bugiardo, perché ha osato inventare tutto a proposito del vescovo, che ha dichiarato di non essere affatto entusiasta del cammino e nutrire un buon ricordo della mia persona.

 

 

 

( Articolo da pubblicarsi sulla stampa più seguita in città.

 

16.2. ‘94

 

A TUTTI COLORO CHE HANNO E/O NON HANNO SENTITO

PARLARE DEL CAMMINO NEOCATECUMENALE.

 

A fronte di tanti plausi, elogi e ben parlare del «fenomeno neocatecumenale», mi pare giusto, anzi doveroso che si ascolti, e con ugual attenzione e benevolenza, anche l’altra campana.

L’ultima campana è la sottofirmata, la quale è moglie di suo marito, ma soprattutto moglie del «responsabile» di una Comunità neocatecumenale.

Mio marito, da circa 3 anni, appartiene a questo gruppo, ed io, in virtù del buon "quieto vivere", un anno fa, sono stata "costretta" ad intraprendere il Cammino.

A dire il vero il mio cammino è durato ben poco. Ho solo subito una catechesi demenziale, fuorviante e tenuta da «novelli Lutero».

Ho infine partecipato alla Convivenza finale, risultatami anch’essa demenziale e molto costosa.

Va infatti precisato che gli «adepti» devono autotassarsi per far fronte alle grosse spese di «gestione» (es.: seminari, affitti sale, convivenze, alberghi, mantenimento di «novelli Lutero» itineranti o in missione) attraverso continue offerte, decime, devoluzione dei beni, ecc. ecc.

Finito questo «pre-cammino» alquanto faticoso, ho considerato che non era cosa per me. Ho continuato a «camminare» per conto mio, ben salda al vecchio detto: «Meglio soli che male accompagnati».

Mio marito, evidentemente amante delle «camminate in compagnia», si è trovato bene e... lì è rimasto. Inutile dire che vi è stato «un gran lavoro» per farmi tornare al «retto cammino», ma col solo risultato di creare grosse tensioni in famiglia e convincermi ancor più sulla autenticità del vecchio detto.

Questa è la mia (ma non la sola, anzi...) testimonianza sul fenomeno neocatecumenale, che sicuramente porterà anche i suoi «cattivi frutti» (forse ci sono già...), se alcuno non si prenderà almeno la briga di capirne qualche cosa di più.

Io ci sono e pronta e, prove alla mano, per quanti vorranno capirne qualcosa di più. Grazie.

(firma).

 

P.S.: Con preghiera di pubblicazione, negli spazi che riterrete più opportuni. Prego di mettere in calce il mio nome, cognome e indirizzo: (...).

 

* * *

 

 

23.1.‘94

 

ALLA QUESTURA DI (...)

OGGETTO: Induzione a comportamenti lesivi nei confronti di (...) (...), (...) e (...).

 

La Sottoscritta (...) nata a ... il (...), residente a ... dichiara quanto segue.

Da circa 3 anni il marito (...) appartiene ad una sètta denominata gruppo neocatecumenale, e alla stessa appartengono, con il ruolo di catechisti, i signori (...), (...), (...).

Tali catechisti, che predicano una dottrina fondamentalista, stanno procurando grandissimi danni alla mia famiglia. Mio marito è persona molto influenzabile e sta vivendo alla lettera quello che dice l’Antico Testamento (es.: mi picchia per farsi ubbidire (vedi esposto).

Altra grave conseguenza dei martellanti insegnamenti di tali individui è che vi è anche un costo in denaro. Infatti, gli adepti devono autotassarsi per fare fronte alle grosse spese di gestione (seminari, convivenze, banchetti, fiori, mantenimento di altri adepti, affitti sale, ecc. ecc.), con offerte continue, decime, devoluzione di beni, ecc.

Purtroppo, mentre altri se lo possono permettere, mio marito, che è molto influenzabile e altrettanto zelante, fa gravare questi costi sul già magro bilancio. Ne consegue che (...) fa mancare, se non il cibo, alcune necessità (vestiario adeguato, cure mediche, ecc.) alla figlia (...), 15 anni, e alla moglie (casalinga).

Va precisato che la sottoscritta ha ripetutamente e accoratamente richiamato i signori sopra menzionati, ma da parte loro non vi è stato che un silenzio irrisorio.

Pertanto, chiedo che sia una voce più autorevole a mettere in guardia tali persone, le quali evidentemente agiscono in malafede.

La sottoscritta precisa che è in grado (lettere, documenti, registrazioni, copie di assegni, certificati medici, e altro) di comprovare tutto quello che ha sopra esposto e che si riserva di perseguire a norma di legge i coniugi (...,...) se, in breve tempo, non vi saranno «segni» ben tangibili dell’accoglimento del suo richiamo.

Grazie e distinti saluti (...)».

 

* * *

 

 

 

ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI (...)

 

Oggetto: Querela ai signori (...) per coercizione di (...) ed induzione dello stesso, a comportamenti lesivi, nei confronti di (...).

 

La sottoscritta ..., nata ..., dichiara ed espone quanto segue.

Il marito, da circa tre anni, è entrato a far parte di una Comunità del movimento denominato Cammino Neocatecumenale. Tale movimento — sorto circa 30 anni fa a Palomeras (Spagna) — ha preso il via dalle predicazioni di un certo Argüello Kiko, pittore vagabondo, il quale si considera ed è considerato e venerato come sommo Capo carismatico, perché inviato da Dio a rievangelizzare l’umanità e Carmen (ex suora e anch’essa con la divina missione) hanno ben presto fatto proseliti, fra povera gente emarginata di una favella. Considerato che il mondo è ricco di povere persone, gli adepti aumentarono a vista d’occhio.

Kiko e Carmen, i quali da soli non potevano far tutto, pensarono bene di addestrare (sempre sulle basi degli insegnamenti di Kiko) altri catechisti affinché portassero a tutto il mondo il kerygma.

 

Ovviamente il giro si allargò notevolmente e così pure le spese di gestione. Nacque così l’esigenza di fondi per portare avanti la divina missione. Considerato che, solitamente, i poveri e gli emarginati, non sono fonte per tale necessità si cominciò a portare il kerygma anche a, sì, poveri di spirito, ma ... non di finanze. A tali persone, non povere di finanze, ma ugualmente sofferenti (es. separati, abbandonati, anziani soli, preti dubbiosi sulla loro scelta, ex suore, ladri, alcoolizzati, psicolabili, ecc. ecc.) viene portato il famoso kerygma (trad. annuncio) che dice: tu avrai la vita eterna, se entrerai nel Cammino, se avrai fede assoluta in Dio, Kiko e noi; se vivrai tu, e possibilmente la tua parentela, come dice l’Antico Testamento, e farai tantissime opere di bene, avrai la vita eterna, nel regno dei cieli anche se sei peccatore, continui ad esserlo e magari farai di peggio!

Premesso questo noioso, ma inevitabile preambolo (per avere un quadro più completo e chiarificatore, basterà visionare gli allegati), la sottofirmata espone il perché, essa, ritenga i signori.., volutamente responsabili di aver circonvenuto il marito ed averlo volutamente indotto a comportamenti altamente lesivi nei confronti di se stesso, della sottoscritta e della figlia minore Lisa. I catechisti, signori.., hanno inculcato (in modo fazioso, ossessivo e martellante) a ... gli insegnamenti e le direttive di comportamento della demenziale dottrina di Kiko, portando lo stesso a non aver più il senso di discernimento e praticamente manovrandolo secondo le loro demenziali idee. Altresì, la sottoscritta imputa ai signori.., la responsabilità di aver indotto il coniuge a comportamenti lesivi per se stesso e per i propri familiari. Infatti «l’ordine di leggere per (ore l’Antico Testamento, pregare continuamente e incitamento "ossessivo" a vivere come dice, e alla lettera, la Bibbia (altrimenti niente Vita Eterna) ha causato gravissime tensioni e fratture insanabili in seno alla famiglia. Va precisato che la sottofirmata, ha più volte e accoratamente ammonito e edotto (sia a voce che per iscritto: vedere esposto allegato) ma con nessun tangibile riscontro, anche perché i signori (...) non si sono presentati alla convocazione in Questura (dott. ...).

 

Va altresì precisato che i familiari — dissidenti — sono anch’essi vittime di tali individui. Infatti, la sottoscritta si sta separando dal marito, il figlio maggiore si è allontanato da casa, la figlia minore è ossessionata dalle continue predicazioni del padre; tutta la famiglia è stata posta in terz’ordine (perché sopra di tutto c’è la Comunità); il coniuge sottrae al bilancio familiare denaro per darlo alla Comunità; ed infine la sottofirmata nutre preoccupazione perché il marito (bene indottrinato!!) venda l’alloggio (di solo sua proprietà, essendo ereditato) per devolvere il ricavato al Movimento (... è già successo ad altri!).

La sottoscritta espone il fatto proprio, privato, ma altri Catechisti hanno fatto e stanno facendo la medesima cosa con altri e numerosi malcapitati, che si troveranno come ... a picchiare per farsi ubbidire (vedi esposto), fare a tutti i costi proseliti, sottrarre del denaro al bilancio familiare e magari..., accecati da fanatico, indotto misticismo, a fare delle azioni non proprio ortodosse, se non veri e propri reati (vedere allegati).

In considerazione di quanto sopraesposto e dichiarato, la sottofirmata imputa ai signori (...) la responsabilità di avere disunito la propria famiglia e di avere provocato volutamente e in malafede gravissimi danni sia fisici che psicologici a tutta la famiglia.

Per tale motivo prego che una voce più autorevole metta tali mistificatori nella condizione di non più nuocere a persone che in buona fede a loro si accostano.

Nella fiduciosa speranza che, quanto si può fare, verrà fatto, saluto e ringrazio.

 

(firma)

 

Si allegano fotocopie (gli originali sono a disposizione).

La sottoscritta è disponibile a dare ulteriori chiarimenti e prove di quanto ha dichiarato e del quale è ben consapevole della possibilità di contro/querele. (firma)

 

 

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