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L'ESORDIO NEL PRIMITIVISMO

Nel 1930, alla Galleria del Milione, Fontana organizza la sua prima mostra personale. Questa data segna un momento fondamentale nella formazione del giovane, il quale, proprio in questi anni, inizia a farsi conoscere nell'"ambiente" artistico milanese ed estero. Tornato in Italia nel '28, dopo aver vissuto sei anni in Argentina, l'artista si mostra infatti molto attivo, incominciando a partecipare regolarmente alle esposizioni. Ma, più che su queste esperienze (fig. 19), per introdurre il nuovo corso della scultura fontaniana - che criticamente si può considerare il primo periodo davvero originale - , ci si deve soffermare su di un'opera in particolare, esposta alla personale del Milione, una scultura di profonda rottura con il "Novecento": l'Uomo nero.
Edoardo Persico vede in questa scultura "il primo segno della liberazione" di Fontana rispetto al clima del "Novecento", ma allo stesso tempo la ritiene di un "primitivismo un po' ingenuo ed arbitrario"
(1). Per comprendere meglio questo giudizio è necessario dire alcune parole sull'opera e su come essa è legata alla personalità di Fontana.
Dopo gli anni della prima formazione, segnata da un grande rigore stilistico e tecnico, l'artista sente che l'esigenza di sintesi e semplificazione, facente parte del suo carattere, si affaccia sempre più prepotentemente nelle sue opere e va risolta in una maniera nuova, perciò giunge, ora, a renderla con un espressionismo primevo. Quest'espressionismo intuitivo, spontaneo, impulsivo è però, appunto, "un po' ingenuo ed arbitrario" proprio perché è primevo in senso astorico, senza particolari problematiche, sostanzialmente, quindi, superficiale. C'è qui un distacco dalla storia che può apparire contraddittorio rispetto alla trattazione storicistica che verrà fatta nel
Manifiesto Blanco, ma non si deve dimenticare che solo pochi anni prima i futuristi, in quella stessa Milano, inneggiavano alla distruzione dei simboli della storia e dell'arte in favore del più totale rinnovamento, e si è visto quanto Fontana ammirasse Boccioni.
L'
Uomo nero  è un gesso colorato a catrame, alto un metro e trenta, che si impone, si è detto, per una primordiale espressività risolta in un dialogo di masse nere, informi, che rimandano a magmatiche accozzaglie di materia. La scultura appare infatti come una massa di magma solidificatasi in forma d'uomo, un uomo in cui è particolarmente attenta la resa psicologica. Scrive Torriano di Fontana:

"Dotato di un istinto non comune, questo scultore sembra particolarmente inclinato all'espressione del carattere umano, che egli sa rendere nel suo tratto essenziale con modi abbreviati e greggi, ma pieni di efficacia rappresentativa" (2).

Artisticamente vicine all'Uomo nero sono alcune "tavolette grafite" (fig. 20 e fig. 21) - fra cui la più famosa è Le Vergini, del '31, un gesso graffito colorato - che mostrano senza equivoci questa nuova espressività fontaniana, scevra ormai da ogni accademismo, la quale, già in alcune tavolette che presentano colorazione più consistente, si risolve in una figurazione quasi narrativa, che va oltre l'arbitrarietà del primitivismo dell'Uomo nero e de Le Vergini.

Luciano Colavero

 

 

 

(1) Edoardo Persico, Lucio Fontana, Edizioni di Campo Grafico, Milano, 1936. (Torna)
(2) Piero Torriano, su "La Casa Bella", gennaio 1932. (
Torna)

 

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