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BIOGRAFIA

1899

Lucio Fontana nasce in Argentina, a Rosario di Santa Fé, il 19 febbraio 1899, da Lucia Bottini, argentina, e da Luigi Fontana, varesino.

1905 - 1916

A sei anni si stabilisce con la famiglia a Milano, dove, nel 1914, incomincia gli studi alla Scuola dei maestri edili dell'Istituto Tecnico "Carlo Cattaneo".

1917 - 1919

Interrompe gli studi e parte per il fronte come volontario, ma la sua guerra dura poco: viene ferito e presto giungono il congedo ed una medaglia al valor militare.

1920 - 1921

Terminato il liceo si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Brera.

1922 - 1924

Torna in Argentina dove inizialmente lavora per il padre, per poi fondare un proprio studio di scultura (1924).

1925 - 1927

È di questi anni il suo esordio come scultore originale (Melodías, 1925). Del 1926 è una sua Maternidad, mentre del '27 è il monumento a Juana Blanco a Rosario.

1928 - 1929

Tornato in Italia riprende gli studi all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove si diplomerà nel '30, seguendo i corsi di Adolfo Wildt. In questi anni comincia a partecipare regolarmente alle esposizioni, continuando però a realizzare sculture di concezione commerciale.

1930 - 1934

Il 1930 è un anno di rottura nella produzione fontaniana. Egli progetta un monumento-fontana astratto per lo scultore Giuseppe Grandi, ma realizza anche opere di espressività primordiale come l'Uomo nero, che espone alla fine dell'anno nella sua prima mostra personale, alla milanese Galleria del Milione.
Conosce Teresita Rasini, sua futura moglie.
L'inquieta ricerca dei primi anni '30 è certificata dalla molteplicità degli sbocchi. Fontana realizza rilievi e ritratti in terracotta colorata, ma anche sculture di più ampio respiro; realizza "tavolette grafite" (
fig. 20 e fig. 21) in una figurazione prossima all'Uomo nero, ma contemporaneamente ne crea altre più sperimentali e astratte (fig. 24 e fig. 25).

1935

Una personale di Fontana alla Galleria del Milione si può considerare la prima esposizione di scultura astratta avutasi in Italia, seguita, due mesi dopo, dalla I mostra collettiva di Arte Astratta italiana organizzata nello studio di Felice Casorati ed Enrico Paulucci a Torino.
Inizia l'attività di ceramista ad Albisola che, l'anno dopo, lo conduce nella Manifattura di Sèvres.

1936

Collabora al progetto per il "Salone della Vittoria" per la VI Triennale di Milano, Con il pittore Marcello Nizzoli, l'architetto Giancarlo Palanti, e il critico Edoardo Persico. Riuscito vincente tale progetto realizza un gruppo scultoreo di grandi dimensioni comprendente la Vittoria seguita da due cavalli.
Viene pubblicata la prima monografia su Fontana, è di Edoardo Persico, uno dei maggiori critici d'arte contemporanea di inizio secolo, morto poco prima.

1937

Recatosi a Parigi incontra Joan Miró, Tristan Tzara e Constantin Brancusi. Qui realizza le sculture per il Padiglione delle Compagnie di navigazione italiane nell'Esposizione Internazionale.

1938 - 1939

Filippo Tommaso Marinetti lo ricorda come ceramista "astratto" nel Manifesto Futurista di Ceramica e Aeroceramica.
Realizza diverse sculture in mosaico colorato e la statua di San Protasio per il Duomo di Milano.

1940 - 1945

Nel 1940 torna in Argentina - durante il viaggio disegna le sue impressioni su un album, Diario di Viaggio (inedito). A Buenos Aires collabora al progetto degli architetti romani Boni e Limongelli nel concorso per il Monumento alla Bandiera, ottenendo il secondo premio.
La sua scultura assume una caratteristica decisamente figurativa, che conserva fino al 1946.
È attivamente presente in rassegne artistiche argentine e straniere.
Nel 1945 diviene professore di modellato nella Escuela de Bellas Artes di Buenos Aires.

1946

Contribuisce alla fondazione dell'Accademia di Altamíra, importante centro culturale frequentato sia da giovani d'avanguardia, sia da signore dell'alta società, ottima fonte di finanziamento per la scuola.
In contatto con giovani artisti e intellettuali elabora nuove idee di ricerca, dalle quali nasce il
Manifiesto Blanco, pubblicato - senza la firma di Fontana - in volantino. Assieme al Manifiesto il gruppo realizza una dimostrazione su un terreno abbandonato in pieno centro di Buenos Aires gettando sui muri di una casa diroccata colori, frammenti e oggetti più disparati, questa azione è interrotta dall'intervento della polizia.

1947 - 1948

Tornato a Milano, dopo incontri e discussioni con un gruppo di giovani artisti, firma il Primo Manifesto dello Spazialismo e realizza le sue prime sculture spaziali, una delle quali è esposta nel 1948 alla XXIV Biennale di Venezia assieme a tre sculture in ceramica e una in mosaico.
Poco dopo firma il
Secondo Manifesto dello Spazialismo.

1949

La sera del 5 febbraio 1949 realizza a Milano, alla Galleria del Naviglio, un Ambiente spaziale a luce nera.
Avvia il ciclo dei
"Buchi", senza però abbandonare la scultura, che sviluppa nelle estati trascorse ad Albisola, dove lavora alla ceramica.
Collabora con gli "Arredamenti Borsani", a Milano, pur viaggiando intensamente in occasione di mostre in Italia e all'estero.

1950 - 1951

Il 2 aprile 1950 firma il terzo manifesto spaziale, Proposta di un regolamento del movimento spaziale.
Partecipa al concorso per la Quinta Porta del Duomo di Milano, i modelli sono giudicati il 25 aprile 1951 ed esposti alla IX Triennale di Milano. Nell'ambito della stessa mostra Fontana realizza il famoso
Arabesco di neon ed un soffitto a luce indiretta. Prende parte al I Congresso Internazionale delle Proporzioni, nel contesto delle manifestazioni della IX Triennale - al quale partecipa inoltre Le Corbusier - leggendo il suo Manifesto tecnico dello Spazialismo.
Realizza arabeschi al neon e
soffitti a luce indiretta anche per appartamenti e negozi.
È riconosciuto tra i pionieri storici dell'arte astratta in Italia nella mostra alla Galleria Bompiani, a Milano, Arte astratta italiana. 1: i primi astrattisti italiani 1913-1940, ma continua ad esporre ceramiche non astratte.
Il 26 novembre 1951 firma il quarto
Manifesto dell'arte spaziale.

1952

Con una gara di secondo grado si hanno i vincitori del concorso per la Quinta Porta del Duomo di Milano: Lucio Fontana e Luciano Minguzzi ex aequo.
Il 17 maggio firma il
Manifesto del Movimento Spaziale per la Televisione e partecipa con alcune opere ("Buchi" e "immagini luminose in movimento") alle trasmissioni sperimentali della RAI-TV di Milano.
Presenta per la prima volta compiutamente le sue opere spaziali,
"Buchi", nella mostra Arte Spaziale, in febbraio, e poi nella propria personale in maggio, ambedue alla Galleria del Naviglio, a Milano.
Lavora intensamente nell'ambito del ciclo dei
"Buchi", ma utilizza anche vetri, avviando il ciclo delle "Pietre" (che svilupperà particolarmente nel '53 e concluderà nel '56).

1953

Nella XXXII Fiera di Milano realizza un soffitto a "buchi" per il cinema del Padiglione Breda e un altro soffitto a "buchi" e segmenti di neon per il Padiglione Sidercomit, all'esterno del quale realizza un grande nastro di metallo in caduta libera.
Si fa intensa la sua presenza internazionale.

1954

Inizia il ciclo dei "Gessi" (che verrà concluso nel '58) e quello dei "Barocchi" (che realizzerà sino al '57).

1957

Realizza i primi "Inchiostri" e crea alcune sculture spaziali su gambo (entrambe le esperienze termineranno l'anno successivo), inizia il ciclo delle "Carte" (che finirà nel '59).
Si occupa anche di moda, progettando una "cravatta spaziale".

1958

Allestisce una sala personale nella XXIX Biennale di Venezia, introdotta in catalogo da Guido Ballo. Sviluppa il ciclo delle "Carte", con tagli molteplici e, intervenendo coi tagli anche su dipinti del ciclo "Inchiostri", inaugura il nuovo fortunatissimo suo ciclo, appunto, dei "Tagli".

1959

Lavora ai "Tagli" e, articolando una costellazione di dipinti sulla parete, immagina i "Quanta", nell'estate ad Albisola lavora alle sculture in terracotta che chiama "Nature" (il cui ciclo terminerà l'anno seguente).

1960

Collabora a un progetto di tribuna presidenziale per la Fiera di Milano.
Comincia ad usare intensamente l'olio, avviando il ciclo, appunto, degli
"Olii".

1961 - 1962

Realizza alcuni "Olii" di grandi dimensioni ispirati a Venezia, che espone nella città lagunare e ripropone poi in una personale a New York. Nella metropoli nordamericana immagina un nuovo ciclo di opere: i "Metalli" (che realizzò sino al '65).
Nel '62 realizza anche alcuni gioielli.

1963

Presenta alla Galleria dell'Ariete di Milano una nuova serie: "Fine di Dio", intitolandola "Le ova" (che terminò nel '65).

1964

Inizia con molto impegno il nuovo ciclo dei "Teatrini" (che concluderà nel '66).
La sua opera comincia ad affermarsi sul mercato d'arte con crescente fortuna.

1965

Studia "vestiti spaziali" da donna. Alcuni, con "buchi" e "tagli" ispirati a sue opere, sono realizzati da Ellen Moberg.

1966

Progetta per la propria sala personale nella XXXIII Biennale di Venezia un ambiente di presentazione delle opere, realizzato con qualche modifica dall'architetto Carlo Scarpa.
Disegna scene e costumi per il balletto Ritratto di Don Chisciotte di Aurelio M. Milloss con musica di Goffredo Petrassi, in scena al Teatro alla Scala, a Milano.

1967

Realizza il nuovo ciclo delle "Ellissi", lavori monocromi in legno laccato con buchi, e alcune sculture, in metallo laccato, su gambi, aprendo ulteriori prospettive originali alla propria ricerca.

1968

Si stabilisce definitivamente a Comabbio - Varese - dove restaura la vecchia casa di famiglia, e vi installa un nuovo studio.
Malgrado le non buone condizioni di salute, lavora agli "Olii", ai "Buchi" e soprattutto ai
"Tagli".
Muore a Varese il 7 settembre.

 

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